E due. Nuova Via della Seta dopo la legge sulla finanza pubblica 2019. Due difficili palle sono andate in buca. Giuseppe Conte sabato 23 marzo ha portato a casa «l’intesa speciale» (come l’ha definita alla Camera) con la Cina dopo essere riuscito a spuntare lo scorso dicembre l’accordo con la Ue sulla legge di Bilancio per il 2019.
Per l’occasione Roma è stata tirata a lucido da Virginia Raggi. La sindaca grillina della capitale è riuscita a tenere pulite strade e cassonetti straboccanti di rifiuti fino a pochi giorni prima. Il presidente del Consiglio il 23 marzo, tra grandi strette di mano e sorrisi, ha firmato a Villa Madama il “Memorandum d’intesa” con il presidente cinese Xi Jinping, la cosiddetta Nuova Via della Seta. L’accordo quadro, per quanto ridotto a 29 intese mentre ne erano state previste una cinquantina, è stata un’impresa ardua.
Non è stato un lavoro facile. Donald Trump, Angela Merkel e Emmanuel Macron da mesi martellavano il governo giallo-verde per non dare “legittimità” ai programmi espansionistici di Xi Jinping. Ostacoli sono arrivati anche dall’interno del “governo del cambiamento”. Il vice presidente del Consiglio leghista Matteo Salvini, divenuto l’alfiere dell’Occidente, è rimasto critico sui rischi di “colonizzazione”: «Non mi si dica che in Cina vige il libero mercato».
Conte il mediatore paziente e deciso, stretto tra Salvini e Di Maio, gli uomini forti del governo populista, invece ce l’ha fatta. Il presidente del Consiglio ha mediato, smussato, limato e alla fine di fatto ha ottenuto il via libera degli storici alleati europei e della Lega: l’Italia è stato il primo paese del G7 a firmare un “Memorandum d’intesa” con la Repubblica Popolare Cinese, la seconda economia del mondo dopo gli Stati Uniti d’America.
Una lunga cena notturna, dopo il Consiglio Europeo di Bruxelles del 21-22 marzo, è stata determinante. Conte ha avuto un complicato colloquio tra una pietanza e l’altra con il presidente della Repubblica francese e la cancelliera tedesca. Nella lunga cena durata fino alle due di notte nell’albergo Amigo di Bruxelles si è speso per tranquillizzare la Merkel e Macron garantendo: con il Dragone solo accordi commerciali per sostenere l’economia nazionale caduta nell’ennesima recessione, sono rispettate le norme europee, l’Italia non cambia le sue storiche alleanze occidentali, resta immutata la sua collocazione euro-atlantica sulla scena internazionale.
Ai cronisti ha indicato con una punta di soddisfazione l’incontro di martedì 26 marzo a Parigi tra Merkel-Macron-Juncker con Xi Jinping: «Noi siamo arrivati per primi» ma sul ruolo dell’Italia «non bisogna neanche esagerare». È fiducioso di superare i perduranti contrasti con gli Stati Uniti: «Abbiamo canali diretti» e presto Trump verrà in Italia.
Sono tanti i settori della collaborazione Italia-Cina aperti dalla Nuova Via della Seta: strade, ferrovie, porti, aviazione civile, telecomunicazioni, televisione, spazio, innovazione tecnologica, ricerca scientifica, energia, agroalimentare, cultura, salute, fisco. Luigi Di Maio, vice presidente del Consiglio cinquestelle, il più deciso sostenitore dell’intesa con l’ex Celeste Impero, ha decantato l’accordo perché «vince il Made in Italy, vince l’Italia, vincono le imprese». Ha precisato: le intese valgono 2,5 miliardi di euro e «hanno un potenziale di 20 miliardi di euro».
Berlino e Parigi non hanno aderito, al contrario dell’Italia e di altre quattro nazioni della Ue (Portogallo, Grecia, Polonia, Ungheria) alla Nuova Via della Seta ma il loro ruolo è dominante. Le forti esportazioni tedesche e francesi in Cina non hanno avuto, almeno finora, dei competitori temibili.
L’ultima tappa del presidente cinese in Italia prima del viaggio a Parigi è stata in Sicilia. Xi Jinping, con la moglie Peng Liyuan, si è recato a Palermo ed è rimasto incantato dalla città. Domenica 24 marzo, prima di partire, ha annunciato una grande ondata di turisti dell’Estremo Oriente: «Questa mia visita a Palermo è stata un grande spot per la città e la Sicilia. Sono sicuro che in futuro verranno milioni di turisti cinesi». Comincia da Palermo «l’intesa speciale» con la Cina.