Una bufera giudiziaria si abbatte sul Salento da bere, squassando i Palazzi e i loro inquilini, dalla Procura (un gup ricusato) alle case municipali (un sindaco rinviato a giudizio) alle banche. Una in particolare: Bcc Terra d’Otranto con sedi a Lecce e provincia. Una ex cassa rurale usata come lavatrice della Sacra Corona Unita, secondo gli inquirenti.
“…Tanto ci teniamo le mani tra di noi è un cerchio e diventeremo sempre più forti”.
Questo si legge nelle intercettazioni telefoniche dei carabinieri, questo è il perno attorno al quale ruotava l’attività criminosa documentata passo dopo passo, che in queste ore ha portato sei rinvii a giudizio eccellenti: un sindaco in carica al secondo mandato, due esponenti della quarta mafia salentina, la Scu, una dipendente di banca addetta ai mutui, un visurista.
Il dibattimento si aprirà il 3 giugno, tribunale Lecce, sezione penale.
Nel mirino della Procura, le operazioni di voto per il rinnovo del cda nel 2014 che decretarono la vittoria del giovane imprenditore di Carmiano (comune a nord di Lecce), Dino Mazzotta.
A creare e oliare il cerchio criminale (Cerchio è il nome dell’operazione, ndr), per l’accusa fu il fratello maggiore del neo presidente, Giancarlo Mazzotta, imprenditore del settore turistico, allora e oggi sindaco di Carmiano, nome di spicco di Forza Italia, rieletto con maggioranza bulgara proprio mentre imperversava l’uragano dell’inchiesta.
Sarebbe lui il deus ex machina che il 3 giugno dovrà rispondere di estorsione aggravata da metodo mafioso (tentata e consumata), violenza privata, tentata concussione. Accuse gravissime, contro le quali nulla hanno potuto le sue dichiarazioni in aula. Di persecuzione, di processo cucitogli addosso per dare sfogo ai livori personali dei suoi detrattori, ha parlato l’amministratore pubblico che mai, in questi anni, ha manifestato la volontà di dimettersi in attesa che la giustizia faccia il suo corso.
A difenderlo, un altro nome di riguardo nelle fila forziste, l’avvocato Francesco Paolo Sisto. Per gradi.
Gli altri rinvii a giudizio sono stati decisi dal gup Segio Tosi per Saulle Politi, imprenditore legato al settore dei giochi elettronici ma soprattutto delle scommesse, finito al centro dell’operazione “Poker2” della guardia di finanza di Lecce, ritenuto dagli inquirenti legato alla Scu come del clan Tornese e già condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, in carcere dalla scorsa estate all’esito di un’altra grossa operazione.; Giovanni Mazzotta, cugino del sindaco Giancarlo Mazzotta, di Carmiano, noto come “Gianni Conad”, secondo gli inquirenti uomo del clan Tornese della Scu cui tempo fa furono confiscati beni per centinaia di migliaia di euro; Maria Grazia Taurino, dipendente Bcc all’epoca dei fatti contestati addetta ai fidi; Ennio Capozza, all’epoca visurista; Luciano Gallo, , coinvolto nell’operazione Baia Verde dei carabinieri del Ros di Lecce, e poi rimesso in libertà. Nomi di peso. Vicenda ancora nebulosa, se si pensa che il secondo filone di indagine, quello sul riciclaggio, è ancora in piedi. All’epoca il credito cooperativo finì sotto ispezione di Bankitalia, poi in amministrazione straordinaria e infine commissariato, fino a nuove elezioni con lista unica.
Il pool di Palazzo Koch in una lunga relazione vergò della “progressiva egemonizzazione del cda, interferenza dell’organo gestorio nell’operatività aziendale, condizionamento delle valutazioni istruttorie in materia creditizia, apertura di conti a favore di clientela referenziata dal presidente, autorizzazione di sconfinamenti su indicazione del presidente”.
Non solo. Furono riscontrate “movimentazioni anomale di denaro per oltre 10milioni di euro nei primi nove mesi del 2014, relative a società alcune delle quali coinvolte in indagini per reati di stampo mafioso o a familiari di alcuni consiglieri dimissionari”, citati con dovizia di particolari nel documento. Ombre anche sul progetto, poi sfumato, di realizzare una fondazione per la gestione di una casa di riposo con una spesa di 2milioni di euro, che non ha mai avuto il nulla osta di chi di competenza.
Bankitalia andò giù duro, evidenziando addirittura “gravi irregolarità in materia di antiriciclaggio e mancanza di controlli sul rispetto della normativa antiusura” oltre ad un aumento dei soggetti nella fascia di rischio, da 37 a 400 in poco tempo. Su questo si lavora ancora, si diceva.
Quanto ai reati contestati al momento e costati il rinvio a giudizio ai sei, le minacce erano all’ordine del giorno.
“Sono stato avvicinato e minacciato da certa gente – le parole di un testimone – sono una vittima. Nel 2014 è stata una compravendita di voti continua, molti votarono Mazzotta perché avevano paura, si univano il potere politico ed economico e facevano leva sul bisogno, sulle difficoltà economiche delle persone”.
Finanzia, politica e mafia. Colletti bianchi al posto delle calibro 7.65. E tanto sporco attorno. E la certezza di spuntarla, forti del consenso sociale (ed elettorale), della forza del denaro, di un delirio di onnipotenza di qualcuno. Ma gli occhi anzi i fari della Procura di Lecce hanno illuminato gli angoli più bui di questa vicenda, intricata da meritare trattazione a puntate, e scongiurato derive e misunderstandig pericolosi. A ottobre il pm Carmen Ruggiero chiese e ha poi ottenuto, la ricusazione del gup designato, poiché cognato di uno degli attuali componenti del cda di quella Bcc.
I tempi si sono allungati, ma a garanzia del lavoro attento degli inquirenti.
Un mese fa un altro colpo di scena: il sindaco rinviato a giudizio (oltre ad altri della provincia di Lecce), ha deliberato in giunta la costituzione di parte civile dell’amministrazione contro Saulle Politi, quasi fosse un modo per acquisire il patentino di antimafiosità. Una presa di distanza dall’uomo del clan, con lui coindagato e con lui rinviato a giudizio (tutto vero, nessuna boutade).
In attesa del dibattimento ci si chiede cosa ne sarà dell’amministrazione retta dal primo cittadino azzurro fresco di rinvio per metodo mafioso, lo stesso sindaco che sorridente compariva in foto accanto alla compianta Rita Borsellino