C’è stato un nuovo rogo nella tendopoli di San Ferdinando ed è morto un giovane senegalese. Moussa Ba, aveva 29 anni, uno dei tantissimi lavoratori che mandano avanti l’agricoltura nella piana di Gioia Tauro. Il rogo è partito dalla parte del campo più vicina alla strada, si ipotizza che si sia sviluppato da un piccolo focolaio destinato a scaldare il ghetto dei braccianti in modo artigianale e che, purtroppo si è rivelato fatale perché le fiamme in pochissimo tempo hanno divorato una trentina di baracche. A capodanno in un altro incendio nello stesso posto era morto Suruwa Jaithe, di appena 18 anni. Ora il Ministro dlel’Interno annuncia che la baraccopoli verrà sgomberata. ma può bastare? Si può davvero affrontare il problema dei braccianti schiavizzati solo eliminando fisicamente il getto di san Ferdinando e immaginare che non ne nascerà un altro subito dopo? “Questa morte non dipende ‘solo’ dal fuoco – dice Marco Omizzolo, il sociologo che da anni denuncia lo sfruttamento dei braccianti in Italia e che per questo è stato insignito della carica di cavaliere della Repubblica – Questo ragazzo è vittima di un’economia predatoria, di una politica collusa e della nostra ipocrita e colpevole indifferenza. Nel Paese del decreto sicurezza si sdogana e legittima il razzismo e lo sfruttamento diventa sviluppo. Il giovane morto ieri notte nell’ennesimo rogo a San Ferdinando è sulla nostra coscienza. Ora il Ministro Salvini, provi a definirlo un criminale, pericoloso clandestino, potenziale stupratore!! No, quello era un bracciante, non aveva diritto al reddito di cittadinanza e viveva tra lamiere d alluminio e fango. Eppure qualcuno diceva di aver vinto per decreto la povertà. Era nostro fratello e compagno e ora non c è più. Provo vergogna e rabbia.”