La lotta alle mafie non può non essere un tema cruciale per una strategia di tutela e consolidamento della democrazia nel nostro Paese. Questo, ovviamente, richiede una particolare capacità di collegare insieme valori che rischiano di svuotarsi sempre di più e bisogni crescenti ma senza adeguata rappresentanza parlamentare. E se si perde anche quest’ultima occasione per creare una mobilitazione vincente che di l’imput ad un’efficace legislazione antimafia che punti soprattutto sull’efficacia di nuovi strumenti normativi e sull’adeguata applicazione di quelli esistenti, il Paese potrebbe diventare inesorabilmente prigioniero delle mafie. I mafiosi oggi accumulano ricchezza e la reinvestono nell’economia e nella società, grazie alla capacità di costruire accordi criminosi con chi invece legislativamente dovrebbe reprimere la loro azione. E’ la corruzione, l’elemento che unisce oggi politica e mafie, ma i politici purtroppo non vogliono sentirselo dire. Lo Stato ha combattuto seriamente la mafia fino al 1992 iniziando una capillare lotta alle organizzazioni criminali di stampo mafioso, partendo dalla Sicilia e arrivando fino alle stragi di Falcone e Borsellino: questo è un fatto innegabile.
Questa lotta ha coinvolto anche pezzi, uomini e pratiche di quello Stato contaminati dalla corruzione, che alla lotta avevano sempre preferito il dialogo: altro fatto innegabile. La conferma del nostro assunto è la prima sentenza sulla trattativa Stato-Mafia di Palermo che nell’aprile scorso ha condannato a dodici anni di carcere l’ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, a dodici anni gli ex comandanti del ROS dei Carabinieri Mario Mori e Antonio Subranni, a otto anni l’ex capitano dei carabinieri Giuseppe de Donno. Tutti uomini dello Stato. Come affronta il nuovo governo giallo-verde il contrasto alle mafie? Con pochissime righe. E’ scritto nel contratto testualmente: “Bisogna potenziare gli strumenti normativi e amministrativi volti al contrasto della criminalità organizzata, con particolare riferimento alle condotte caratterizzate dallo scambio politico mafioso. È necessario inoltre implementare gli strumenti di aggressione ai patrimoni di provenienza illecita, attraverso una seria politica di sequestro e confisca dei beni e di gestione dei medesimi, finalizzata alla difesa e alla tutela delle aziende e dei lavoratori prima dell’assegnazione nel periodo di amministrazione giudiziaria”. Fino ad ora (è già passato un anno) il c.d. “Governo del Cambiamento” non è riuscito a imprimere quell’azione antimafia di cui un Paese come il nostro avrebbe bisogno. La lotta alla mafia e alla corruzione, cavalli di battaglia dei cinque stelle, sono scivolati in fondo all’agenda delle priorità nazionali.
Il Ministro Bonafede, finora, ha scelto soluzioni politiche di equilibrio che non hanno affrontato di petto le questioni cruciali che riguardano la lotta alle mafie. Personalmente ho proposto in sede di Commissione Giustizia la modifica dell’attuale Commissione Parlamentare Antimafia auspicando la composizione “mista” fra membri del Parlamento, esperti extra-parlamentari e rappresentanti delle associazioni dei familiari delle vittime, perché la verità sulle mafie e i loro affari è attuale e indispensabile, perché un Paese senza verità non può costruire nessun futuro per i suoi giovani. Anni fa incontrai proprio l’attuale Ministro della Giustizia quando era semplice parlamentare e componente della Commissione Giustizia alla Camera, che ha apprezzato e detto di condividere la mia idea, ma intanto sono passati anni e nulla è accaduto, e oggi che è al Governo del Paese nessuno ha raccolto la mia proposta. Se la mafia è una montagna di merda, come amava dire Peppino Impastato, con la piena approvazione del M5S, perché poi quando si è al governo non ci si attiva per mettere mano a una normativa efficace per il contrasto alle organizzazioni mafiose? Perché non si ascolta chi ti sta dicendo che, forse, non stai facendo proprio un buon lavoro nella lotta alle mafie e alla corruzione? Cari governanti del cambiamento le mafie sono tutt’altro che sconfitte! Allora dovete rispondere alla nostra domanda perché è un nostro diritto conoscere la vostra risposta: per questo Governo, la lotta alla mafia è una priorità?
*Vincenzo MUSACCHIO, Presidente dell’Osservatorio Antimafia del Molise