“Cento lettere. Dalle sbarre alle stelle” Itaca edizioni, è il carteggio intervallato da resoconti biografici tra Attilio Frasca, nato nel 1970 in una borgata romana, condannato a trent’anni di reclusione, di cui meno di metà scontati, e il suo amico Massimo, con il quale Attilio è cresciuto ma, diversamente da lui, ha imboccato un’altra strada: quella di una famiglia, dei figli, ritagliandosi spazi creativi dove la società lo permette e, soprattutto, non ha mai ceduto al pregiudizio che ci fa condannare chi ha perso la rotta.
Scritto a quattro mani da Attilio Frasca con il regista di Blob Fabio Masi, attraverso una scelta di missive autentiche nei dieci anni di corrispondenza tra i due protagonisti, “Cento lettere. Dalle sbarre alle stelle” diventa una testimonianza commovente della vita di Attilio, risucchiata come falena da richiami notturni di droga e furti, da delirio di onnipotenza che sfocia in risse allo stadio; ma anche segnata da una maturazione lenta e dolorosa, attraverso il dialogo epistolare con l’amico Massimo, percorso di autocoscienza, filo d’Arianna che conduce all’uscita del labirinto.
Attilio Frasca nel 2015 insieme ad altri detenuti e volontari ha iniziato a ristrutturare un’ampia area del carcere di Pescara, che ora possiede le sue scuole, la sua biblioteca, una sartoria, un laboratorio di teatro. “Cento lettere. Dalle sbarre alle stelle” – libro godibile, che si legge d’un fiato – trascina e permette di capire come, per quanto la responsabilità individuale conti, sia sottile la linea di confine che ci può far vivere in seno alle regole o ci può tagliare fuori. Alla fine del racconto il lettore si chiede come sia possibile che l’Attilio di oggi sia la stessa persona di ieri.
Dal libro è stato tratto lo spettacolo omonimo, diretto da Ariele Vincenti, con la partecipazione di Flavio Insinna che nella piéce è filo conduttore e voce narrante. Insinna così dice del rapporto umano tra i protagonisti: “… la vera amicizia è senza giudizio, Massimo non giudica Attilio per ciò che ha commesso nella vita, ma gli sta a fianco e lo conforta, un amico non ti giudica mai”. Tale percorso di resurrezione è, infatti, esempio di ciò che produce la capacità di non condannare e porgere sostegno. Se ciò si espandesse su larga scala la società sarebbe diversa.
Cento lettere. Dalle sbarre alle stelle
Attilio Frasca, Fabio Masi
Itaca edizioni
Pag. 122 – euro 13