Amade Abubacar è un giornalista di una radio comunitaria di Cabo Delgado, nel nordest del Mozambico. Nell’ottobre 2017 ha iniziato a occuparsi degli attacchi portati contro la popolazione civile dal gruppo armato al-Shabab, che hanno causato oltre 100 morti e costretto migliaia di persone alla fuga.
La strategia del governo mozambicano è paradossale: anziché combattere il terrorismo, fa arrestare i giornalisti che osano raccontarne le azioni. Evidentemente, non si deve sapere.
Dal 5 gennaio Abubacar è in una prigione sovraffollatissima di Pemba. Non sa di cosa sia accusato, non riceve visite familiari e non ha assistenza legale.
Entrato in carcere in ottime condizioni di salute, due mesi dopo soffre di emicrania e diarrea, non riceve cure mediche e a volte gli viene negato il cibo. Ha denunciato di essere stato picchiato e costretto a dormire ammanettato.
In Mozambico rischia di esserci un’altra vittima. Ma non del terrorismo.