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Nuova Zelanda, 49 vittime del ‘terrorismo bianco’ alimentato dall’odio anti islamico

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Mohamed Ali Ibrahim aveva 18 anni. Era andato a pregare nella moschea “Al Noor” di Christchurch dopo aver partecipato allo sciopero per il clima organizzato dalla rete di studenti neozelandesi nel “Venerdì per il futuro”, promosso in tutto il mondo per chiedere ai governi politiche e azioni più incisive per contrastare il cambiamento climatico e il riscaldamento globale.
“Era nato in Nuova Zelanda” racconta suo fratello ai microfoni di Television New Zealand “era un ragazzo moderno e aperto come tutti i suoi coetanei. Non aveva mai fatto male a nessuno, non c’era odio in lui”.
Quell’odio che, invece, ha imbarbarito, disumanizzato, i terroristi che hanno colpito oggi in due distinti luoghi di culto islamici uccidendo (il bilancio al momento è di 49 persone).
Un atto di terrorismo verso la comunità di musulmani nel Paese senza precedenti, come ha sottolineato la premier Jacinda Ardern.
La gravità di quanto avvenuto in Nuova Zelanda è un elemento che non possiamo sottovalutare.
Né si può accettare qualsivoglia tentennamento. Tanto meno indecenti tentativi di ‘giustificare’, adducendo la tesi del “hanno iniziato loro”, o di esaltazione come sta avvenendo in rete, dove c’è chi scrive “qualche terrorista e criminali di meno”.
Come sarebbe inaccettabile che i media, dopo le prime ore dall’attacco, cominciassero ad allentare l’attenzione perché questa volta le vittime del terrorismo sono islamici. E’ già accaduto in passato.
Abbiamo assistito troppe volte alla sperequazione della copertura su attentati avvenuti in Occidente a fronte di quelli in Medio Oriente, Asia e Africa, creando un osceno parallelo: i morti di serie A, gli occidentali, e di serie B… gli altri.
Non è più ammissibile che l’attenzione dedicata a questi ultimi, a causa della lontananza dei luoghi in cui si consumano i loro drammi o per le appartenenze religiose, sia debole, sbiadita.
L’effetto di una copertura parziale di questi eventi favorisce l’indifferenza e l’odio nei confronti di interi popoli condannati e ostracizzati per gli atti imperdonabili di una minoranza che ha come unico scopo seminare terrore e morte.
La vita di un musulmano innocente non è meno preziosa di quella di un cattolico in Europa o di un protestante negli Stati Uniti.
Crimini orrendi si sono susseguiti nel ‘blocco occidentale’ ma a un ritmo ancora più allarmante si verificano in Medio Oriente e in Africa. Eppure raramente si accendono i riflettori sulle vittime di queste realtà, che forse alcuni ritengono responsabili degli attacchi nel cuore dell’Europa quanto i terroristi che li hanno compiuti.
Le ipocrisie e l’indifferenza di una parte di mondo alimentano ulteriore terrore e odio che portano estremisti del ‘terrorismo bianco’ a compiere stragi come quella di Christchurch.
L’odio porta solo odio. E morte.
Abbiamo cominciato a morire il giorno in cui abbiamo cominciato a odiare. A respingere gli altri.


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