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L’Ocse sbugiarda Conte. Il Pil a -0,2%

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Il 2019 non sarà un anno meraviglioso. Il governo ci sta portando verso una recessione certa e drammatica. Cala la fiducia di famiglie e imprese

Di Alessandro Cardulli

Uno che ha annunciato che il 2019 per il nostro paese sarebbe stato un “anno  meraviglioso, indimenticabile”, e che non è l’ultimo arrivato ma il presidente del Consiglio, a fronte del taglio drastico delle stime di crescita dell’Italia da parte dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, dovrebbe perlomeno chiedere scusa. In altri paesi forse ne avrebbero chiesto le dimissioni. Ma da noi sarebbe chiedere troppo. Giuseppe Conte, nel corso di  una conferenza stampa tenuta a Belgrado, insieme al presidente serbo Aleksander Vucic, ha dimenticato il suo “anno meraviglioso” ed ha dichiarato: “Siamo perfettamente consapevoli che stiamo vivendo una congiuntura economica sfavorevole che nasce e si sviluppa a livello internazionale. La guerra dei dazi non ci fa bene”. Un improvviso calo di memoria? Il tentativo di far dimenticare l’anno “meraviglioso”? Sia come sia, si tratta di una offesa nei confronti dei cittadini italiani. A Conte danno una mano i media. I quotidiani on line gli danno una mano. Quasi ignorano i dati diffusi dall’Ocse. Salvini tiene la scena. Chiede di ammettere nelle scuole dell’infanzia i bambini non vaccinati, con la ministra Grillo che dice che l’intento comune è superare il decreto Lorenzin. Poi altre notizia sulla Tav, sempre Salvini in primo piano. Ancora, fa notizia la approvazione con due voti contrari, del Piano industriale Rai 2019-2021  che prevede  nuove “direzioni orizzontali”, una sorta di super controllo sui direttori delle testate in particolar modo. Infine si arriva all’Ocse e ci si degna di segnalare che cala anche la fiducia di famiglie e imprese. Ci viene da domandarci, alla luce di questi dati, quale sia la credibilità dei sondaggi. Ma questo è un altro discorso.

Italia unico tra i paesi industrializzati a registrare una flessione del Pil nel 2019

Torniamo all’Ocse. Nell’Interim Economic Outlook il quadro per la penisola è negativo soprattutto per il 2019, con un pil in calo -0,2%, mentre per il 2020 è attesa una crescita dello 0,5%. L’anno in corso sarà quindi segnato dalla recessione. Si tratta di 1,1 punti di crescita in meno rispetto alle stime diffuse lo scorso novembre, il taglio più pesante tra i Paesi avanzati. Sul 2020 l’Ocse ha ridotto la previsione di crescita della Penisola di 0,4 punti e ora indica un più 0,5%. A novembre l’Ocse prevedeva un incremento del pil italiano dello 0,9% in entrambi gli anni e la revisione al ribasso sul 2019, pari a -1,1 punti percentuali è la più ampia nel G20 dopo quella a carico della Turchia. L’Italia è, inoltre, l’unico tra i maggiori paesi industrializzati a registrare una flessione del pil nel 2019.

Il governo nel Def prevedeva una crescita dell’1,5%. Manovra da rivedere

L’ultima volta che il pil italiano ha chiuso l’anno in negativo è stato nel 2013. Le stime dell’Ocse smentiscono l’ottimismo mostrato dal governo. Da Conte ai vicepremier  addirittura se l’erano presa con economisti, quelli veri, con Bankitalia, che aveva osato confutare le previsioni del governo che per il 2019 indicava un +1%. La Commissione Ue per quest’anno prevedeva un +0,2%, seguito da +0,8% il prossimo, Bankitalia e Fmi puntano a +0,6% e +0,9%. Riassumendo, si tratta di valori del tutto inferiori a quelli previsti dal governo che nel Def prevede un Pil in crescita dell’1,5% nel 2019 e dell’1,6% nel 2020. Previsioni del tutto sballate. Vanno riviste a partire dal Documento di economia e finanza le previsioni del Bilancio. Una nuova manovra si rende indispensabile anche se il governo continua a negare l’evidenza, richiamando le difficoltà cui va incontro l’economia europea. Ma il richiamo all’Ocse è una sorta di suicidio. È vero che l’Ocse parla di una “espansione globale che continua a perdere slancio: secondo l’ Organizzazione il pil mondiale si avvia a crescere del 3,3% quest’anno, 0,2 punti in meno di quanto previsto a novembre e del 3,4% nel 2020 (da +3,5%), dopo avere segnato +3,6% del 2018. La crescita si sta indebolendo soprattutto in Europa, ma in prospettiva i rischi vengono anche dalla Cina e dai mercati finanziari, oltre che sul fronte del commercio. L’aggiornamento tra i 2 rapporti semestrali dell’Ocse, riduce le stime di crescita di quasi tutti i paesi del G20, con revisioni particolarmente ampie nell’area euro sia per il 2019 sia per il 2020. Su basi trimestrali, la crescita globale nella seconda metà del 2018 è stata del 3% circa, il ritmo più lento da metà 2016. A contribuire al rallentamento – sottolineano gli economisti dell’organizzazione – sono le crescenti incertezze politiche, le persistenti tensioni commerciali e il calo della fiducia di famiglie e imprese. La debolezza della crescita nelle maggiori economie danneggia le prospettive di export a livello globale”.

