I grillini esultano per il rinvio della decisione. Salvini, per l’invio degli “avvisi”, un modo indolore per “instradare” i bandi veri e propri. Che arriveranno dopo una revisione delle quote dei partner dell’opera, con un maxi-sconto “sbloccante” a favore dell’Italia offerto da Francia e Europa, purché non rompa più le scatole. Il Governo esulterà per il vantaggio ottenuto, magari dicendo che così la bilancia dei costi-benefici torna a pendere a favore di quest’ultimi. E la Tav si farà, decidendo la cosa nell’ultima seduta di agosto.
Eppure, nonostante il clamore di questa vicenda, il dato più importante è un altro: Salvini non vuole assolutamente tornare con Berlusconi, perché lo considera una zavorra perdente. Tant’è che è bastato che un grillino dichiarasse la crisi “di fatto aperta”, per fargli tirare subito il freno, con ciò decretando la fine della tattica dei due forni.
Questo fatto pone inaspettatamente i 5 Stelle in una situazione di maggior forza nei confronti della Lega, proprio quando tutti la davano ormai come succubi. E allontana lo spettro della caduta del Governo dopo le europee, anche se la Lega dovesse confermare i sondaggi in vistosa ascesa. Salvini sa che se tornasse con B, perderebbe il consistente elettorato anti-berlusconiano acquisito. Lo stesso che il PD proverà a riconquistare. Ma Zingaretti ha bisogno di tempo per restaurare il partito. E non ha fretta anche perché la manovra correttiva e la prossima finanziaria imbottita di clausole di salvaguardia, è bene che la gestisca chi l’ha provocata, senza poter più dire che i problemi li ha ereditati.
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