Sulle rivelazioni di Battisti c’è poco da commentare. La magistratura, gli inquirenti italiani avevano individuato il colpevole, ricostruito i fatti, giudicato con assoluta correttezza. La condanna morale e, aggiungiamo, penale sono assolutamente ferme e nulla le può attenuare, neanche il tempo passato. Semmai va espresso un grazie agli organi istituzionali, ai Presidenti della Repubblica che in questi decenni si sono succeduti di non aver mai avuto un cedimento, di aver proceduto con una determinazione che non può che essere lodata. Un servizio dovuto e reso al Paese.
Battisti riportato in Italia a quarant’ anni dai delitti consumati, anni in gran parte trascorsi a Parigi e poi in Brasile conducendo una vita che tutto era fuorché di stenti e di solitudine.
Sarebbe sciocco non sottoporre ad esami, a valutazioni, le recenti dichiarazioni rilasciate ai magistrati italiani. Alcune riguardano, indirettamento, alcuni provvedimenti legislativi su cui si è discusso in queste settimane. Dice Battisti: “Le esecuzioni del macellaio Lino Sabbadin , ammazzato a Mestre e il gioielliere Pierluigi Torreggiani, freddato a Milano, la cui colpa fu di essersi difesi uccidendo i rapinatori dei loro negozi. “ E ancora “Volevamo ferirli . . . Torreggiani fu ammazzato perché tentò di reagire”. Forse i sostenitori del “Decreto sicurezza” qualche domanda dovrebbero porsela. Questo decreto dà sicurezza o mette in pericolo la vita di chi si confronta con criminali privi di scrupoli che, in quanto ad uccidere, sono dei professionisti privi di dubbi, che vivono la ferocia come un’ abitudine?
Perché Battisti rilascia oggi queste dichiarazioni. Non certo perché sia un pentito. Perché spera in uno sconto di pena? Non credo sia così ingenuo. Lasciamo perdere il fumo: “Non sono un killer, ma una persona che ha creduto in quell’ epoca, in quelle cose che abbiamo fatto, il mio era un movente ideologico”. L’ Impudenza non ha limiti, ma lo scopo della confessione è un altro. Dice: non ho parlato prima perché “avevo dovuto dissimulare ai miei ex compagni della lotta armata perché avrei messo a rischio la mia vita”. La frase chiave, il messaggio che vuole mandare al di fuori del carcere è questa “Parlo solo delle mie responsabilità”. E’ questa la frase salvavita che anche dall’ interno del carcere vuol far arrivare a chi deve riceverla. Una persona coinvolta in molti segreti, all’ interno di un carcere, sottoposto al logoramento della vita carceraria può cedere, diventare un anello debole della catena, meglio disfarsene e le prigioni non sono certo il luogo più sicuro del mondo. Battisti dice con chiarezza che non parlerà, non farà rivelazioni che tocchino altri che non sia la sua persona.
Di segreti Battisti certamente ne conosce. La sua latitanza è stata coperta per decenni. Il suo trasferimento dalla Francia al Brasile non si può dire che abbia trovato ostacoli o che sia stato un atto spericolato. Almeno così sembra. Gli è stata costruita un’ immagine di un intellettuale perseguitato e certamente Battisti è intelligente e furbo, ma è difficile credere che il dato che caratterizza la sua personalità è l’ essere un intellettuale, un pensatore. Gli è stata creata la figura dello scrittore di gialli, ma a scriverli pare fosse una Signora che gli avrebbe fatto visita anche in Brasile.
Una latitanza costa. La sua è durata decenni e non si può dire abbia sofferto miseria e povertà. Al giudice che gli chiedeva da chi è stato sostenuto ha risposto: “partiti, intellettuali e mondo editoriale. Lo hanno fatto per ragioni ideologiche e solidarietà. Non so se queste persone si siano mai chieste se fossi responsabile di ciò per cui sono stato condannato, ma per molti non si poneva il problema”. Per loro no. Ma se, proviamo a lasciarci andare a una fantasia, se in ipotesi c’ è stato qualcuno che ha retto le fila non c’ era bisogno di porsi domande, lui o loro avevano da prima le risposte.
E’ comprensibile che Battisti, esperto di omicidi, metta le mani avanti e voglia salvarsi la vita mettendo sul tavolo le proprie garanzie (il silenzio).
Certo, come per Regeni viene spontanea una domanda, probabilmente ingenua. Non è per caso che all’ estero, all’ interno dei molti amici su cui può fare affidamento il nostro paese, in qualche momento, non si sia infilato qualche nemico? Insomma un amico o più amici sotto mentite spoglie.