Obbligare un bambino di colore a voltarsi e mettersi in un angolo con il volto rivolto verso il muro, può essere considerato un esperimento sociale? Ovviamente no! E’ stata questa la giustificazione che un maestro di una scuola di Foligno (in Umbria) ha dato al suo dirigente scolastico dopo le proteste e le denunce da parte dei genitori del piccolo e l’indignazione scatenata sui social network. L’uomo, in un colloquio informale con i vertici dell’istituto scolastico, ha detto che le sue intenzioni erano esattamente l’opposto rispetto al caso che si è venuto a creare. “Ma che brutto che è questo bambino nero! Bambini, non trovate anche voi che sia proprio brutto? Girati, così non ti devo guardare”.
Questo è il racconto fatto da alcuni genitori dopo aver parlato con i propri figli. Qualora fosse confermato dalle indagini, si tratterebbe di un grave gesto nei confronti di un bambino, condito da discriminazione e istigazione all’odio razziale. Oltre che un pessimo esempio per tutti gli altri studenti e compagni di classe del piccolo. A rendere più grave questa storia, ci sarebbe un secondo episodio ripetuto poco dopo in un’altra classe dello stesso istituto scolastico. Questa volta la vittima sarebbe la sorella dell’altro bambino oggetto di scherno da parte del docente. Si dice che due indizi concordanti facciano una prova. E’ raccapricciante assistere a rigurgiti d’intolleranza e di razzismo che ogni giorno lievitano sempre di più. Nel nostro Belpaese sembrano nuovamente emergere quegli orrori che hanno trovato massimo vigore nel funesto ventennio fascista. Quella rabbia profonda, quell’odio che affiora quotidianamente nel dialogo con il panettiere, con il meccanico, con il vicino di casa.
Sembra che tutti i nostri problemi derivino dall’immigrazione e non dalle mafie, dall’evasione fiscale, dalla corruzione, dalla disoccupazione giovanile. In realtà, si tratta di un “nemico” perfetto che evidenzia l’ignoranza di un popolo che ha dimenticato gli anni in cui l’Italia è stata un paese di emigranti. Non dimentichiamoci che da sempre le grandi crisi economiche hanno generato crescenti flussi di disperati, disposti a tutto pur di fuggire da povertà. Una povertà causata dai cambiamenti climatici e da politiche economiche insostenibili. I disperati che arrivano sulle nostre coste, che fuggono da guerre e povertà, arrivano qua da noi e si scontrano con altri disperati, quelli autoctoni colpiti duro dalle politiche d’austerity. Entrambi i combattenti sono vittime della medesima élite invisibile che ha pianificato tali lotte tra disperati. Il dramma è che non lo sanno.
Non hanno la capacità culturale di comprendere che occorre alzare lo sguardo e vedere che il vero antagonista non è chi si trova di fronte, ma chi è sopra. La maggioranza dei politici invece di studiare e poi spiegare ai cittadini le vere ragioni che innescano tali guerre tra poveri, soffia su questo malessere sociale per riceverne un efficace tornaconto elettorale. Sono certo che ogni essere umano vuole vivere nel proprio Paese, nessuno lascia la propria casa se non è costretto a farlo. Il mio grande timore è che si stia seminando odio e divisione per preparare il terreno culturale a una futura dittatura di stampo fascista che è destinata inesorabilmente a realizzarsi se non si pone immediato freno alla deriva xenofoba e razzista che serpeggia nel nostro Paese ma anche nel resto d’Europa.
Per vincere il nuovo fascismo questa volta abbiamo lo strumento idoneo: la nostra Costituzione. È l’articolo 3 della Costituzione a proteggere l’Italia dal pericolo del razzismo. I nostri padri Costituenti compresero la minaccia già vissuta del virus del razzismo e approvarono come antidoto l’articolo 3 della Costituzione che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Se noi italiani lo vorremo, è questo semplicissimo articolo che difenderà l’Italia dal virus letale dell’odio verso il prossimo. I ragazzi della scuola di Foligno che si sono subito stretti attorno al loro compagno di diverso colore ci hanno dato una lezione esemplare di come la difesa dei nostri valori, come della memoria che li custodisce, deve essere costantemente dimostrata con i fatti. Da ognuno di noi. Di giorno in giorno. Di generazione in generazione. Perché il seme dell’odio è dentro di noi e basta poco per farlo tornare in vita.