Nel nome di Antonio Megalizzi si è aperto martedì 12 febbraio il 28esimo Congresso della Federazione nazionale della stampa italiana, ospitato a Levico Terme (Trento): “L’informazione non è un algoritmo”. Ad aprire i lavori al Palalevico, Rocco Cerone in veste di presidente del Congresso , segretario del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige, con un appello: «Il Washington Post che fece dimettere il presidente degli Stati Uniti d’America ha postato sotto la sua testata “Democracy Dies in Darkness (la democrazia muore nell’oscurità). Anche noi dal Congresso di Levico vogliamo orgogliosamente ribadire, a voce alta: non vogliamo che la democrazia italiana muoia nell’oscurità». Il ricordo del giovane reporter assassinato a Strasburgo ha accolto in platea i famigliari di Antonio Megalizzi, tributando loro un caloroso applauso da parte dei 312 delegati provenienti da tutta Italia di delegazioni di giornalisti stranieri. « La vita è fatta di simboli e con questo simbolo tutti i giornalisti italiani si stringono attorno alla famiglia Megalizzi che è stata l’ultima in ordine di tempo ad essere colpita, ma si stringe anche attorno alle famiglie Rocchelli, Regeni ed Alpi ed al fotoreporter Gabriele Micalizzi, gravemente ferito ad un occhio in Siria – ha ricordato Rocco Cerone nel suo intervento inaugurale, oltre ai giornalisti con o senza tessera, morti per la passione di documentare a Strasburgo, in Ucraina, Egitto, Somalia, il nostro abbraccio va anche ai 21 colleghi (un record negativo europeo) che hanno rinunciato alla loro libertà personale, costretti a vivere sotto scorta ed in particolare a Sandro Ruotolo che, grazie all’intervento della FNSI, ha riavuto la scorta che gli era stata tolta pochi giorni fa, a Paolo Borrometi e a Michele Albanese presenti al Congresso». Se ci sono giornalisti che vivono sotto scorta per le continue minacce di morte, anche «la stampa è sotto attacco perché ostacolo ad un modello a cui il potere ambisce da sempre, ovvero la cancellazione del pluralismo, l’annientamento del pensiero critico, la diffusione del pensiero unico – ha spiegato nel suo intervento al Congresso – il segretario generale dell’FNSI Raffaele Lorusso. L’attacco ai giornalisti è l’attacco stesso al diritto di essere informati: cittadini meno informati o disinformati sono cittadini meno liberi». Gli inviti al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai ministri Di Maio e Bonafede, al sottosegretario all’editoria Vito Crimi sono stati tutti ignorati: un segno inequivocabile del disinteresse da parte della politica verso la categoria. Una loro partecipazione sarebbe stata auspicabile per un confronto tra le parti al fine di far presente la gravità della situazione in questo momento in Italia. «Se avessero accettato il nostro invito, sarebbe stato un confronto pubblico e trasparente – queste le parole di Lorusso – mentre gli insulti e le ingiurie fanno parte ad un attacco ai principi stessi della nostra Costituzione: nel mirino non solo l’articolo 21, ma anche l’articolo 2, per il valore sociale, l’articolo 3 per l’uguaglianza. I giornalisti danno fastidio ad un potere che non ama i contrappesi della democrazia. Servono coraggio e determinazione per dare nuova dignità alla categoria, accompagnando anche alla porta chi con il giornalismo ha poco a che fare. Ma nessun confronto è possibile con chi si pone per l’annullamento dell’interlocutore. Quando si colpisce la la libertà di pensiero e della stampa si colpiscono tutte le libertà. Esprimere liberamente il proprio pensier non significa istigare odio e violenza.». La relazione di Lorusso ha saputo riassumere con grande passione oratoria la crisi in cui versa la comunicazione giornalistica a partire dalla caduta libera delle vendite dei quotidiani (da sei milioni al giorno di dodici anni fa siamo passati ai circa due milioni di oggi), spiegando come il 28 esimo Congresso «affronti e celebri gli ultimi quattro anni che sono stati difficili e intensi per il lavoro svolto (come segretario della FNSI, ndr), per cercare sempre di mantenere il giusto equilibrio tra pesi e contrappesi della Costituzione sotto attacco. L’avversione della stampa è causata anche dalle nuove tecnologie del web che mettono in discussione l’informazione che viene scritta dai giornalisti. Ha preso il sopravvento il modello del balcone telematico in una fase in cui la narrazione conta più della realtà. Si comunica con un twitter e il modello Trump trova degli emuli anche in Italia. Il rapporto del Consiglio d’Europa (pubblicato il 12 febbraio, ndr) denuncia i livelli di intimidazione che si verificano in Italia. Il Presidente Sergio Mattarella ha richiamato più volte l’attenzione sui rischi che la libertà di stampa e le istituzioni democratiche corrono nel nostro Paese. questo pericolo». Il capo dello Stato ha inviato un messaggio augurale al Congresso nel quale sostiene come «la libertà di informazione e democrazia sono elementi inscindibili. La vita della Repubblica e la nostra Costituzione sono profondamente segnate da questo principio. La XVII norma transitoria della Costituzione affidava in via del tutto eccezionale, alla stessa assemblea costituente il compito di varare una legge: quella sulla stampa, testimonianza della consapevolezza che i Padri costituenti ebbero della centralità della libertà di informazione nel nuovo ordinamento. Ai giornalisti è affidata una grande responsabilità nel saper corrispondere alla visione dell’informazione come bene pubblico, elemento irrinunciabile della vita democratica. Responsabilità pienamente confermata nella stagione che stiamo vivendo di importanti trasformazioni tecnologiche, fatta di informazione istantanea, ininterrotta, facilmente raggiungibile. Per continuare a garantire una informazione indipendente, al servizio dei cittadini, è necessario che la professione giornalistica venga esercitata con consapevole autonomia, nell’aggiornamento della propria formazione e nella osservanza di rigorose regole deontologiche. La rivoluzione digitale è una conquista e parte ormai da una acquisita quotidianità. Nel luogo della rete la difficoltà di riconoscere news e fake news, di distinguere tra fatti e opinioni, porta a indebolire lo spirito critico, rischiando di asservirlo alla logica del like e del suo contrario – prosegue il Presidente Mattarella citando l’articolo 21 della nostra Costituzione – riferimento fondamentale per il diritto/dovere del cittadino di attingere a una informazione libera per alimentare le proprie scelte in modo consapevole, non si arresta sulla soglia della rete, ma riguarda anche i luoghi digitali, perché non esistono extraterritorialità di fronte alla costituzione. È dunque, doveroso uno sforzo corale. L’Unione Europea deve fare la sua parte a fronte di fenomeni e protagonisti globali. Il mondo digitale costituisce una sfida per il diritto, proponendosi esso stesso come regolatore. È importante che un soggetto come la UE, ribadisca, al contrario, anche su questo terreno, i valori liberali democratici del suo ordinamento.» Non bisogna poi sottovalutare un altro pericolo che intacca l’informazione: «Il controllo attraverso gli algoritmi come accade su Google che rilevano ogni giorno cosa si pubblica. Un pericolo per la stampa se queste informazioni vengono usate per mettere a tacere le voci libere dell’informazione – ha denunciato Lorusso – e sui social come Facebook poi è difficile distinguere tra contenuti giornalistici e fake news. «Non va poi sottovalutato il taglio ai fondi dell’editoria, la guerra al pluralismo dell’informazione, le mafie non vogliono la libera informazione. Il problema politico e professionale dell’iperconnettività che fa sembrare inutile l’informazione, l’uso distorto degli algoritmi genera fenomeni di ignoranza generale» .