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L’Iran e le torture da medioevo per Nasrin Sotoudeh

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Sono trascorsi pochi giorni dalla Giornata Internazionale della Donna e dall’Iran arrivano notizie sconvolgenti. Nasrin Sotoudeh la più famosa avvocatessa iraniana per i diritti umani è stata condannata a 38 anni di carcere e 148 frustate.

“Condanno la sentenza assolutamente oltraggiosa del governo iraniano contro Nasrin Sotoudeh, vincitrice del Premio Sacharov. Sotoudeh dedicato la propria vita a difendere i diritti delle donne e a battersi contro la pena di morte. Il Parlamento europeo è con lei”. Queste sono le parole con le quali si é espresso il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani in riferimento all’assurda condanna nei confronti di Nasrin Sotoudeh, l’attivista iraniana che da anni difende i Diritti Umani in Iran.

A darne notizia su Facebook è stato il marito Reza Khandan, anche lui arrestato lo scorso settembre e poi rilasciato su cauzione, ed in passato malmenato davanti alla prigione di Evin per aver chiesto notizie sulle condizioni di sua moglie. Nasrin Sotoudeh era stata arrestata piú volte e l’ultima lo scorso luglio per aver difeso le donne che tra dicembre 2017 e gennaio 2018 si erano tolte il velo chiamate anche “Le ragazze di Enghelab Street”.

Semplici donne che avevano protestato pacificamente contro la legge della Repubblica Islamica che obbliga le donne ad indossare il velo (Hijab) in pubblico. Sotoudeh era stata arrestata nel 2010 con l’accusa di diffondere propaganda e cospirare contro la sicurezza dello Stato. Nel 2011 fu condannata a 11 anni di carcere e sospesa dal lavoro per 20 anni. La sentenza fu poi ridotta in appello a sei anni e il divieto di lavoro di avvocato a 10 anni.

Tra il 2010 e il 2013 la donna ha trascorso tre anni in prigione per “azioni contro la sicurezza nazionale” e “propaganda contro il regime” ed è interdetta dal rappresentare casi politici o lasciare l’Iran fino al 2022. Sotoudeh ha difeso giornalisti e attivisti tra cui il premio Nobel per la pace Shirin Ebadi e diversi dissidenti arrestati durante le proteste di massa nel 2009 contro la contestata rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad.

In prigione, ha sostenuto due scioperi della fame per protesta alle condizioni di Evin, il famigerato carcere di Tehran nonché le é stato vietato di vedere suo figlio e sua figlia.

Sotoudeh è stata rilasciata a settembre 2013 poco prima dell’elezione del presidente Hassan Rouhani, che aveva dichiarato nella campagna elettorale di migliorare diritti civili della popolazione. Una campagna che in molti abbiamo sostenuto e nella quale abbiamo creduto, ma I risultati di quelle promesse tardano ad arrivare.

Di recente Nasrin, si era dichiarata contraria a un nuovo codice penale che consentiva solo a un piccolo numero di avvocati, solo 20 a Teheran, di rappresentare le persone accusate di reati di sicurezza dello Stato. Oggi le accuse a suo carico sono “collusione contro la sicurezza nazionale”, “propaganda contro lo Stato”, “istigazione alla corruzione e alla prostituzione”, ed “essere apparsa in pubblico senza hijab”.

Anche Philip Luther direttore delle ricerche sul Medio Oriente e sull’Africa del Nord di Amnesty International intervistato dalla BBC ha commentato la notizia ‘È sconvolgente che Nasrin Sotoudeh vada incontro a quasi quattro decenni di carcere e a 148 frustate e per di più a causa del suo lavoro pacifico in favore dei diritti umani, compresa la difesa legale di donne sotto processo per aver sfidato le degradanti leggi sull’obbligo del velo”.

La sentenza di Nasrin é per me un’offesa al genere umano, in particolare a quello femminile, ancora una volta in un mondo di uomini viene presa in considerazione una punizione corporale su una donna. Si parla di 148 frustate che solo a nominarle farebbero rabbrividire qualunque essere umano dotato di una coscienza. La coscienza che invece Nasrin ha dimostrato di avere non lasciando il suo paese o la sua famiglia ma restando accanto alle persone che lei pensava poter aiutare con il suo lavoro di avvocato.

Punizioni corporali, torture come quelle in uso nel Medioevo, oltre la detenzione su una donna che aveva preso a cuore il grido di libertá che da anni non viene ascoltato delle donne iraniane, ancora sottomesse ad un pezzo di stoffa, che non hanno scelto di indossare.

Ma oggi il messaggio che l’Iran sta mandando attraverso questa vergognosa sentenza é chiaro. A pochi giorni dall’elezione dell’ultraconservatore Ebrahim Raisi come capo del sistema giudiziario iraniano, ben conosciuto per i suoi trascorsi, quale mandante di numerose esecuzioni di prigionieri politici negli anni Ottanta, nel decennio successivo alla Rivoluzione Islamica.

Raisi è stato nominato direttamente dalla Guida Suprema Ali Khamenei, da poche settimane e prenderà il posto di un altro religioso molto conservatore, Sadegh Larijani. É evidente che nella situazione drammatica in cui versa l’Iran in questo periodo tra crisi economica e crisi politica attraverso questa ‘nuova’ ala ultraconservatrice, che detiene da sempre il potere giudiziario l’Iran manda chiari messaggi alla popolazione. ‘Che a nessuno venga in mente di protestare tantomeno difendere chi protesta’; e cosí una parte di quei 80 milioni di abitanti continuerá a vivere nel terrore e nell’illusione utopica che qualcosa prima o poi dovrá cambiare.

Firma la petizione di Amnesty per la libertá di Nasrin
https://www.amnesty.it/appelli/liberta-per-nasrin/


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