“Lorenzo ci lascia la sua lotta contro il fascismo, contro gli abusi alle minoranze, la sua voglia di aiutare i più piccoli, i più umili, i più deboli. Siamo orgogliosi di lui”, dice Annalisa Orsetti, la madre di Lorenzo, Heval Tekosher, il Lottatore / ucciso da Isis in Siria, quando al circolo Arci di Firenze, accanto alla comunità curda – incontra i giornalisti. Per l’Anpi fiorentino era un “partigiano”, gli era stata da poco consegnata la tessera honoris causa. La causa siriana, quella che aveva sposato, combattendo contro il terrorismo di Isis. Aveva scelto di lottare a fianco dei curdi per la rivoluzione in Rojava, basata sull’idea del confederalismo democratico teorizzato da Ocalan sulle idee del filosofo americano Murray Bookchin: socialismo, ecologismo, laicità, anticapitalismo, uguaglianza tra uomini e donne.
Lo aveva incontrato poco tempo fa anche Gabriele Micalizzi, il fotoreporter che a metà febbraio Isis tentò di uccidere in un attentato a Baghuz, mentre documentava l’ultima battaglia delle SDF a trazione curda contro lo Stato Islamico. Si era instaurato da subito un rapporto molto intenso – racconta – come accade sempre quando si condividono esperienze in luoghi devastati dalla guerra e la solidarietà diventa un pilastro”. Lo aveva ripreso e fotografato. “Lorenzo era un persona molto umile, con degli ideali fortissimi – ricorda – Lui non parlava mai di stesso, parlava sempre degli altri, della causa. Una persona che credeva fortemente in quello che stava facendo. Non un fissato, era consapevole di dove fosse. Voleva difendere la libertà”.
Il suo esempio vivrà per sempre – dicono oggi i suoi compagni – usando le parole curde: ŞEHÎD NAMIRIN – I MARTIRI NON MUOIONO. “Perché le loro idee camminano sopra le gambe di altri – commenta Gabriele Micalizzi – Significa abbracciare una causa così grande che va oltre la tua vita. Ed è quello che ha scelto Orso: abbracciare qualcosa che va oltre la tua vita”.