Alla sindaca e ai consiglieri comunali della città di Roma
In questi giorni arriverà alla vostra attenzione la proposta di discussione di una mozione ispirata a quella adottata, all’unanimità, dal consiglio comunale di Assisi per chiedere che «governo e parlamento italiano diano attuazione ai principi costituzionali e alle risoluzioni del parlamento europeo bloccando l’esportazione di armi e articoli correlati prodotti in Italia o che transitino per l’Italia, destinate all’Arabia Saudita e a tutti i Paesi coinvolti nel conflitto armato in Yemen».
Il testo della mozione, approvata finora anche dalle assemblee consiliari di Cagliari, Bologna e Verona, chiede, inoltre, che vengano concordate «efficaci misure di politica economica e industriale per liberare il nostro Paese, a cominciare dal Sulcis Iglesiente, da ogni irragionevole conflitto tra la dignità del lavoro e il diritto alla vita per tutti».
Dalla città di san Francesco giunge una richiesta ragionevole per un’azione politica condivisa in ragione della nostra umanità. Roma non è solo la Capitale del nostro Stato ma esprime, a livello planetario, l’inviolabile diritto all’esistenza di ogni città.
L’appello della società civile è arrivato ad Assisi fuori da ogni retorica, dopo l’ennesimo bombardamento effettuato, la scorsa estate, su bambini inermi. Non ci illudiamo che basti fermare le armi per interrompere la guerra, ma dobbiamo cominciare, a partire dalle nostre città, ad abbattere il muro dell’indifferenza che finisce per giustificare l’indicibile. Occorre ricostruire una coscienza di pace e vi chiediamo di non tirarvi indietro.
Roma e Assisi parlano al mondo intero.