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Le primarie del Pd e i valori della democrazia reale 

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Le primarie del Pd sono state una grande prova di democrazia… dal basso, non manipolabile da società spa o da caste litigiose. Un milione e seicentomila votanti rappresentano un salto a piedi uniti sulle misere polemiche interne, ma sono anche un segnale ultimo di speranza. Spes contra spem. O rinasce un centrosinistra valoriale o bisogna ricominciare tutto daccapo, cancellando le attuali forme di organizzazioni partitiche con le loro piccole caste dirigenti.
I segnali ci sono e provengono da tutte quelle forme civili e democratiche che si sono organizzate dal basso per la Tav come contro il razzismo e la semina dell’odio sovranista e populista.

Sempre più cittadini comprendono che è in gioco la democrazia rappresentativa costituzionale e l’unità europea, l’unica capace di evitare nuove guerre distruttive. La recente decisione di un Consiglio dei ministri che in meno di un’ora propone di varare decine di decreti legge capaci di sconvolgere l’attuale ordine costituzionale dovrebbero allarmare tutti i sinceri democratici così come la proposta di dimezzare le ore di storia nelle scuole o un riconoscimento di autonomia ad alcune regioni in grado di annullare l’unità dello Stato.
Il risultato netto delle primarie del Pd, con l’elezione di un segretario con così alta percentuale di consensi è anche un invito di massa, al Pd e al centrosinistra, di smetterla con le divisioni interne e a riprendere contatto con la realtà vera, non quella virtuale, ad analizzarla e a comprendere le difficoltà del mondo del lavoro, sottoposto a forme di sfruttamento vecchio e nuovo, dal caporalato che opprime tutti i lavoratori agricoli (italiani e stranieri) ai giovani rider o dei call-center o ai laureati costretti a cercare fortuna fuori. Riprendere l’analisi e il collegamento col sistema delle piccole e medie imprese, proponendo un modello di sviluppo capace di accompagnare la crescita tecnologica ed economica e di elaborare una politica che si ponga, con tutto il sistema produttivo di misurarsi con la globalizzazione imponendo regole e controlli democratici, non la chiusura delle frontiere sponsorizzata dal sovranismo per alimentare insicurezze, paura e odio e spremere consenso per l’oggi ma negando un futuro di crescita all’intero paese.

Il centrosinistra discuta l’abbandono delle politiche neoliberiste che ci hanno portato alle attuali crisi, riproponga una governance democratica della globalizzazione per controllare l’enorme potere delle multinazionali, rilanci la riforma dell’Ue per uniformare e migliorare il sistema fiscale, le politiche sociali, la difesa dei diritti umani, dei migranti, il contrasto alle mafie transnazionali mutuando la legislazione antimafia italiana e rafforzandola contro le nuove criminalità economico-finanziarizzate e dandoci un sistema unico di difesa..
Un paese in declino ha bisogno di una classe dirigente capace di guidare la risalita investendo sulla conoscenza, sull’innovazione tecnologica, sull’eliminazione della corruzione e di ogni rapporto tra politica, affari e mafia per ridare ai cittadini fiducia verso le istituzioni.
Unità e cambiamento, ha invocato Zingaretti per superare la sconfitta, non per rimuoverla, ma per comprenderne le cause e porvi rimedio, andando nei luoghi di lavoro manuale e intellettuale, nelle periferie urbane in sofferenza, nelle campagne, parlando ai pastori come agli agricoltori delle aree interne di quelle più avanzate per recuperare la ricchezza della diversità produttiva del nostro paese.

Basta ascoltare quanto fanno in piena autonomia i giovani agricoltori che si organizzano o i pionieri delle biodiversità dello slow food o le imprese italiane più avanzate presenti sul mercato globale. Contro il sovranismo e il populismo il centrosinistra ha un grande alleato nella chiesa di Papa Francesco. Economia solidale, difesa dei diritti umani e dell’ambiente, ripudio del dio mercato così come della corruzione e delle mafie sono il terreno per un moderno dialogo tra laici e religiosi, tra credenti e non credenti in nome della libertà e della giustizia sociale e dell’uguaglianza di tutto il pianeta.
Tutto ciò sarà possibile con un centrosinistra, e all’interno di esso un Pd, capaci di rilanciare passione politica, mobilitazione e partecipazione di massa, e nuova idealità

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