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Fierro. L’editore non c’è più, ma il processo continuadi Redazione Web

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Assolto in primo grado, dopo la querela di un europarlamentare, l’ex giornalista de l’Unità – difeso da Ossigeno – ancora in attesa di Appello

Ossigeno per l’Informazione ha assunto la difesa in giudizio – attraverso l’avvocato Andrea Di Pietro – del giornalista del “Fatto Quotidiano” Enrico Fierro, ex de “l’Unità”, confermando l’impegno a favore di quegli operatori dei media querelati per diffamazione a mezzo stampa che hanno perso il sostegno economico dell’editore che ha pubblicato l’articolo per il quale sono stati querelati. Si tratta di quelle situazioni paradossali in cui si trovano, fra gli altri, le giornaliste Concita De Gregorio e Sandra Amurri, anche loro ex dipendenti del quotidiano “l’Unità”, anch’esse ora difese dall’Ufficio di assistenza legale gratuita di Ossigeno. Quando hanno pubblicato gli articoli, questi giornalisti godevano della tutela dell’editore , ma poi in corso di causa, dopo anni, l’hanno persa. Hanno perso completamente la manleva, ovvero il diritto a essere tenuti al riparo dalle conseguenze economiche di condanne per diffamazione, e anche dalle spese legali per difendersi.

Era il 18 ottobre 2006 quando Enrico Fierro, inviato de “l’Unità”, veniva querelato per il reato di diffamazione aggravata a mezzo stampa da un parlamentare europeo in quota UDC per un articolo pubblicato il 20 luglio 2006, dal titolo “Carabinieri scoprono tangenti: trasferiti”. In seguito a quella denuncia, il 18 marzo 2008 Fierro è stato rinviato a giudizio ed è stato assolto dal Tribunale di Roma il 14 gennaio 2013. Ma la parte civile ha presentato ricorso e il processo d’appello è stato fissato per il 3 giugno 2019. Dunque, ben tredici anni dopo il presunto reato.

Nel frattempo, il mondo è andato avanti. Enrico Fierro ha perso la manleva a causa del sopravvenuto fallimento dell’editore de “l’Unità”  e, quindi, avrebbe dovuto sostenere in proprio i costi di difesa di questo secondo grado di giudizio, senza contare il rischio di dover pagare personalmente il risarcimento del danno dopo il grado di Appello, in caso di ribaltamento della sentenza assolutoria di primo grado.

L’articolo di Enrico Fierro veniva contestato dal parlamentare europeo perché ritenuto gravemente diffamatorio della sua reputazione. Il giornalista riferiva – traendo spunto da una clamorosa perquisizione disposta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Campobasso ed effettuata presso il Comando Generale dei Carabinieri – che vi era una stretta correlazione tra l’improvviso trasferimento di un tenente colonnello dei Carabinieri e l’inchiesta giudiziaria condotta dallo stesso nei confronti di un familiare dell’europarlamentare.

Nell’articolo, il giornalista denunciava, in buona sostanza, le gravi interferenze politiche che avevano determinato la scelta del Comando Generale dell’Arma di trasferire il tenente colonnello da Venafro a Foggia. In tale contesto, venivano criticate da Enrico Fierro, sulla base della precisa ipotesi investigativa della Procura Distrettuale Antimafia di Campobasso, risultante dagli atti in suo possesso, le accertate ingerenze politiche e istituzionali che avevano provocato il trasferimento dell’ufficiale dei carabinieri da Venafro a Foggia, in modo da “togliersi dai piedi quel rompiscatole”.

Tutto ciò – sosteneva il giornalista – accadeva nell’ambito di un articolato disegno per condizionare una delicata indagine giudiziaria sugli appalti relativi alla realizzazione dell’autostrada del Molise, “un affare da 55 milioni“, da cui erano derivate misure cautelari reali, ovvero sequestri preventivi, che avevano coinvolto anche la famiglia dell’europarlamentare, il cui fratello si occupava, a quei tempi, della realizzazione di un importante appalto pubblico.

GFM

Da ossigenoinformazione


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