Udienza preliminare nel processo Bcc Terra d’Otranto. Parola passata al gup Sergio Tosi, in aula un pm in grande spolvero, Carmen Ruggiero. Quel pm che coordinò l’attività investigativa che a maggio del 2014 portò alla deflagrazione di un sistema, che pareva consolidato e inattaccabile. Pareva.
Sul fronte delle formalità, . nuova udienza fra un mese esatto: 12 marzo 2012. Stessa Procura, stessi indagati. Eccellenti.
Un piccolo slittamento, per consentire, come da prassi, ad alcuni difensori di vagliare documentazione prodotta da altri. Il che non sposta, se non a livello temporale l’ago della bilancia nella sostanza.
Tre le eccezioni sollevate da una parte della difesa, tutte e tre rigettate, relative a:
La costituzione di parte civile di Giulio Ferrieri Caputi e Achille Villani Miglietta, parti lese nella vicenda. Che quindi resta in piedi, perché ha ragion d’essere;
La documentazione sulla spinosa questione della ricusazione del primo gup, Vincenzo Brancato (la pm Ruggiero fece gelare l’aula, a ottobre scorso, sollevando l’incompatibilità dovuta al legame di parentela tra gup e un consigliere in forze al cda di Bcc dal 2016, poi accolta dalla Corte d’Appello);
L’acquisizione di intercettazioni e/contenuti dell’indagine dei carabinieri del Ros di Lecce e della Compagnia di Campi, su tre attentati dinamitardi messi a segno a Porto Cesareo nel 2012, indagine nella quale si fa spesso il nome del sindaco di Carmiano Giancarlo Mazzotta, indagato numero uno nella vicenda Bcc e secondo gli inquirenti deus ex machina del cerchio messo in piedi per gestire quell’istituto di credito.
Rigetto dunque e lieve allungamento dei tempi, dovuto alla presentazione di memorie da parte del legale di un altro degli indagati. Memorie relative alle deleghe di quelle elezioni datate 2014. Secondo i calcoli matematici, anche senza le deleghe ritenute irregolari dagli inquirenti, 5 anni fa avrebbe vinto Dino Mazzotta (eletto presidente, fratello di Giancarlo, anch’egli indagato). Va da sé che punto focale dell’attività degli investigatori non è la vittoria in sé, ma il come ci si arrivò. Una delega irregolare basta, insomma, a configurare un reato.
Le memorie saranno oggetto di valutazione di altri legali, e si torna in aula il 12 marzo.
È la regola, è la prassi.
Fin qui i dettagli tecnici.
Oltre, il colore. Il clima. Che meritano un racconto a parte, pur in parallelo.
Tra gli indagati, presente il sindaco di Carmiano Giancarlo Mazzotta, difeso dall’avv. Francesco Paolo Sisto,
Dopo la camera di consiglio, rientro in aula alle 11.45. Nel frattempo è giunto anche Paride Mazzotta, coordinatore provinciale di Forza Italia – figlio di Giancarlo- , totalmente estraneo alla vicenda Bcc Terra d’Otranto, non attinto da provvedimenti di alcun genere, entrato nell’aula in cui è ripresa ed è andata avanti l’udienza camerale a porte chiuse.
“Ascoltato” anche Saulle Politi, in videoconferenza da Ascoli Piceno dov’è attualmente detenuto in seguito all’operazione Labirinto. Il 46enne di Monteroni, ritenuto dagli inquirenti elemento di spicco del clan Tornese, ha dichiarato di non avere nulla a che vedere con l’affaire Bcc, definito “processo politico”.
Tornando allo scivoloso fronte del clima che si respirava tra aula e corridoi, sono davvero saltati presunti accordi e alleanze documentate dalle forze dell’ordine in sede di attività investigativa? A detta di qualcuno degli indagati, lasciatosi andare a lunghi commenti nei corridoi, sì. L’orientamento dell’autorità inquirente però resta saldo e chiaro. Il peso delle parole va sempre commisurato alla fonte da cui provengono e confrontato con i gesti, i fatti, a seguire. E per quelli occorrerà attendere il prosieguo di una vicenda che ancora una volta, al di là del polverone e del chiasso di troppe parole e qualche gesto plateale che potrebbero confondere la massa, ha minato alle basi un sodalizio ritenuto dagli inquirenti pericoloso ben oltre i confini del paesello. Perché racconta un mondo di alleanze, collaborazioni, connivenze, a più livelli della società civile. Un mondo di mezzo, nel Salento migliore.