Nel rapporto “Inclusi gli esclusi” l’organizzazione traccia il bilancio dell’attività dello sportello che accompagna i migranti che vivono nelle palazzine dell’ex villaggio olimpico alla fruizione dei servizi: dal medico di base alla tessera sanitaria. Oggi la presentazione
ROMA – All’inizio era uno sportello di Medici Senza Frontiere (Msf) all’interno dell’Ex-Moi a Torino, per informare migranti e rifugiati – oltre mille i residenti nelle palazzine dell’ex villaggio olimpico – sulle modalità di accesso alle cure mediche attraverso il servizio pubblico, poi si è aggiunta la presenza alla Asl di due mediatori interculturali, scelti e formati tra gli stessi abitanti dell’insediamento informale, per fornire supporto nelle pratiche di iscrizione e fruizione del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn) e nell’ottenimento del medico di famiglia o del pediatra. Ne è nata un’esperienza virtuosa, in collaborazione con le autorità locali, che ha consentito a persone in condizioni di marginalità di godere in maniera autonoma del proprio diritto alla salute. I risultati del progetto di orientamento ai servizi sanitari pubblici territoriali rivolto ai residenti delle palazzine dell’Ex-Moi e realizzato con la collaborazione della Asl “Città di Torino” e del comune di Torino, sono contenuti nel rapporto di MSF “Inclusi gli Esclusi”, che sarà presentato oggi alle 18 a Torino alla presenza delle istituzioni.
“La Asl più vicina all’Ex-Moi si trova a 600 metri di distanza ma prima del nostro intervento – dichiara la dottoressa Claudia Lodesani, presidente di Msf – , 7 abitanti su 10, nella quasi totalità titolari di protezione internazionale o umanitaria, non erano iscritti al Ssn, per mancanza di informazioni, per barriere amministrative o semplicemente linguistiche. Ora, grazie alla collaborazione con Asl e comune di Torino, siamo riusciti a includere queste persone nella sanità pubblica e, più in generale, abbiamo contribuito a superare il loro isolamento nei confronti della comunità locale”.
La fine dell’isolamento in due fasi. Prima dell’intervento di Msf, iniziato alla fine del 2016, gli abitanti dell’Ex-Moi vivevano in un sostanziale isolamento rispetto ai servizi socio-sanitari pubblici territoriali a causa di mancanza di informazione e barriere linguistiche. Il primo ostacolo da superare era dare accesso alle informazioni. Così è stato istituito unosportello di orientamento socio-sanitario, gestito da operatori e volontari di Msf (studenti, professionisti e pensionati torinesi che hanno scelto di dedicare il loro tempo per supportare questo progetto), con il supporto di mediatori interculturali, scelti e formati tra gli stessi residenti. A questo desk informativo, al 31 dicembre 2018, sono state assistite 469 persone, di cui 40 donne e 14 minori.
Il secondo passo è stato la firma di un accordo d’intesa tra Asl “Città di Torino” e Msf che ha portato dal 1° marzo 2018 due mediatori interculturali a lavorare presso lo sportello di “Scelta e revoca del medico” in Corso Corsica per facilitare la relazione tra il personale e gli utenti stranieri. L’Accordo è stato in seguito esteso al comune di Torino con l’intento di fornire la mediazione anche agli uffici anagrafici comunali situati nello stesso stabile.
Grazie anche alla mediazione interculturale, i tempi di iscrizione per gli abitanti dell’Ex-Moi al Ssn sono passati dai due mesi all’inizio del 2017 all’attuale settimana. In totale, al 31 dicembre 2018, gli utenti assistiti presso gli sportelli della Asl sono stati 275, mentre sono state 111 le pratiche istruite per l’ottenimento della residenza virtuale, necessaria per la stessa iscrizione al Ssn. “Quando vivevo all’Ex-Moi, nessuno ci dava informazioni su come avere un medico, fare la tessera sanitaria o ottenere la residenza. Le persone si aiutavano tra di loro, ma questo non bastava”, ricorda Lamin Sidi Mamman, mediatore interculturale di Msf.
“All’inizio eravamo noi di Msf che andavamo a cercare le persone all’interno delle palazzine per fornire le informazioni, oggi mi chiamano di giorno e di notte anche per parlarmi dei loro problemi e chiedere consigli. È molto impegnativo, ma mi piace molto aiutare gli altri”, spiega Gighi Tounkara, mediatore interculturale di Msf.
Le richieste di Msf. Come già evidenziato nei due rapporti di Msf “Fuori Campo”, sono almeno 10 mila i rifugiati e migranti che vivono in insediamenti informali in Italia, in condizioni durissime e con accesso limitato ai beni essenziali e alle cure mediche. I recenti provvedimenti di carattere legislativo e amministrativo adottati a livello nazionale, oltre agli sgomberi senza soluzioni alternative, rischiano di peggiorare le condizioni di salute di queste persone. Per garantire l’accesso alle cure per migranti e rifugiati, anche alla luce dell’esperienza maturata a Torino, Msf chiede in particolare alle autorità competenti di promuovere l’accesso da parte degli abitanti degli insediamenti informali ai servizi socio-sanitari territoriali attraverso la piena applicazione delle normative vigenti; prevedere la presenza strutturata di mediatori interculturali nei servizi con accessi più elevati di migranti e rifugiati, in particolare per i servizi di medicina generale dedicati (ambulatori Stp – Stranieri Temporaneamente Presenti) e quelli ad accesso diretto senza impegnativa (consultori familiari, Csm, Sert, presidi ospedalieri di pronto soccorso).
I numeri dell’intervento. Al 31 dicembre 2018 sono state assistite dal desk informativo 469 persone, di cui 40 donne e 14 minori. Al momento del primo contatto con Msf, il 74% degli assistiti non era iscritto al Ssn e l’82% era privo di medico di famiglia o pediatra di libera scelta. Dal 1° marzo al 31 dicembre 2018, gli utenti assistiti dallo sportello Asl sono stati 275, il 67% dei quali residenti all’Ex-Moi. Il supporto fornito dai mediatori interculturali ha riguardato, per il 60% dei casi, l’iscrizione o il rinnovo al Ssn, con l’assegnazione del medico di famiglia. Grazie al lavoro svolto dai due mediatori interculturali i tempi di iscrizione degli abitanti dell’Ex-Moi sono passati dai due mesi all’inizio del 2017 all’attuale settimana. Al 31 dicembre 2018, sono state 111 le pratiche per l’ottenimento della residenza virtuale istruite con il supporto dei mediatori interculturali di Msf presso gli uffici comunali. Quando necessario, i mediatori interculturali, i volontari e gli operatori di Msf hanno accompagnato personalmente le persone presso gli uffici competenti per l’espletamento delle pratiche. In totale gli accompagnamenti sono stati 355, dei quali il 49% verso servizi sanitari (sportello di “Scelta e revoca del medico”, Cup, strutture ospedaliere, visite specialistiche) e il 42% verso altri servizi (anagrafe comunale per l’iscrizione anagrafica, agenzia delle entrate, centri per l’impiego).