Gli under 20 sono protagonisti, oggi, di una diversa narrazione del tema migratorio.
Un vissuto che, lo dimostra quello che è accaduto in quell’autobus sulla Paullese all’altezza di Pantigliate, quotidianamente è fatto di meticciato culturale. Qualcosa che va oltre l’integrazione e l’accoglienza. Un essere l’altro, un esserci l’uno per l’altro, che fa si che il concetto stesso di “integrazione” suoni inadeguato alle nostre orecchie e non corrisponda a quello che vedono i nostri occhi e a ciò che sente il nostro cuore. Gli altri compagni di Ramy e Samir, l’uno di origini egiziane, l’altro di origini marocchine, non devono “accoglierli”. Semplicemente sono tutti uguali e tutti diversi. Samir e Ramy sono due di loro. Ramy, Samir e gli altri. Gli altri “sono” Ramy e Samir.
La loro è una storia di (stra) ordinaria umanità e sarebbe bello che venisse raccontata nel contest #giovaninarratori, una vera e propria mobilitazione che vuole mettere in luce la ricchezza che si cela dietro le società che sanno accogliere e aprirsi ad altre culture, riconoscendo le cause profonde che sono alla base dei flussi migratori, valorizzando la presenza dei migranti nel nostro Paese e rafforzando le azioni di cooperazione internazionale con le comunità di origine nei Paesi di provenienza.
Una contro-narrazione rispetto all’acceso dibattito su chiusura porti e confini che nella comunicazione pubblica sta prevalendo su quella propensione alla solidarietà e all’accoglienza che pure caratterizza tante realtà locali.
“Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”: con questa frase di Gandhi migliaia di ragazze e ragazzi oggi si stanno attivando, su sollecitazione di una serie di associazioni (in primis Oxfam Italia e C.I.F.A. onlus), per contribuire all’emersione di storie positive di solidarietà e integrazione dando prova di quanto sia radicato nelle giovani generazioni il senso di appartenenza ad una comunità fondata sul rispetto dei diritti umani e su principi di equità e inclusività; per realizzare una concreta azione di cittadinanza attiva nel territorio in cui vivi mettendoti in gioco in prima persona e dando prova di un forte impegno civile.
La mobilitazione si rivolge, su scala nazionale, a scuole superiori di primo e secondo grado, oltre a gruppi e associazioni giovanili attivi sui territori locali.
Se avessi meno di 20 anni non ci penserei due secondi e parteciperei entro oggi al contest. E racconterei dei “Ramy e Samir” della mia porta accanto, del mio banco accanto. Dei tanti Ramy e Samir che vanno a mensa con me, in palestra, a scuola di musica, al parco.
Come? Con un breve video e/o materiale fotografico (perché no, anche video di un flash mob!), in cui far vedere e con cui far respirare l’allegria e la pienezza di una vita vissuta a colori, con ragazze e ragazzi di altre culture, altri mondi, che mangiano altri cibi, parlano altre lingue. Una interculturalità che è alle origini del nostro stesso Paese.
I video e le foto saranno caricati sul sito www.gceitalia.org in un’apposita sezione dedicata alla settimana di mobilitazione in cui si darà visibilità ai materiali che verranno inviati da ciascun territorio. E poi pubblicand i video e le foto sui social, con l’hashtag: #giovaninarratori e taggando @giovaninarratori. A questo hashtag ufficiale potranno affiancarsi (ma solo in aggiunta) anche altri hashtag già in uso sui social, fortemente popolari e coerenti al tema, che possano facilitare la diffusione del messaggio sui social, per esempio #restiamoumani.
Perché è di questo che si tratta.
Ramy e Samir semplicemente hanno avuto la prontezza di spirito per aiutare i loro compagni e se stessi, senza pensare ad altro. Loro sono e restano umani. E noi? Info: www.gceitalia.org