“Forse abbiamo pensato che la giustizia e l’equità in politica fossero segni di debolezza. Oggi, vediamo che sono in realtà i nostri punti di forza”. Zuzana Caputova, prima capo di Stato donna della Slovacchia, ha iniziato così il suo primo discorso da presidente.
Dopo i ringraziamenti in 5 lingue, la Caputova ha articolato un intenso intervento contro il populismo con una bandiera europea alle spalle. Le sue parole, come la sua ferma opposizione a ogni forma di sovranismo, alimentano la consapevolezza che i ponti possano sopraffare i muri.
Con il 58% delle preferenze ha schiacciato il suo avversario che si è fermato al 42%, il diplomatico Maros Sefcovic il quale aveva basato la sua campagna elettorale sui valori della famiglia tradizionale e in generale su quelli conservatori.
Un segnale di speranza la vittoria di questa volitiva avvocatessa, ambientalista, liberale e soprattutto europeista.
Un risultato che alimenta e rinvigorisce lo spirito di chi nell’Unione Europea cerca di frenare il passo a sovranisti, fuori dal ballottaggio, ed euroscettici che vorrebbero abbattere la casa comune dagli Stati membri che credono in una società in cui prevalgono l’inclusione, la tolleranza, la giustizia e la solidarietà: pilastri su cui si basa il nostro modo di vivere europeo.
Il voto slovacco racconta di una possibile svolta nel blocco di Visegrad. La reazione sovranista comincia a cedere di fronte ai lumi, si fa spazio la ragione e vince tutta l’Europa con Zuzana.
Vista dall’interno, la vittoria della giurista attivista poco più che 45 enne, riflette il desiderio degli elettori di cambiare il sistema.
Un sentimento che si è manifestato ed è cresciuto con forza dopo l’omicidio del giornalista Jan Kuciak, ucciso per le sue inchieste sui presunti legami tra il partito dell’ex premier Robert Fico – lo Smer – e la criminalità organizzata.
Zuzana Caputova ha convinto “la gente che sceglie la via della verità e della decenza di poter fare da contrappeso a coloro che imbrogliano e distruggono lo Stato di diritto” scriveva “Sme” il più importante quotidiano del Paese dopo il suo successo al primo turno.
Il popolo della conservatrice Slovacchia crede in lei.
La Caputova ha convinto la larga fetta di elettorato che l’ha votata di essere capace di contrastare le influenze mafiose e criminali che hanno allungato i tentacoli sui palazzi istituzionali e di potere del Paese.
“Per me la base sono i valori cristiani quali la compassione e l’amore per il prossimo, anche per le minoranze. Il Paese dovrebbe unirsi su questa base” aveva detto annunciando la sua candidatura rivendicando le sue battaglie apertamente liberali volte, tra l’altro, alla tutela dei diritti dei gay.
La 45enne vicepresidente del partito non governativo “Slovacchia progressista” è entrata in politica nel 2017.
Prima di allora si batteva come attivista contro una discarica illegale a Pezinok e il suo impegno in questo campo le è valso il premio Goldman per l’ambiente.
La speranza, ora, è che il vento europeista che da oggi soffia in Slovacchia coinvolga presto tutti gli altri Paesi dell’Est.