Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti riconfermati ai vertici della FNSI. L’appello di Don Ciotti: “Difendere l’etica della professione!”

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Il 28 esimo Congresso nazionale della FNSI a Levico Terme si è concluso con la rielezione del segretario generale Raffaele Lorusso e del presidente Giuseppe Giulietti riconfermati ai vertici della Federazione nazionale della Stampa italiana. Lorusso è stato eletto al primo scrutinio con 243 voti su 308 votanti mentre Giulietti ha ottenuto 91 preferenze dai 110 consiglieri nazionali presenti alla prima assemblea del nuovo mandato. Il primo commento del Segretario è stato quello di ribadire con forza l’impegno sulla salvaguardia del lavoro che vede la categoria dei giornalisti minacciata da un precariato sempre più diffuso: «Per salvare il settore, in grande difficoltà non solo in Italia, serve un intervento pubblico mirato, com’è stato per altri ambiti fondamentali.

La politica e il governo devono farsi carico della questione, perché l’informazione è cruciale nella democrazia, come ha sottolineato in molte occasioni il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella». Continuare a difendere la libertà dell’informazione e della stampa è l’appello di Giuseppe Giulietti per contrastare la minaccia delle “querele bavaglio”: «È necessaria una campagna nazionale contro questa intollerabile pratica per promuovere delle leggi al fine di contrastarle. Chi promuove un’azione di questo tipo dovrebbe avere a priori la prospettiva che, se perderà, sarà costretto a versare una cifra consistente in un fondo per i precari». Giulietti ha voluto citare anche Pietro Calamandrei, uno dei padri costituenti: «La libertà è come l’aria, ti accorgi di quanto vale quando comincia a mancare l’ossigeno. Non si può essere cittadini senza amare la Costituzione antifascista e antirazzista del paese». P

arole che trovano una totale adesione anche in Don Luigi Ciotti, invitato a parlare ai ai 321 congressisti presenti a Levico Terme nel giorno di chiusura del 28 esimo Congresso nazionale della FNSI: «La cultura la conoscenza sono fondamentali, l’informazione, la conoscenza sono la base della democrazia. Il nostro paese sta vivendo una democrazia pallida. La speranza è un bene comune, la speranza è quella fondata sull’impegno». Nei tre giorni di dibattiti è emerso un grido di allarme che è risuonato negli interventi che si sono succeduti. Le tante presenze illustri hanno permesso un contributo significativo come la partecipazione di Sandro Ruotolo giornalista scortato per le minacce ricevute dal clan dei Casalesi; di Paolo Borrometi da cinque anni costretto a vivere sotto scorta. A questi colleghi in particolare il segretario generale Raffaele Lorusso ha espresso la totale solidarietà ribadendo «che la scorta non è un privilegio e i colleghi a cui è stata assegnata ne farebbero volentieri a meno. Chi ha sollevato polemiche in merito, dovrebbe semplicemente scusarsi».

Lorusso ha stigmatizzato anche il tono di alcuni interventi richiamando tutti al senso di responsabilità della parola citato da Don Ciotti: « si può criticare tutto, ma libertà d’espressione non significa libertà di insultare». Giuseppe Giulietti nel suo appassionato discorso ha ribadito quanto sia importante continuare a difendere i valori democratici della Costituzione; ringraziando i colleghi e le colleghe minacciati :«Per il loro coraggio si guadagnano, ogni ora, l’incommensurabile dignità umana e civile perché sotto scorta dovrebbero finire i mafiosi e non i giornalisti». Parole pronunciate nello stesso momento in cui veniva diffusa la relazione pubblicata dalle organizzazioni partner della piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo che ha rilevato come «L’Italia è il Paese con il maggior numero di avvisi pubblicati sulla piattaforma per il monitoraggio della protezione dei giornalisti». Nel 2018 sono stati 13 le segnalazioni a pari merito della Federazione Russa e la libertà di stampa «è peggiorata rispetto al 2017 e la maggior parte degli allarmi registrati sono successivi all’insediamento del nuovo governo». La partecipazione di Don Luigi Ciotti ha catalizzato l’attenzione dei congressisti presenti nel giorno di chiusura del Congresso. Un intervento di forte impatto etico per le parole rivolte a tutta la società che deve saper reagire. Nelle sue parole si è potuto comprendere come sia indispensabile mantenere alta l’attenzione sul concetto di responsabilità dove tutti dobbiamo esserlo nei confronti della realtà a cui apparteniamo e in nome di un’educazione all’etica. I mass media spesso esasperano le notizie e non forniscono una corretta informazione. Don Ciotti ha richiamato tutti a ricordare che «la cultura e la conoscenza sono fondamentali, come l’informazione che sono la base della democrazia. Il nostro paese sta vivendo una democrazia pallida. La speranza è un bene comune, la speranza è quella fondata sull’impegno. Il contributo che possiamo dare è fatto di rispetto.

