Avviso Pubblico presenta il dossier sugli amministratori sotto tiro e subito torna l’immagine di un Paese dove la democrazia mostra crepe, falle dove si può infilare la criminalità organizzata. Infatti le province con il più alto numero di minacce e intimidazioni contro esponenti della politica sono le stesse (tranne rare eccezioni) dove i clan possono fare la voce grossa. I casi riscontrati nel 2018 sono complessivamente 574 e hanno riguardato sindaci, assessori consiglieri che hanno subito minacce, violenza, atti intimidatori. A scorrere le cifre sembra di leggere un vero e proprio bollettino di guerra con 11 intimidazioni in media a settimana, il 7% in più rispetto al censimento del 2017 con 309 Comuni in cui si è verificato almeno un attacco ad amministratori pubblici locali. Purtroppo in questa brutta classifica è di nuovo la Campania a detenere il primato (stesso record nel 2017) con ben 93 casi censiti nel 2018; seguono la Sicilia, con 87 casi, la Puglia con 59 casi, la Calabria con 56 casi e la Sardegna con 52 casi. Ma fa riflettere l’avanzata della Toscana, regione in cui lo scorso anno si sono registrati 40 casi e in generale le arre del centro nord “insospettabili” stanno emergendo come quelle con maggiore fragilità da questo punto di vista. Non è un caso se l’aumento delle intimidazioni in danno di amministratori siano esplose nello stesso arco temporale in cui la magistratura e le forze dell’ordine hanno svelato la presenza non più strisciante ma solida delle organizzazioni criminali, le quali hanno trasferito al nord il loro know how. Se si analizza il dato delle province è ancora il Sud a tenere banco con 47 casi nella provincia di Napoli, 25 casi in quella di Palermo, 20 a Roma che supera la provincia di Caserta dove si sono censiti 15 casi, lo stesso numero di Catania e Bari.
In cosa si concretizza l’aggressione? Tra gli atti più diffusi c’è l’incendio dell’automobile, quindi un danneggiamento vecchio stile, ma sono in aumento le aggressioni fisiche (15% del totale), le minacce verbali e quelle postate sui social che poi vengono rilanciate fino a trasformarsi in una vera e propria gogna. Nel rapporto stilato da Avviso Pubblico c’è il dettaglio di tutte le intimidazioni e ciò che si vede con chiarezza è la metodologia utilizzata: al sud più eclatante, al nord più strisciante. Eppure il movente e la finalità sono analoghi, anzi assimilabili. L’obiettivo è quello di punire l’amministratore non allineato alle volontà di un determinato potentato, spesso mafioso, cercando di ottenere che quell’amministratore cambi idea, dunque linea politica. In qualche modo le aggressioni agli amministratori sono lo specchio delle eccezioni al condizionamento di poteri forti sulla pubblica amministrazione, cui purtroppo siamo abituati. Chi va controcorrente viene “punito”.