Al carnevale di Formello si sbeffeggiano i richiedenti asilo

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Nel 2015 ad Augusta, tra i migranti recuperati da un naufragio sbarcò anche un papà siriano che mi strinse il braccio chiedendomi, in inglese, tra le lacrime se potevo aiutarlo a recuperare almeno il corpo del suo bambino di 2 anni. Aveva provato con tutte le sue forze a trattenerlo: poi gli era scappato dalle mani e lo aveva visto sparire tra i flutti. Non dimenticherò mai la stretta di quelle mani, gli occhi di quell’uomo e il mio senso di impotenza.
Cito questo episodio, uno dei tanti che ho potuto documentare personalmente occupandomi dei flussi migratori attraverso il Mediterraneo, perché é a questo papà che ho pensato leggendo di un episodio che in questi giorni ha fatto discutere perché sintomo di un raffreddamento delle coscienze che alimenta episodi di strisciante e sempre meno nascosto razzismo.

Succede che a Formello, un comune alle porte di Roma Nord – conosciuto dagli appassionali di calcio perché ci si allena la squadra della Lazio – si festeggia il Carnevale con la tipica sfilata dei carri quando ad un tratto ne spunta uno che solleverà le proteste di molti cittadini: partono le denunce sui social dove viene anche postato il filmato in cui si vede chiaramente un suv scuro con in cima bandiere tricolore e ai lati cartelli che sbeffeggiano i richiedenti asilo che pretendono il wi-fi e schifano il cibo dei centri di accoglienza. Da altoparlanti echeggia la canzone provocatoria “Non pago affitto” del rapper di origine ghanese Bello Figo. L’auto trascina un gommone circondato da onde di cartone, tirato da un finto Matteo Renzi: a bordo, bambini bianchi (presumibilmente tutti italiani) con le facce dipinte di nero a simulare i coetanei migranti, migliaia dei quali sono morti annegati.

Si scatena un putiferio, molti cittadini si dissociano e il sindaco dice che questo carro era fuori concorso e ha sfilato “a sua insaputa”. Poi minimizza, non c’era nessuna volontà di essere razzisti, che questa è solo satira, ironia carnevalesca e che, in fondo la gente, si è divertita.

No caro sindaco, sono in tanti quelli che non si sono divertiti. Chi si è divertito ha dimenticato il corpo di Aylan disteso a pancia in giù su una spiaggia Greca, ha dimenticato il naufragio dell’11 ottobre 2013: quando, una settimana dopo la strage del 3 ottobre a Lampedusa, si rovescia un barcone con a bordo 268 siriani tra cui oltre 60 bambini. Chi non si indigna per questa rappresentazione macabra ha dimenticato il corpo di un altro bambino poggiato su un pezzo di legno accanto alla mamma. Morti entrambi l’anno scorso al largo delle coste libiche. E senza andare molto lontano, chi ride non pensa alle ultime vittime certificate: 117 scomparse in mare il 18 gennaio scorso. Tra i corpi riaffiorati nelle spiagge libiche il giorno dopo il naufragio, anche quelli di bambini. Loro come le decine e decine di migliaia di bambini e adulti morti annegati in questi anni grazie anche all’indifferenza delle persone come quelle che – secondo il primo cittadino di Formello – si sarebbero divertite.
No, caro sindaco, il Carnevale non giustifica questa mancanza di rispetto per le vite umane usando addirittura i bambini.


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