Il 4 aprile alla Casa del volontariato, luogo simbolo di rinascita nel capoluogo abruzzese, la prima nazionale di “I nostri giorni dopo” del regista Roberto Cuzzillo. Uno sguardo ai conflitti che il sisma ha fatto emergere e alla capacità di reagire
Il prossimo 4 aprile alle ore 18, a due giorni dal decimo anniversario della data spartiacque nella storia recente del capoluogo abruzzese, la Casa del Volontariato dell’Aquila ospiterà la prima nazionale del nuovo film di Roberto Cuzzillo “I nostri giorni dopo”. La scelta della produzione e del regista stesso è caduta su un luogo simbolo, non della tragedia del terremoto, bensì della rinascita. Quella rinascita per la quale il volontariato ha gettato le basi fin dalla prima ora dell’emergenza, prima intervenendo in massa nella città in macerie, poi contribuendo, anche grazie al prezioso sostegno di CSVnet e della rete dei centri di servizio, alla nascita di una struttura che negli anni è diventata un prezioso punto di riferimento per la vita sociale e culturale della città.
Cuzzillo tiene a precisare come “I nostri giorni dopo” non sia un film sul terremoto, bensì un racconto degli effetti determinati dallo stravolgimento improvviso della quotidianità sul singolo e su un’intera comunità. L’attenzione è quindi rivolta alle difficoltà e ai conflitti non generati ma portati alla luce dalla tragedia, insieme alla capacità di reagire al punto da ripensare se stessi, i propri obiettivi e le proprie prospettive.
A fronte di una città che si svuota e che viene progressivamente abbandonata allo sconforto e alla devastazione, il regista punta l’obiettivo su chi trova il coraggio di compiere la scelta opposta. Linda, la protagonista interpretata da Irene Ivaldi (che torna a lavorare con Cuzzillo dopo il successo di “Senza fine” del 2008), torna a L’Aquila con l’obiettivo di riprendere in mano la propria vita dopo una relazione sentimentale finita male, con la speranza di rendersi utile alla propria comunità. Una speranza che si scontra con il disincanto, con le scelte avventate e i segreti inconfessabili di chi la circonda. Sullo sfondo una città devastata che diventa gabbia dei propri incubi, luogo da cui non si riesce a scappare. Le selve di puntelli in cui Linda prova a ritrovare se stessa, rendono claustrofobici gli spazi aperti e trasmettono nello spettatore quel senso di solitudine irreale ancora tristemente presente in tanti, troppi angoli della città.
Quella di Cuzzillo è una L’Aquila che non può rinascere stando seduta ad aspettare. Una città che chiede alla sua popolazione di rimboccarsi le maniche e agire in aiuto di sé e degli altri. Evidenziando come, anche a distanza di così tanti anni (il film è ambientato nel 2017), c’è ancora tantissimo da fare. Oggi “I nostri giorni dopo” ci offre uno spunto per tornare a ragionare su questi aspetti in quei luoghi dove il volontariato ha acceso una speranza e avviato quel processo virtuoso di cui la Casa del Volontariato è un simbolo concreto di azione come reazione. Raggiungendo uno degli obiettivi più nobili di un prodotto cinematografico di qualità: far riflettere lo spettatore sulla realtà attraverso una storia di fantasia. (Marco Travaglini)