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Pescara. Aggrediti Piervincenzi e la sua troupe

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In tre stavano realizzando un servizio per la Rai in un quartiere noto per lo spaccio di stupefacenti. Tre denunciati

L’11 febbraio 2019 il giornalista Daniele Piervincenzi, inviato del programma “Popolo Sovrano” di Rai 2, è stato aggredito a Pescara, nel quartiere Rancitelli, dove stava realizzando un’inchiesta sui clan della periferia. Con Piervincenzi sono stati aggrediti anche il filmaker Sirio Timossi e il redattore David Chierchini. Tre uomini, poi denunciati grazie alle immagini del sevizio giornalistico, hanno accerchiato la troupe di Popolo Sovrano, hanno intimato al giornalista e agli altri di andar via, accompagnando le parole con gli spintoni. A Piervincenzi è stato sferrato uno schiaffo.

“Ciò che mi è successo stavolta, mi sarebbe potuto succedere moltete altre volte. Noi giornalisti siamo percepiti come una minaccia”, ha detto a Ossigeno Daniele Piervincenzi.

Qualche giorno dopo, in un’intervista all’Ansa (leggi), uno dei tre aggressori ha chiesto scusa al giornalista e si è difeso dicendo che le immagini andate in onda non sono integrali.

La troupe Rai era da poco entrata in un complesso di case Ater ???? chiamato “Ferro di cavallo”, considerato la principale piazza di spaccio di Pescara e dell’Abruzzo. “Quella zona è un fortino – ha detto Piervincenzi – è molto difficile entrare”. Al giornalista e alla sua troupe hanno espresso solidarietà la Fnsi, l’Usigrai e il sindacato dei Giornalisti Abruzzesi. La puntata dell’aggressione è andata in onda il 14 febbraio 2019 (guarda).

Cinque giorni dopo l’aggressione, il 16 febbraio 2019, le forze dell’Ordine hanno effettuato un blitz nel quartiere Rancitelli di Pescara. Quattro persone sono state denunciate per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Non è la prima volta che Piervincenzi viene aggredito mentre realizza inchieste sulla criminalità organizzata. Un grave precedente c’è stato nel novembre del 2017, quando a Ostia, il giornalista – allora inviato della trasmissione Nemo – ricevette una testata da Roberto Spada condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Roma a sei anni di reclusione il 7 dicembre 2018.

RDM

Da ossigenoinformazione


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