Un ministro può violare la legge, senza che il Paese o la Costituzione siano talmente in pericolo da giustificarlo? Stretta all’osso, è questa la domanda a cui dovranno rispondere gli iscritti 5 Stelle, rispetto al mancato sbarco (sequestro di persona) di 177 naufraghi. Ma il quesito più importante è un altro: in caso di vittoria dei no, Salvini farebbe cadere il Governo? Su questo punto il “capitano” non s’è sbilanciato. Ma mentre ci pensa, c’è un’altra tessera che si unisce al mosaico: Zingaretti ha detto che se questo Governo dovesse cadere, da nuovo segretario del PD andrebbe a elezioni anticipate.
Una svolta questa che serve al Presidente del Lazio per rispettare la promessa di non volersi alleare con i grillini fino alle primarie e per tutta la legislatura, ma dalla quale sarebbe sciolto con nuove elezioni. Magari con un PD all’abbruzzese “allargato” (con più forza) per risettare i rapporti con i grillini ridimensionati (con meno forza), senza correre il rischio di un altro gran rifiuto, come successe a Bersani.
Insomma, al di là di proclami di incompatibilità tattici di PD e M5S, la loro convergenza anti destro-leghisti di Salvini si profila come unico sbocco per un cambiamento di fase. Ma solo se entrambi riusciranno a guarire dalle loro ossessioni: vocazione maggioritaria (soli è bello) e opposizione-filia (contro è bello).
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