Le parole e le immagini sono azioni e dunque senso di responsabilità – e voi me lo insegnate – (rivolgendosi ai giornalisti in platea, ndr) delle parole. Siamo chiamati tutti, nessuno escluso a guardare alla nostra etica professionale. Come “Libera” (il nome che riunisce le associazioni per contrastare le mafie, fondata da Don Ciotti nel 1994) vengono chiamato spesso a parlare e mi rifiuto di sentir discutere dell’etica della professione! Dobbiamo capovolgere tutto e affermare il principio dell’etica come professione! Voglio sottolineare la gratitudine giornalismo fonte di democrazia perché può progredire se è costituita da cittadini informati, sta in piedi se tutti vengono dotati da una coscienza critica capace di distinguere. L’informazione che è conoscenza, gioca un ruolo importante – ha ricordato con vibrante passione Don Ciotti – nella formazione delle coscienze. Per essere vera deve essere libera, pluralista, rigorosa. E in gran parte stiamo assistendo ad un tradimento della nostra Costituzione. C’è troppa informazione non libera, asservita o almeno profondamente condizionata e per essere libera deve disfarsi di un peccato: quello del sapere. La mancanza di profondità, la tanta superficialità impedisce all’informazione di essere veramente libera mentre deve scegliere la ricerca, la complessità e rifiutare le scorciatoie, la notizia usa e getta, la notizia come merce di consumo. Esiste una vasta area della società civile e responsabile in “Libera”, sono le 1600 associazioni di mondi e contesti diversi che non vi lasceranno soli. Un tempo c’era il giornalismo d’inchiesta serio mentre ora assistiamo ad un eccesso di informazione che si è piegata alla logica del gradimento d’ascolto. È grave che la 52 esima edizione del Censis (il rapporto annuale sulla situazione sociale dell’Italia che interpreta i fenomeni socio – economici, ndr) ha trovato tre parole per definire quanto accade nel nostro Paese: unità impaurita, impoverita, disgregata.

L’Italia è il fanalino di coda dell’istruzione e della formazione. Dobbiamo fare un sforzo unitario affinché l’informazione – questo è l’appello che Don Ciotti ha rivolto alla categoria della stampa – ci aiuti a scendere più in profondità . I social sono strumenti formidabili di consenso e dunque di potere, strumenti su cui si sono buttati in politici più scaltri e spregiudicati (abbiamo ministri e vicepresidente del Consiglio che dialogano con slogan in facebook e twitter, ndr), con l’intenzione di creare un rapporto diretto, disinvolto e fintamente paritario con l’elettore, ridotto al rango di seguace, fan e tifoso. I social fanno questo. Scavalcano i tempi e i modi della democrazia. Viviamo in un sistema in cui la democrazia – prosegue il fondatore del Gruppo Abele – procede a forza di sondaggi magari pilotati e senza un disegno e alcuna idea, lasciando che sia il consenso di volta in volta a decidere la direzione. Questa è la morte della politica, quella vera e la via libera agli spacciatori di illusioni, Esperti di slogan e di semplificazioni. La democrazia plebiscitaria rischia di diventare un’ingiustizia». Anche l’intervento di Sandro Ruotolo ha parlato alle coscienze di chi opera nel campo della comunicazione: «Dobbiamo recuperare il nostro orgoglio perché siamo stati delegittimati. Ma è giusto riconoscere che il nostro è stato a lungo un giornalismo distratto, attento ai palazzi e non al paese. Eravamo anche noi una casta e viaggiavamo gratis, entravamo senza pagare a cinema e nei musei. Eppure fin d’allora i giornalisti venivano uccisi e non si è mai smesso di perseguitarli o colpirli come è capitato a Gabriele Micalizzi che fa perfettamente e coraggiosamente il nostro lavoro, senza nemmeno avere la tessera professionale.

