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Quest’anno Ossigeno per l’Informazione ha deciso di destinare una parte dei fondi a sua disposizione per la difesa gratuita in giudizio ad alcuni ex giornalisti de l’Unità che, qualche anno fa, si sono ritrovati improvvisamente senza la protezione dell’editore. Come si sia arrivati a questa situazione lo abbiamo già raccontato in un altro articolo (leggi), ricostruendo gli accadimenti che hanno determinato la crisi e poi la cessazione delle pubblicazioni dell’ormai ex storico quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Il fatto è che, nonostante l’editore si sia dissolto, a distanza di 12-13 anni dalla pubblicazione dei loro articoli, alcuni giornalisti sono ancora sotto processo per diffamazione a mezzo stampa.
La categoria dei giornalisti, complessivamente, ha sottovalutato e colpevolmente ignorato, fin dall’inizio, la pericolosità latente insita nello svolgimento della professione giornalistica, quasi che ciò non la riguardasse. Per comprendere quanto il mondo dell’informazione non sappia difendere davvero le proprie prerogative e i propri diritti, basti pensare alla categoria degli avvocati, che ha intrapreso iniziative di lotta civile contro la riforma della giustizia penale, in particolare sul tema della prescrizione. Tema cruciale, perché uno Stato che non è in grado di processare un cittadino nell’arco di sette anni e mezzo, o perfino il doppio, avrebbe il dovere di intervenire sulle cause reali della patologia. Perché il diritto alla prescrizione è di rango costituzionale, riconducibile all’articolo 111 della Costituzione, che prevede il diritto del cittadino a un giusto processo. E un processo non può essere giusto se non ha una ragionevole durata. Tutti hanno il diritto a non essere eternamente imputati per un fatto del quale si è praticamente persa la memoria e per il quale è ormai inesistente l’allarme sociale.
Nel mondo del giornalismo, invece, la più grande minaccia è rappresentata dall’isolamento. Un tempo la figura del giornalista era immediatamente associata a una realtà solida e protettiva: il suo giornale, la sua linea editoriale, il suo direttore.
Il giornalista sapeva che qualsiasi cosa fosse accaduta, non sarebbe rimasto solo.
Con la vicenda de l’Unità, questa visione del giornalista forte, armato di diritti e attrezzato nelle risorse sembra essere giunta al capolinea. Ma sulla vicenda di quella testata storica il mondo dell’informazione non sembra abbia fatto scioperi, convegni, riflessioni, manifestazioni, proteste. Nel 2015 quando esplose la situazione, in particolare quando iniziarono i primi pignoramenti dei beni dei giornalisti, gli unici a occuparsi della vicenda furono Ossigeno e uno sparuto… Continua su ossigenoinformazione