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La malainformazione al lavoro

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Ignorata iniziativa della Fisac Cgil, radiografia di “banche, lavoro, paese”, denuncia di ciò che non va. Ignorato intervento di Landini. Accordo Fca-sindacati, ma si dimentica di dire che Fiom non ha firmato

La mala informazione al lavoro. Quando si censurano, perché di questo si tratta, gli eventi diciamo scomodi per chi gestisce il potere, a partire dal governo gialloverde, si colpisce la democrazia. Tassello dopo tassello, vicenda Tav che se non fosse grave si dovrebbe fare una crassa risata per come si stanno muovendo i Conte, i Salvini, i  Di Maio che ignorano, o fanno finta di  ignorare, le regole elementari da seguire quando si tratta di  appalti. Ieri è stata una giornata nera, un  segnale di cui sarà bene che chi ha ancora a cuore la democrazia si dia una svegliata, esca dal torpore dei tweet, dei social a comando, scenda in campo a difendere il diritto dei giornalisti ad informare e quello dei cittadini ad essere informati. Oggi questi due dritti sono in pericolo. Anzi, siamo già oltre. Vediamo i fatti. Il primo riguarda una iniziativa di grande rilievo del sindacato dei bancari, o meglio dei lavoratori del credito, Fisac Cgil. Nella sede della Confederazione, presente il segretario generale Maurizio Landini, è stato presentato un elaborato di grande interesse: “Banche, lavoro, paese. La parola ai numeri, contratto collettivo di lavoro, salari e diritti”. Le parola chiave: non crescita. Occupazione, quale? Salari, banche, disuguaglianze, quante? dove? Banche, bancari. Una vera e propria fotografia dell’attuale situazione economica e sociale del Paese. Si tratta di una elaborazione di grande interesse a cura di Agostino Megale e Nicola Cicala, rispettivamente presidente dell’Isrf Lab, istituto di ricerca e formazione-Fisac Cgil, e direttore. Una radiografia della situazione economica e sociale del nostro paese. Gli autori, in una affollatissima sala della Cgil, tante telecamere e tanti giornalisti, ne hanno discusso con Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, che ha fatto un intervento a tutto campo, come si dice, sul ruolo del sindacato, sul rapporto con il governo –  proprio mercoledì i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil incontreranno il vicepremier Di Maio che è anche ministro del Lavoro e dello Sviluppo – il valore e il significato della manifestazione di Piazza San Giovanni, il programma delle iniziative che sono in atto in tutta Italia a partire dallo sciopero generale dei lavoratori dell’edilizia che venerdì prossimo manifesteranno a Roma, Piazza del Popolo.

Il segretario generale della Cgil: noi il cambiamento del Paese non il governo

Un intervento centrato sul lavoro, i diritti, l’eguaglianza, il rapporto fra lavoratori dipendenti e autonomi, sindacato e forze politiche, intermediazione. Landini ha rilanciato. Il cambiamento siamo noi, il sindacato, non il governo. Bene. A conclusione del convegno i giornalisti hanno accerchiato Landini, tempestato di domande, specialmente sul governo, sulla politica fiscale. “Le tasse – ha detto – vanno pagate in base al reddito ma anche ai  patrimoni per chi li  ha. Una proposta che ponga il tema di una riduzione della tassazione del lavoro dipendente, un aumento delle detrazioni, è un punto decisivo”. Ma “c’è anche il tema dell’evasione fiscale e dell’evasione contributiva”. L’intervento di Landini si può riascoltare su la Radio Articolo 1 che ha dato in diretta il dibattito coordinato da Roberta Lisi.

Il  dibattito in diretta su Radio Articolo 1. L’intervento del segretario generale Fisac

Bene, anzi male. Di tutto ciò, di quanto si è discusso nel convegno, delle interviste a tambur battente fatte dai giornalisti, nei resoconti dei media non compare niente.  Non si capisce dove sono finite le interviste con le telecamere. Evidentemente in redazione qualcuno ha deciso di glissare. È già tanto se viene dato conto dell’intervento del segretario generale della Fisac Cgil, Giuliano Calcagni. Parla di “una parola antica ma che non è sfiorita: uguaglianza dei diritti e del salario di tutti i lavoratori”, questo significa “superare il Jobs act per quanto riguarda i diritti”, andando nella direzione della Carta dei diritti universali proposta dalla Cgil, “e superare il salario di ingresso per i giovani per quanto riguarda il salario”. Questa è la via che “ci permette di tenere unito il mondo del lavoro”. E “per tenere unito il Paese, bisogna portare occupazione nel Mezzogiorno”, ha sostenuto Calcagni. In generale “è tempo di aumentare i salari. In tutti i contratti”. “Il legame tra crisi delle Banche e crisi del Paese – ha sottolineato – è un legame strettissimo poiché le banche sono al servizio dell’economia reale del Paese. Sicuramente il senso di responsabilità delle lavoratrici e dei lavoratori ma anche dei sindacati ha consentito nello scorso rinnovo la risoluzione in senso positivo della crisi del sistema bancario che però ha continuato a fare profitto e a remunerare il solo capitale con la distribuzione di dividendi senza contribuire alla crescita della produttività”. Con il rinnovo del contratto, ha aggiunto Calcagni, occorre “far sì che il salario diventi strumento di redistribuzione della ricchezza”.

Ridotto il  numero dei bancari asciugando il numero degli sportelli

Per quanto riguarda il sistema bancario, da sottolineare che la crisi ha colpito il comparto riducendo il numero di addetti e contemporaneamente asciugando il numero degli sportelli attivi sul territorio nazionale. Da questo punto di vista i dati Fisac evidenziano un calo del numero dei dipendenti pari a 50mila unità (bilanciando le 67mila uscite volontarie con le 17 mila assunzioni previste fino al 2023) e una contrazione del numero degli sportelli, il cui numero è diminuito tra il 2008 e il 2017 da 34.139 a 27.374. La mala informazione è una pianta  di quelle  che si attaccano, si appiccicano sui muri, ti provocano prurito… Continua su jobsnews


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