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A Vicenza l’informazione locale si dimostra vincente

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(dal Circolo Veneto di Articolo21) A Vicenza l’informazione locale si dimostra vincente. E la carta stampata, nella misura in cui tiene conto di questo, raccoglie il consenso dei lettori. Mantiene, inoltre, una buona credibilità. È ciò che pensano coloro ai quali è stato chiesto un feedback sulla qualità dell’organo di informazione della diocesi, “La Voce dei Berici”, e sull’incisività della stampa cattolica nel Vicentino, e in parte delle province di Verona e Padova, dove si estende la diocesi berica. Il sondaggio, commissionato all’Agenzia Quorum, e che – fra novembre e dicembre 2018 – ha interessato 700 laici (intervistati telefonicamente), oltre ad un campione di una sessantina tra aderenti alle aggregazioni laicali cattoliche, e sacerdoti (questionario), è stato presentato lunedì 1 aprile, al mattino, nei locali del centro diocesano “A. Onisto” di Vicenza, nell’ambito del convegno “L’influenza della parola. Stati Generali dell’informazione cattolica locale”, introdotto dal presidente del CdA della “Nuova Voce Srl”, Giandomenico Cortese, e coordinato dal direttore della “Voce”, Lauro Paoletto. Entrambi hanno sottolineato l’importanza dell’utilizzo delle parole corrette. Un tema caro anche a Vania De Luca, presidente nazionale Unione Cattolica Stampa Italiana (Ucsi) che, impossibilita ad essere presente, ha inviato un messaggio, ricordando che le parole non sono mai neutre, o “sono pietre, o sono ponti”. A questo punto, sta a noi decidere come usarle. Su questo si gioca la partita con i social, sempre più gridati, alla quale oggi i giornalisti sono chiamati. Dopo il saluto del vice sindaco Matteo Tosetto, Antonio Di Lorenzo, delegato dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto, ha insistito proprio sul ritorno ad un giornalismo più pensato e verificato. Per la ministra per gli Affari regionali, Erika Stefani: «I social suscitano emozioni e sensazioni che non si strutturano mai in pensieri».

Monica Andolfatto, segretaria del Sindacato Giornalisti regionale, nel portare il saluto di Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti (rispettivamente segretario generale e presidente Fnsi) e approfittando proprio della presenza della ministra Stefani – e ricordando che il 25 marzo sono iniziati, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, gli Stati Generali dell’Editoria, dove sono in discussione, fra le altre cose, i tagli ai contributi – ha detto che lo Stato deve fare la sua parte, per garantire la pluralità di voci». La segretaria del Sindacato ha poi sottolineato che «i giornalisti devono avere un approccio scientifico, non lasciarsi guidare dalle emozioni». E, quindi, attenzione «a non dimenticare i principi deontologici. Noi dobbiamo fare buona informazione, ma la buona informazione va pagata».

Secondo l’indagine. il quotidiano locale, Il Giornale di Vicenza, resta il più letto in assoluto, ma in buona posizione sono le testate cattoliche: il 29% degli intervistati legge “La Voce dei Berici”; il 15% Famiglia Cristiana; il 12% Avvenire. Se si guarda al mondo ecclesiale, la valutazione generale rispetto al settimanale diocesano è abbastanza positiva per il 53,4%, e molto positiva per il 18,8%. È considerato un giornale di qualità, obiettivo ma, per il 15%, poco moderno. Alla domanda su quali proposte potrebbero indurre ad acquistarlo più spesso, il mondo laico (29,9%) chiede maggiore informazione locale generica; il mondo cattolico per il 33,3% ha risposto di volere più opinioni su questioni di natura religiosa, ecclesiale e pastorale, più notizie sulle parrocchie, e più storie. Ancora, il mondo ecclesiale chiede una presenza maggiore di notizie culturali (26%); il mondo laico chiede lo stesso per il 20,7% del campione. Meno bene invece per quanto attiene alla paventata possibilità che “La Voce” pubblichi a pagamento alcuni contenuti esclusivi sul web. Il 50,8% del mondo ecclesiale afferma di non essere disponibile a pagare per approfondimenti; la percentuale sale al 77,5% se si guarda al mondo laico. Il 24,2% (mondo ecclesiale) si dice disponibile solo in caso di contenuti particolarmente interessanti. «La sfida, dunque, sarà soddisfare la richiesta di cronaca e, attraverso le opinioni, creare dibattito», ha detto  Giovanni Diamanti (Agenzia Quorum), commentando i risultati.

«Tutto questo gradimento sui temi locali per noi è una musica, perché questa è la nostra identità – ha aggiunto don Adriano Bianchi, presidente nazionale Federazione Italiana Settimanali Cattolici (Fisc) -. I nostri giornali cercano di costruire comunità, in questo senso, conoscere quello che accade da nord a sud della diocesi, aiuta. Noi possiamo parlare di tutti gli argomenti, perché lo sguardo cattolico (universale) è quello di chi guarda con “gli occhiali del vangelo”. Se perdiamo di vista che il nostro obiettivo è “essere giornali della Chiesa e della gente”, perdiamo la nostra identità». E sull’identità della stampa cattolica ha insistito anche don Antonio Sciortino, già direttore di Famiglia Cristiana: «è un patrimonio che va salvaguardato e valorizzato. Deve dare voce alle periferie – come dice papa Francesco – soprattutto quello “esistenziali”. Ma, al tempo stesso, deve offrire buone notizie, perché nel nostro Paese ci sono storie straordinarie di solidarietà che vanno raccontate». «I nostri media devono costruire anche comunione sociale – ha aggiunto il vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol -, perché essa serve ad arginare derive quali la disperazione, la frammentazione, il soggettivismo esasperato, l’individualismo. Ho perso la mamma un paio di settimane fa. Il dolore è forte, ma ho sentito la vicinanza, la partecipazione, l’affetto di tante persone. La condivisione del dolore rende lo stesso meno acuto».

«Il nostro settimanale, fondato 74 anni fa, recentemente ha avuto un deciso restyling grafico – ha concluso il presidente del CdA Cortese -. E questa indagine ci dice che è considerato affidabile e le sue voci autorevoli. Adesso sta a noi ideare strategie, affinché queste voci possano raggiungere il numero più vasto possibile di nuovi utenti».


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