Un attacco a un giornalista è un attacco alla democrazia e il tema della nostra sicurezza non deve essere portato avanti solo dalle petizioni. In questi giorni c’è stata una grande solidarietà intorno alla nostra categoria, l’opinione pubblica ha dimostrato di la sua solidarietà ma i politici continuano ad evitare la nostra intermediazione, le nostre scomode domande e ci costringono a leggere i loro tweet.
Ci sono 21 giornalisti italiani scortati nella culla della civiltà. Borrometi – ha ricordato Ruotolo – è sotto minaccia di 4 clan delle mafie. Michele Albanese che vive nella piana di Gioia Tauro non può andare al mare nella sua regione, perché troppo pericoloso. Molti mi chiedono: come si vive sotto scorta? Io dico soprattutto ai ragazzi che resto un uomo libero grazie alla protezione dello Stato. Io, Michele, Paolo e tanti altri rimaniamo uomini liberi. Se siamo sotto scorta è perché altri giornalisti non hanno raccontato la verità. Libero Grassi fu ucciso perché da solo sfidò la mafia. Non bisogna lasciare soli gli uomini coraggiosi. Noi giornalisti dobbiamo restare uniti per garantire un servizio alla democrazia».

Il Congresso ha visto nella comunità di Levico Terme una partecipazione nei confronti della presenza dei giornalisti tale da sentire il bisogno di esprimere un ringraziamento pubblico alla città e all’Azienda per il Turismo della Valsugana Lagorai Terme Lago (Visit Levico Terme). Il presidente Giuseppe Giulietti ha rivolto un messaggio in cui ringrazia «perché ha messo nel cuore i valori del giornalismo libero e per averci accolto con simpatia e questo è un successo vostro». Per la prima volta il congresso è stato aperto alla cittadinanza con due incontri pubblici: uno in sala consigliare del Comune e uno nelle scuole a cui è seguito anche la testimonianza di Paolo Borrometi al Caffè Nazionale con la presentazione del suo libro “Un morto ogni tanto” organizzato dalla Piccola Libreria di Levico dove l’affetto e la stima dei partecipanti è stato uno dei tanti segni dimostrativi della popolazione per l’evento che ha portato in città troupe televisive e radiofoniche di tutte le principali testate nazionali. Tra le tante iniziative a sostegno del lavoro giornalistico va ricordata quella di Gianni Beretta che ha esposto nella vetrina del suo negozio le fotografie con i nomi di alcuni dei giornalisti assassinati e anche l’immagine di Giulio Regeni, ritagliando da copie di quotidiani la parola “grazie”. Un ringraziamento particolare va anche anche gli uomini delle scorte che hanno garantito l’incolumità dei colleghi presenti al Congresso dando prova di grande professionalità. Giuseppe Giulietti ha rivolto un sentito ringraziamento anche a Rocco Cerone segretario del Sindacato giornalisti del Trentino Alto Adige coordinatore del comitato organizzatore che ha reso possibile lo svolgersi del Congresso con impeccabile efficienza sapendo coinvolgere tutto il territorio senza dimenticare la cena di gala a Rovereto offerta da Antonello Briosi presidente dell’azienda Metalsistem, i vini offerti dai Marchesi Carlo ed Anselmo Guerrieri Gonzaga della Tenuta San Leonardo, gli studenti dell’Istituto Alberghiero di Rovereto e Levico con il loro dirigente Federico Samaden e di Daniela Simoncelli dell’Istituto Don Milani. Segno di grande generosità da parte di tutti.

La difesa dei valori fondamentali della nostra Costituzione troppe volte calpestata da chi non rispetta i diritti e i valori altrui è un monito che esce dal Congresso di Levico con un richiamo forte a difendere anche attraverso la libertà di pensiero e dell’informazione il patrimonio di una società onesta. La stampa deve promuovere un senso di appartenenza ai valori dell’etica e della partecipazione di tutti nella difesa delle istituzioni pubbliche senza mai venire meno a principi costitutivi che hanno creato una società democratica. Da Levico la Federazione nazionale della stampa riparte con grande determinazione.


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