Rafforzano la mobilitazione per ottenere un cambiamento delle politiche del governo. Di Maio convoca i leader delle tre Confederazioni
Di Alessandro Cardulli
Cgil, Cisl, Uil stringono i tempi, la mobilitazione continua per ottenere un sostanziale mutamento nella politica economica, mentre il governo manda avanti il decretone, lo peggiora con emendamenti che si susseguono, le Camere non hanno neppure il tempo di una valutazione, un esame approfondito. L’audizione di Cgil, Cisl, Uil, da parte delle Commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera, la consegna di un documento delle tre Confederazioni in cui punto per punto si smonta il decretone, apre una nuova fase nello scenario politico. Il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro nonché vicepremier ha convocato per il 13 marzo alle ore 15,30 nella sede del ministro i leader di Cgil, Cisl, Uil a fronte della decisione presa dalle segreterie unitarie di proseguire e rafforzare la mobilitazione per ottenere un cambiamento della politica economica del governo dando seguito alla grande manifestazione di Piazza San Giovanni del 9 febbraio. Primo appuntamento – dopo la partecipazione unitaria a Milano al corteo contro le discriminazioni razziste e per l’accoglienza, la solidarietà, i diritti – hanno annunciato i segretari generali di Cgil, Cisl, Uil Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo – il 15 marzo con lo sciopero e la manifestazione a Roma degli edili. Il 25 marzo lo sciopero del trasporto aereo; il 10 aprile sono fissati gli esecutivi unitari di Cgil, Cisl e Uil. Il Primo Maggio la manifestazione unitaria per la festa del lavoro sarà in Emilia Romagna. Il 13 e 14 maggio, a Matera, una riunione dei quadri e dei delegati dedicata a Europa, Sud e cultura. A metà giugno, poi, è prevista una grande manifestazione in una città del Sud per chiedere il rilancio del Mezzogiorno.
Lite continua fra i vicepremier Salvini e Di Maio con intermezzo del ministro Tria
A fronte della mobilitazione annunciata, che è solo una parte del movimento di lotta, da ricordare le iniziative degli studenti in particolare, del mondo della scuola, c’è un governo che potrebbe essere definito “lite continua”. Salvini e Di Maio, con intermezzo di Tria che nessuno nell’ambito del governo gialloverde ascolta, eppure capita anche che talora dica cose di buon senso, continuano a starnazzare, si parlano a distanza, ognuno dal proprio campo di battaglia lancia sfide all’alleato-avversario. Ognuno ha il suo pacchetto di problemi da affrontare, da portare a casa come hanno promesso ai propri elettori. Reddito di cittadinanza, quota cento per le pensioni sono in via di soluzione annunciano i due vicepremier. Salvini già che c’è, mentre qualche ministro di seconda fila si lancia in proposte, che attaccano i diritti conquistati dalle donne, insiste sulla riapertura dei bordelli, trova il tempo di annunciare che lavora ad un disegno di legge sulla droga che prevede il raddoppio delle pene per chi spaccia ma, in particolare, vuole eliminare la “modica quantità”. Non fa parte del “contratto di governo” ma è certo che verrà approvato dagli alleati. Per quanto riguarda la Tav afferma che “tutto è migliorabile”. Intanto Di Maio si vede con Casaleggio, il capo cordata. Sempre il leghista con i giubbetti della polizia fa dell’ironia sulle problemi aperti con Di Maio, a partire dalla legge sulle autonomie regionali. “Ci stiamo lavorando, tutto è migliorabile – afferma – così come sulla Tav. Ogni mattina vedo un punto di incontro. Il governo non rischia”. Dicevamo di Tria che scopre l’acqua calda quando afferma che “La fiducia degli investitori è essenziale per competitività e crescita del Paese”. Ancora: “Occorre che non rimangano incertezze e che l’Italia sostenga investimenti per lo sviluppo delle infrastrutture. Per ridurre il debito bisogna agire sul tasso di crescita”. Applausi verrebbe da dire a fronte di tale banalità. Poi aggiunge: “La correzione della manovra non può essere la soluzione”. Allora qual è? Non lo dice. Nel frattempo Conte, Di Maio, Salvini danno annunci, tutto fatto, tutto pronto per dare il via al reddito di cittadinanza e a quota cento.
La macchina del reddito di cittadinanza è già in moto. Ma non c’è da star sereni
Si annuncia anche quando avverranno i primi pagamenti, la “macchina del reddito” è già in moto, “state sereni”. I sindacati non sono affatto sereni. Nel corso della audizione sul decretone (reddito di cittadinanza e quota 100, anzi 110) nelle Commissioni Lavoro e Affari sociali della Camera la critiche all’operato del governo non sono mancate. Il decretone è stato fatto a pezzi. Per esempio per quanto riguarda il secondo tempo del reddito, i navigator che devono aiutare chi non ha un lavoro a trovarlo Cgil, Cisl, Uil dicono che “siamo ancora al fischio di inizio”. Manca l’accordo fra Stato e Regioni su una materia incandescente. I navigator sono precari che devono trovare un lavoro precario per i disoccupati. Dell’audizione diamo conto in altra parte del giornale. I dirigenti di Cgil, Cisl, Uil hanno annunciato la richiesta di un incontro per esaminare la situazione di Anpal servizi, l’agenzia nazionale per il lavoro. Lo ha annunciato il segretario confederale della Uil, Ivana Veronese a nome anche di Cisl e Cgil. ”Chiediamo che si corra – ha detto – rispetto alle 4.000 persone da far assumere alle regioni, che devono essere ancora suddivise”. Inoltre i sindacati chiedono che le 1.600 persone, attualmente previste con contatto a tempo determinato, ”partano già stabilizzate”.
I navigator terza azienda di Stato con maggioranza di precari
Complessivamente, secondo i calcoli dei sindacati, ”l’insieme di queste cose porterebbe a 6.000 navigator in collaborazione” che corrisponde al 93% di persone assunte a tempo determinato. ”Questo vuol dire creare la terza azienda di Stato con maggioranza di precari, al di là qualche azienda di rete energetica”. Per quanto riguarda “quota 100” in particolare il giudizio di Cgil, Cisl, Uil è “una misura che non dà risposte alle donne, a chi ha carriere discontinue, al Sud, a chi ha svolto lavori gravosi, a causa delle finestre”. Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil, ha affermato: “Riteniamo che la cosiddetta quota 100 rappresenti un’ulteriore opportunità per favorire una flessibilità in uscita dal lavoro rispetto ai vincoli a nostro avviso penalizzanti costituiti dalla Legge Monti Fornero, un’opportunità soprattutto per una parte del mondo del lavoro, quella per che ha potuto contare su percorsi lavorativi più lunghi e continuativi”. “Ma questo provvedimento, anche per il suo carattere temporaneo e sperimentale, non potrà essere utilizzato, o lo sarà solo in parte limitata, dalla più vasta platea dei lavoratori e delle lavoratrici, in particolare per tutti coloro che hanno avuto carriere discontinue, ad iniziare dalle donne (già le prime richieste evidenziano che solo un quarto delle stesse sono state presentate da donne), o chi ha operato in settori particolarmente caratterizzati da stagionalità o appalti (come l’agricoltura, l’edilizia o il turismo) o dove è presente un’alta mobilità professionale, come nelle piccole imprese. In generale – ha concluso – esclude, nei settori privati, le aree più svantaggiate del Paese. Una misura pertanto che a nostro avviso andrebbe riequilibrata, introducendo sin d’ora alcune modifiche, per renderla più accessibile a questi soggetti”.