Cinque stelle, Berlusconi e Meloni alleati gli evitano il processo. Speranza (Mdp): “il governo può agire al di sopra della legge”
Di Alessandro Cardulli
Ancora uno sfregio alla Costituzione. Gli autori i soliti, la Lega di Salvini a tirare le fila e questa volta non c’erano soltanto gli alleati, i Cinque stelle del Di Maio ad obbedire al diktat del capo della Lega schierandosi contro l’autorizzazione a procedere contro Salvini per il caso della Diciotti facendolo andare a processo. Si sono aggregati quelli di Forza Italia, i Fratelli d’Italia, e qualche senatore sparso nel gruppo misto e nelle Regioni autonome. Hanno votato sì, che significa l’approvazione della proposta della Commissione presieduta da Gasparri contraria al processo. Dice Roberto Speranza, coordinatore di Mdp, deputato di Leu: “Con il voto di oggi in Senato si sancisce che il governo può agire al di sopra della legge. È molto grave. Il tutto per evitare il processo a Salvini e con il consenso disarmante dei 5 stelle. Uno non vale più uno”. Qualcuno ha visto in questo voto, 237 senatori contrari al processo a Salvini, un preavviso di quello che potrà accadere nelle elezioni europee, quando i numeri attuali verranno ribaltati, con la Lega che sorpassa i pentastellati, li lascia al palo stando ai sondaggi. Un primo passaggio aveva visto il voto pro Salvini a quota 232. Le urne erano rimaste aperte fino alle 19. Si sono aggiunti altri cinque senatori. I contrari, quelli per l’autorizzazione, sono stati 61. Nessun astenuto. Sarà la Lega, in netto sorpasso rispetto ai pentastellati, a dettar legge pronta a ricostruire anche in campo nazionale l’alleanza con i berluscones e con Fratelli d’Italia che scalpitano sentendo odor di governo. Hanno esultato nel corso del dibattito nell’Aula del Senato, si sono mostrati, intervenendo nel dibattito entusiasti di dare una mano a Salvini. Hanno fatto a gara con i berluscones a chi era più “salviniano”. Più che un voto, non c’era niente da scoprire visto che i berluscones e la piccola armata di Fratelli d’Italia, leggi Giorgia Meloni che sogna un incarico ministeriale, si è trattato di una sceneggiata salviniana.
M5S. Nugnes e Fattori non obbediscono a Di Maio. Deferite ai probiviri
L’altra notizia riguarda i pentastellati. Si sono presentati in Aula sapendo che il loro voto era bloccato. Lo avevano già deciso quei pochi che si erano presentati al gioco, perché di questo si tratta, una specie di monopoli peggiorato, che porta indegnamente il nome di Rousseau. A quel gioco che muove contro la Costituzione che non prevede alcun vincolo di mandato, lascia libero il parlamentare di esprimere il proprio dissenso, se lo ritiene. Dovevano solo votare sì per dire no alla autorizzazione a procedere contro Salvini, consentendo il processo richiesto dai magistrati. E guai a chi non lo faceva. Sarebbe stato deferito subito ai probiviri. Solo in due nel corso della votazione hanno dichiarato di essere favorevoli alla autorizzazione a procedere. Già De Falco aveva lasciato i Cinque stelle collocandosi nel Gruppo misto, Nugnes e Fattori, le due senatrici che avevano dichiarato il loro dissenso con la decisione presa dal gruppo, l’appoggio a Salvini. Nugnes riferendosi a chi comanda nel Movimento afferma: “Credo che il governo M5S abbia fatto una scelta: non è più né di destra né di sinistra, il governo M5S si è posizionato in modo stabile e chiaro sul tracciato della destra identitaria europea”. “Due anni fa – sottolinea la senatrice Fattori – un discorso del genere sarebbe stato surreale, ci avrebbero espulso solo per aver pensato di salvare Salvini. Ora le cose stanno diversamente. Io ritengo sia una cosa illegittima obbligarci a fare scelte contro la nostra coscienza, la trovo anche una cosa violenta”. Di fronte al rischio espulsione Fattori aggiunge: “Fuori dal M5s non c’è altro, è la nostra casa. Certo, se chi vuole discutere non trova più posto, sarà questo nuovo Movimento a espellere chi è rimasto fedele all’idea originaria del M5S”.
Il Capo Lega si definisce un ragazzo fortunato e ringrazia il buon Dio
Torniamo alla sceneggiata, palcoscenico Palazzo Madama con Salvini che ha presentato il volto del buonista con il richiamo ai figli che non guasta mai. Si è definito un “ragazzo” nel tentativo di far dimenticare il volto non proprio da ragazzino specie quando veste i giubbotti della polizia. “Amo la patria, i miei figli e il mio lavoro, mi ritengo un ragazzo fortunato. Ringrazio il buon Dio e gli italiani – ha detto – per l’opportunità di svolgere il mio lavoro con orgoglio e comunque votiate continuerò a svolgere il mio lavoro senza paura, altrimenti ne farei un altro”. Poi fa il volto dell’offeso, mette il broncio. “Quando si mette in dubbio che col mio lavoro abbia abusato della mia carica per qualcosa che ho fatto, faccio e rifarò per difendere i miei figli, mi emoziono – dice il vicepremier parlando dai banchi di senatore e non di ministro – Meno partenze, meno sbarchi e meno morti con noi: qualcuno invece dei porti voleva i cimiteri aperti”, afferma. E aggiunge: “Soccorriamo tutti, non sarò mai il ministro che lascia morire una persona nel mare mediterraneo senza muovere un dito”. A conclusione ringrazia il M5S, una battuta per tenerli boni. Sia come sia, si tratta dell’unico passaggio applaudito dai cinque stelle. Poi, bontà sua, forse un avvenimento per il futuro precisa: “Il governo ha sviluppato misure e azioni per la lotta al contrasto dell’immigrazione clandestina e ringrazio i colleghi 5 Stelle perché le cose si fanno in due, evidentemente”. Poi fa finta di emozionarsi.
Chi dovrà presentarsi a processo è Saviano querelato dal vicepremier
Chi dovrà presentarsi a un processo è invece Saviano per iniziativa del ministro dell’Interno che si è ritenuto offeso da alcune parole pronunciate nei suoi confronti. “Ribadisco pienamente la mia definizione, ne difendo la legittimità – dice – e vado con serenità e con certa fierezza a farmi processare. Io, cittadino come tanti, come tutti, sarò processato; il ministro, invece, ha deciso di sottrarsi al processo, seriamente e giustamente spaventato dal fatto che la sua condotta nel caso Diciotti possa farlo condannare. Questo processo che mi vedrà imputato, se non altro, costringerà Matteo Salvini a dire la verità o, quantomeno, a pronunciare sotto giuramento, dinanzi a uno spazio di verificabilità, le sue affermazioni, cosa che fino a oggi non è mai accaduta, trovandosi nel più agevole ambito della propaganda”.