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‘Non molliamo’ la mia promessa a Reza. Parla Khandan, marito dell’avvocatessa Nasrin Sotoudeh

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La triste vicenda dell’attivista avvocatessa Nasrin Sotoudeh condannata a 38 anni di carcere e 148 frustate in Iran sta creando sempre piú indignazione a livello internazionale. Anche in Italia non mancano le iniziative di protesta e vi sono un susseguirsi di sit-in davanti l’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma in via Nomentana. Su invito della Senatrice Stefania Pucciarelli, Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani si é tenuto qualche giorno fa un incontro con l’Ambasciatore Iraniano SE Hamid Bayat proprio sulla vicenda dell’avvocatessa. L’ambasciata iraniana attraverso un messaggio sul social network twitter ha dichiarato;
“Nell’ incontro con la Sen. Stefania Pucciarelli, Presidente della Commissione Diritti Umani del Senato, l’ Ambasciatore iraniano ha chiarito l’infondata campagna mediatica relativa alla vicenda giudiziaria di Nasrin Sotoudeh fornendo le necessarie spiegazioni”.
Quindi secondo l’Ambasciata iraniana la campagna mediatica nei confronti di Nasrin Sotoudeh sarebbe ‘infondata’ allora chiediamo al piú presto di conoscere anche noi dettagliatamente queste ‘spiegazioni’ di cui parlano perché al momento le uniche certezze in mio possesso sono quelle che il marito di Nasrin, Reza Khandan mi ha rilasciato in questi giorni attraverso un’intervista esclusiva per Il Fatto Quotidiano.it.
É ancora festa in Iran é infatti iniziato lo scorso 20 marzo il Capodanno Iraniano l’anno 1398 del calendario persiano, chiamato NOWRUZ che coincide con l’arrivo della primavera. Ho disturbato Reza Khandan in questi giorni di celebrazioni e non saranno mai abbastanza i miei rigraziamenti per avermi concesso del tempo prezioso in questo difficile momento della sua vita e soprattutto mentre i suoi due figli sono a casa per le vacanze scolastiche. Conoscevo Reza Khandan giá da prima di questa ultima vicenda giudiziaria ed é ammirevole come stia mettendo a repentaglio anche la sua incolumitá. Reza é un avvocato e attivista per i Diritti Umani come sua moglie Nasrin, é stato arrestato anche lui lo scorso 4 settembre 2018 e rilasciato dopo aver pagato una cauzione il 23 dicembre 2018; non puó lasciare il paese per i prossimi due anni; gli é vietata qualunque attivitá sui social media e sui giornali nonché il rilascio di interviste e la partecipazione gruppi politici.
La prima cosa che ho chiesto a Reza sono le condizioni attuali di Nasrin e come vivono i suoi figli questa ingiusta condanna: “Nasrin sta bene – mi risponde – in quanto avvocato si rende conto di quanto siano gravi ed infondate le accuse nei suoi confronti. Il problema é stato spiegarlo a nostro figlio piú piccolo Nima, perché sente la mancanza di sua mamma e abbiamo cercato entrambi io e mia moglie di spiegargli la situazione anche durante i colloqui che abbiamo con lei. Mia figlia Mehraveh ha compreso meglio la situazione perché aveva assistito altre volte all’arresto e alla detenzione di Nasrin”.

Ogni quanto potete vederla? “Possiamo vederla ogni settimana per 40 minuti, alterniamo una settimana solo attraverso un telefono e delle cuffie in una cabina ed ovviamente siamo ascoltati in tutta la conversazione e la settimana successiva invece ci vediamo fisicamente ed é molto meglio perché abbiamo un contatto diretto, fisico”.
Nella mia conversazione con Reza Khandan oltre alla situazione personale di Nasrin é stato importante comprendere la sentenza e gli anni effettivi dati a Nasrin; diversi analisti hanno infatti smentito i conteggi postati dal marito sulla sua pagina facebook dopo la sentenza.
In particolare Ali Alizadeh analista sociopolitico giá conosciuto per le sue posizioni anti americane e contro le informazioni dei media mainstream insiste sull’errore di calcolo ideato a suo giudizio da alcune organizzazioni per dare una connotazione negativa all’Iran.
Alle accuse di chi vede una manipolazione del verdetto per accendere i riflettori sul caso di Nasrin Sotoudeh, Reza cosí mi risponde:
“Appena ho avuto la sentenza dal tribunale trascritta da Nasrin, senza togliere nemmeno una virgola ho direttamente copiato quello che era scritto. Dopo la pubblicazione del contenuto su Facebook cosí come scritta nel foglio non ho visto da parte delle autoritá alcuna smentita. Il verdetto é stato davvero difficile da accettare e anche molto pesante da comprendere. Addirittura il Giudice in una sua intervista ha avuto ‘paura’ della reazione dell’opinione pubblica dopo questa condanna. La somma delle condanne é di 33 anni e 148 frustate cosí accumulati: 7 anni e sei mesi per l’intenzione di commettere un crimine contro la sicurezza nazionale Art. 610 del Codice Penale Islamico – 1 anno e sei mesi per propaganda contro il sistema di leggi Art. 500 – 7 anni e sei mesi per aver preso parte ad un gruppo illegale Art. 499 – 12 anni per deviazione morale e istigazione alla prostituzione Art. 639 – 2 anni per la violazione dell’ordine pubblico Art. 618 – 3 anni e 74 frustate per aver pubblicato falsitá e aver disturbato il sistema pubblico Art. 698 – 74 frustate per essere apparsa senza velo in presenza del Pubblico Ministero Art. 748; inoltre ci sono altri 5 anni per un precedente verdetto” Da questi anni dichiarati verranno decurtati gli anni che Nasrin ha giá trascorso in carcere.

Chiunque voglia vedere in questa sentenza una manipolazione é lontano dalla veritá.
Chiedo infine a Reza dopo tante altre domande delicate, come stanno trascorrendo questo capodanno senza Nasrin a casa e se ha mai pensato che attraverso la campagna di mobilitazione internazionale ci potrebbero essere segnali positivi per una liberazione definitiva.
Reza, con evidente malinconia, mi risponde che in casa conoscono bene le festivitá di Nowruz senza Nasrin. I suoi figli sanno bene cosa vuol dire festeggiare la fine e l’inizio di un nuovo anno senza la loro mamma ma cercano in tutti i modi di avere una vita normale come tutti gli altri. “Sinceramente io non credo che Nasrin possa venir rilasciata a breve – spiega – ma confidiamo sulle pressioni internazionali affinché possa esserci presto qualche buona notizia”. Si percepisce nelle parole di Reza un’alternanza tra rassegnazione e rabbia e si sente tutta la forza di un uomo che lotta e non solo per la propria famiglia ma per tutte le vittime di ingiustizia. L’ho salutato dicendo che puó contare sul mio appoggio e quello di tanti altri che credono nei valori, nei diritti e nella libertá, anche se questo, almeno nel mio caso, comporterá dei rischi.


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