Se parliamo dell’Italia, il segno che il fascismo è tornato e sta facendo sentire con forza il suo alito cattivo non più, non solo in gruppi locali e aggressivi, ma anche in situazioni di potere, prontamente usate come dominio, fate questa piccola prova: ditelo in pubblico, a voce o per iscritto. Seguirà una filastrocca di prese in giro e di accuse di mania del “politicamente corretto”, seguito dal tentativo di rilanciare un vecchio gioco per bambini.
Ricordate la scritta “asino chi legge?”. Nell’Italia di questa fase non lieta della nostra storia è diventato “fascista è chi lo dice”.
Del resto siamo anche un Paese che non è affatto razzista come ci viene detto con incredibile faccia tosta, ogni volta che qualcuno osa presentare la lunga lista di violazioni, dal caso Diciotti agli sgomberi di intere baraccopoli, senza altra destinazione conosciuta. Di Paesi razzisti o inquinati di fascismo come l’Italia ce ne sono molti, pensate a Polonia e Ungheria. Qual è la differenza? È che Orban e Kazcinsky sono orgogliosi di essere quello che sono. Noi lo neghiamo. E giuriamo, insieme, a un bel po’ di antifascisti gentili, che qui il razzismo non c’è.
Prendete gli Stati Uniti. Sono usciti quasi insieme, in traduzione Italiana, due libri americani esemplari per chiarezza e coraggio, data l’autorevolezza degli autori. Il primo è Fascismo, un avvertimento di Madeleine Albright, editore Chiarelettere. Albright è stata ambasciatrice alle Nazioni Unite degli Usa e segretario di Stato con il presidente Bill Clinton. La Albright, invece di ripeterci ciò che sappiamo e apprezziamo sulla democrazia americana, ci dice ciò che succede oggi negli Stati Uniti con queste parole: “Perché molti centri di potere cercano di minare la fiducia dell’opinione pubblica nel voto, nella giustizia, nei media e, fatto fondamentale per il nostro futuro, nella scienza? Perché a questo punto del Ventunesimo secolo si è tornati a parlare di fascismo? Se si immagina il fascismo come una vecchia ferita ormai quasi rimarginata, eleggere Trump alla casa Bianca è stato come strappare la benda e gettare via la crosta”.
Il secondo libro altrettanto coraggioso e attento alla realtà, senza le finzioni del buonismo rovesciato all’italiana (“non si deve accusare di fascismo chi la pensa diversamente” ) è Noi contro loro. Come funziona il fascismo di Jason Stanley, filosofo e linguista, professore a Mit e a Yale (Solferino Editore). Ecco la sua limpida diagnosi di un Paese che ama, e per cui teme: “Le politiche fasciste cercano di minare il dibattito pubblico, attaccando e sminuendo l’ istruzione, la competenza, il linguaggio”.
Questi due libri ci servono per fronteggiare ciò che il fascismo italiano di ritorno (molto insediato nel governo) ci sta preparando.
(*) I due libri citati di Albright e Stanley analizzano gli Stati Uniti guidati da Trump.
Il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2019