E’ finito male il supplemento d’indagine che si era ottenuto a giugno scorso per arrivare alla verità sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Il pubblico ministero Elisabetta Ceniccola, sostituto procuratore presso la Corte di Cassazione, ha infatti chiesto nuovamente l’archiviazione del procedimento al giudice delle indagini preliminari poiché “anche gli elementi pervenuti in limine, i quali apparivano idonei, se non all’identificazione degli autori materiali ovvero dei mandanti dell’omicidio, almeno ad avvalorare la tesi più accreditata del movente che ha portato al gesto efferato o ad esplorare l’ipotesi del depistaggio, si sono rivelati privi di consistenza”. Più nel dettaglio è stato impossibile ritrovare la fonte dell’ex Sisde perché l’attuale agenzia Aisi ha dichiarato di non essere riuscita a reperirla sul territorio nazionale. Una fonte che era considerata importante se non determinante. Circa il clamoroso ritardo con cui il fascicolo inviato dalla Procura di Firenze nel dicembre 2012 è arrivato alla Procura di Roma solo nel 2018, questo fu il frutto di quella che il pm definisce “una fatalità”. Il fascicolo si è smarrito nell’archivio di Firenze ed è stato ritrovato a fine 2017.Tutto qui. Per quanti hanno creduto che questo nuovo segmento d’inchiesta potesse fare luce sul delitto Alpi-Horvatin è una brutta sconfitta. Ma non definitiva.
“Ci accingiamo ad impugnare nuovamente innanzi al GIP anche questa richiesta di archiviazione”, ha infatti dichiarato l’avvocato Giulio Vasaturo, legale di FNSI,Ordine dei Giornalisti ed Usigrai, costituitesi parti offese nell’indagine sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. “Noi non possiamo certo accettare la ‘buona approssimazione’, per riprendere la singolare espressione dello stesso pubblico ministero, con cui l’accertato occultamento, per ben cinque anni, di fondamentali atti di indagine presso un archivio giudiziario è stato ridotto ad una mera ‘svista’ e ad una banale ‘fatalità’», ha precisato il legale. «D’altro canto – prosegue Vasaturo – è inaccettabile che i servizi segreti si rifiutino di indicare, a venticinque anni dall’omicidio di Ilaria e Miran, le generalità di una fonte che per il giudice, oltre che per noi, può rivelarsi determinante per risalire alla verità. È sconcertante il rilievo secondo il quale tale fonte va nascosta all’autorità giudiziaria perché è stato impossibile per l’AISI acquisirne il consenso, ai fini della collaborazione con la giustizia italiana. Cotanta premura, assolutamente irrituale nel nostro ordinamento, è l’ennesima anomalia di un’inchiesta che sembra amplificare e non certo illuminare i suoi punti oscuri”.
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