L’ottavo congresso italiano del partito radicale transnazionale è dedicato alla delicata vicenda di radio radicale.
Non si tratta di un’emittente tra le altre. Si parla piuttosto di una storia emblematica della e per la libertà di informazione in Italia. Infatti, è un caso unico di un soggetto privato che svolge integralmente un’attività di servizio pubblico. E ci riferiamo tanto alle trasmissioni in diretta o differita delle giornate istituzionali o politiche, quanto del magnifico archivio: un immenso tesoro che non ha pari. Senza memoria non si capisce, del resto, nulla di quanto accade. Per non dire di ciò che accadrà.
Già nel 1997 si determinò una crisi, ma passeggera e risolta positivamente. Allora si immaginò che i servizi resi potessero essere messi a bando, ma ci si rese conto rapidamente della peculiarità irriproducibile della radio. Comunque, la Rai diede vita a “gr parlamento”, che mantenne tuttavia caratteristiche piuttosto diverse.
La radio ha portato avanti con cura e intelligenza la sua missione, resistendo ai tagli dell’era berlusconiana e all’austerità del governo Monti. Ci volevano i “gialloverdi” di oggi per tagliare il “fondo per il pluralismo” (che comprende un contributo pro-quota anche a radio radicale) e soprattutto per dimezzare la convenzione con lo Stato che rappresenta il maggiore degli introiti. Ridotta a sei mesi. Quindi, il rischio di chiusura è altissimo. E il congresso vuole mettere in luce il quadro drammatico che si presenta, che richiede una mobilitazione straordinaria. Non solo. L’ex deputato attento a tali temi Marco Beltrandi ha giustamente presentato all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni esposti sulle violazioni del pluralismo da parrte dei telegiornali, che dimenticano sistematicamente proprio le iniziative radicali, scomparse dal racconto mediatico. Contro ogni regola vigente.
Ilcongresso viene aperto da Massimo Bordin: voce, ironia pungente e rassegna stampa sono ormai diventate un cult.
“Articolo21” farà con angoscia e passione la sua parte.