L’eurozona risente di una fiacca crescita del commercio interno

Il commercio mondiale ha accusato un netto rallentamento (+4% circa nel 2018 da +5,3% nel 2017) e le restrizioni introdotte lo scorso anno stanno pesando sugli investimenti e sugli standard di vita, sottolinea l’Ocse. L’eurozona – affermano gli economisti – risente non solo della minore domanda esterna, ma anche di una fiacca crescita del commercio interno, è vista in crescita dell’1% nel 2019 (contro l’1,8% indicato a novembre) e dell’1,2% nel 2020 (dall’1,6%), con una brusca frenata della Germania (+0,7% nel 2019 da +1,6%  a1,1% nel 2020 da +1,4%) e dell’Italia (-0,2% e +0,5% contro +0,9% in entrambi gli anni), paesi dove le esportazioni hanno un’importante influenza sul pil. Ma anche la Francia crescerà meno del previsto (+1,3% nel 2019 e 2020 contro +1,6% e +1,5%), ma sempre più dell’Italia.

Passiamo ora in una rapida rassegna le prime reazioni registrate nel nostro Paese. Partiamo da Conte il quale, messo da parte l’anno “meraviglioso” scopre che “l’Italia vive una congiuntura economica sfavorevole che nasce e si sviluppa in ambienti internazionali e per contrastarla deve sostenere l’export e rafforzare la domanda internazionale”. Insomma tutto dipende da quei cattivoni che sono i nostri partner europei ed oltre. Poi sfoggia le sue conoscenze, si fa per dire, in materia di economia. Parla di un “rafforzamento della domanda interna insieme ad un’accelerazione del processo riformatore. Il reddito di cittadinanza – dice –  è una misura che ha preso corpo, aspettiamo a dire che impatto avrà. Noi siamo convinti che avrà un impatto significativo sulla domanda interna”, ha detto Conte ricordando che altre misure di stimolo per la domanda interna sono state adottate come lo stanziamento di 11 miliardi di euro a favore delle aree colpite da dissesto idrogeologico. Che dire? Ogni commento ci sembra superfluo. Magari, visto che si trattava di una conferenza stampa, qualche scribacchino nostrano poteva fargli qualche domanda vera. Non sia mai.

Zingaretti (Pd): drammatiche previsioni. Speranza (Leu): l’Italia va a sbattere

Una risposta indiretta gli arriva da Nicola Zingaretti, neo segretario del Pd, il quale afferma che “le drammatiche previsioni dell’Ocse sono un macigno su questo governo. Stanno portando il Paese in una recessione drammatica che pagheranno tutti gli italiani”. Rivolto ai gialloverdi dice: “Ora smettano di perdere tempo con pistole e selfie e inizino a governare e a dare lavoro e sviluppo all’Italia”. Il deputato di Liberi e Uguali, Roberto Speranza, in una nota afferma: “Senza mettere al centro lavoro e investimenti non si va da nessuna parte e si porta l’Italia a sbattere. I dati Ocse di oggi, -0,2 per cento di Pil per Italia per l’intero 2019, sono drammatici e il prezzo come sempre lo pagheranno i più deboli. Il governo cambi rotta al più presto”. Stefano Fassina parla di “evidenti responsabilità di un Governo che continua a fare propaganda con programmi di estensione della Flat Tax o del taglio del cuneo fiscale, mentre entriamo in uno scenario drammatico di finanza pubblica dove, già prima della recessione, era prevista una manovra irrealistica. È necessario cambiare rotta e alimentare la domanda interna, ossia investimenti pubblici, in Italia e nell’eurozona. Il resto è campagna elettorale da governo e opposizioni”.

Barbagallo, Uil. Investimenti in infrastrutture. Lavoro per i giovani

Dal fronte sindacale arriva una dichiarazione di Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, impegnato insieme a Cgil e Cisl in iniziative di mobilitazione a partire dallo sciopero nazionale degli edili per il 15 marzo. “I dati OCSE sono sconfortanti. È vero che si prevede un complessivo rallentamento della crescita, sia dell’area euro sia delle principali economie del G20, compresa la Germania, ma per l’Italia la stima è addirittura di segno negativo. Siamo di fronte all’ennesima prova del fallimento delle politiche d’austerità che rischiano solo di far impoverire l’Europa e, in particolare, l’Italia. Non sappiamo più come ripeterlo: servono investimenti in infrastrutture, conclude, anche per creare lavoro stabile per i giovani e, inoltre, una riforma fiscale che rilanci il potere d’acquisto di lavoratori e pensionati”.

Boccia (Confindustria): una stagione che vada al di là del contratto di governo

Vincenzo Boccia, il presidente di Confindustria, intervenendo a Milano presso la Camera di Commercio franco-italiana, sostiene che i dati dell’Ocse sono un “motivo in più per reagire”. “Bisogna prendere atto di questa situazione – dice – e costruire una  stagione che va al di là del contratto di governo e cioè che si evolva in una sorta di stagione di sviluppo del paese”. “Ci sono da fare passi importantissimi – aggiunge – il primo è reagire a questa situazione e cioè all’economia che rallenta, e il secondo è affrontare la manovra dell’anno prossimo, che non è un fatto marginale per i numeri che avrà. Prima lo facciamo e meglio è”.


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