[Traduzione a cura di Silvia Miguidi dall’articolo originale di Roger Sawadogo pubblicato su Cenozo – Investigative Reporting in West Africa. Tutte le foto sono riprese dall’articolo.]
“Qui manca quasi tutto.” È la constatazione, a metà tra frustrazione e rassegnazione, di Amadé Ouédraogo. Per questo giovane agricoltore della provincia di Soum, incontrato in un ritrovo (1) nel villaggio di Bakporé, questa situazione è deplorevole se si considera la ricchezza mineraria della regione.
E il cittadino elenca allora i mali della sua provincia di 400.000 abitanti sparsi su oltre 12.000 km2. “Le infrastrutture stradali sono insufficienti e poco sviluppate. Djibo, la città più grande e capoluogo della provincia, non è collegata alla capitale da una strada asfaltata. La diga che avrebbe potuto aiutare le popolazioni nelle loro attività agricole si sta asciugando sempre di più!”
Il Soum è una delle 45 province del Burkina Faso. Si trova nel Nord, la parte saheliana del Paese. A livello amministrativo, il Burkina Faso conta 13 regioni e il Soum si trova in quella del Sahel, la cui capitale è Dori.
Per un altro abitante di Djibo, Amadou Dicko, i cittadini dell’area non traggono alcun vantaggio dalla presenza di compagnie minerarie straniere. “Non siamo reclutati dalle compagnie minerarie perché dicono che non abbiamo il livello d’istruzione adeguato. Per averlo, bisogna aver studiato in una scuola professionale e tecnica, ma l’intera regione non ne ha avuta alcuna fino al 2013“, spiega.
È in occasione del turno per le celebrazioni (2) del Giorno dell’Indipendenza, l’11 dicembre 2013 a Dori, capitale della regione del Sahel, che nella zona è stata costruita una scuola professionale.
Amadou Dicko aggiunge che lo sfruttamento delle due grandi miniere è iniziato diverso tempo prima di allora (quello di Belahouro nel 2009 e quello di Essakane nel luglio 2010, ndr).
Traccia un quadro ancora più cupo, aggiungendo: “A livello della più grande ricchezza, costituita dal bestiame, l’insicurezza ha allontanato gli acquirenti. E poi non ci sono strade in buono stato per trasportare gli animali. Non ci sono impianti di lavorazione in loco.”
Per Dicko e Ouédraogo, l’assenza dello Stato, questo “abbandono”, spiega la radicalizzazione di alcuni residenti della regione e l’emergere di Ansaroul Islam, gruppo jihadista che si aggira per il Sahel burkinabé ed è stato fondato da Malam Dicko, un figlio del Soum, figlioccio di Amadoun Koufa, predicatore radicale del Mali… Continua su vociglobali