Per chi pensa che sia facile andare, per la quinta volta, a testimoniare in un’aula di tribunale.
Questa volta il processo (il sedicesimo in corso) riguarda nove persone, tutte accusate a vario titolo di minacce di morte, violenza privata, diffamazione nei miei confronti. E molti di loro con la recidiva, oltre che pregiudicati e delinquenti abituali.
Si va dalle figlie dei due capimafia, ai già condannati per mafia, fino ai fratelli che gestivano i funerali a Vittoria. Pressoché tutti i funerali.
Scrissi su ognuno di loro, oggi le loro attività sono chiuse dopo anni di articoli. Il lavoro di denuncia è difficilissimo ma fondamentale. E la risposta fu drammatica, con le loro minacce di morte. Come sempre voglio sottolineare che le indagini delle forze dell’ordine e della magistratura sono state attente, dopo le mie denunce.
Oggi testimonierò, ancora una volta, sedendomi su quella sedia ghiacciata, solo con i Giudici che dovranno decidere (come ho raccontato nel mio libro “Un morto ogni tanto”).
Una pagina in più da scrivere per chi come me, nonostante gli attentati, le minacce e le condanne di morte, crede tanto in questo Stato, nella Giustizia. E nel vostro affetto.
Ed anche oggi ci sarà il buontempone di turno a definire la vita sotto scorta un privilegio. Ecco, proprio con lui – oggi più che mai -, farei cambio di vita.
Guardare in faccia chi ti vuole morto è difficilissimo, una sensazione a cui non ti abitui. Non puoi abituarti.
La paura c’è ma non può fermarci.
Alla fine, comunque andrà, ne sarà valsa la pena.