Maduro o Guaidò? Nessuno dei due leader del Venezuela ha le carte in regola per guadagnarsi il sostegno della comunità democratica internazionale.
Il primo si è insediato con il raggiro e ha ridotto alla fame il suo popolo, nonostante il paese sia ricco di petrolio e materie prime. Il secondo ha deciso di scalzarlo con la forza, grazie all’appoggio di Trump, che ha mostrato riflessi prontissimi – e sospetti – nel riconoscerlo nuovo presidente.
L’equidistanza in tempi di tifo politico viene spesso equivocata come insulsa neutralità. Ma ha fatto bene questo Governo – che non ho votato – a evitare prese di posizione gregarie.
Ora, avanza timidamente l’ipotesi di una mediazione del Vaticano. Forse Bergoglio – ammesso che se ne creino le condizioni – è l’unica autorità a poter tentare una ricomposizione, che porti ad elezioni vere. Ma occorre far presto, perché Trump ha già imposto l’embargo, anche alimentare. Servono subito aiuti umanitari per dare una speranza alla democrazia venezuelana. Perché un popolo affamato e piagato da una svalutazione che ha distrutto risparmi e salari è disposto a tutto, anche alla dittatura, purché ritorni il pane nei forni.
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