Ellis Island non è solo un’isola al largo di New York, ma luogo dove sono ‘nati’ nuovi statunitensi, dove gli emigranti potevano avere la chiave per sperare in un futuro migliore o essere tristemente rinviati al loro paese d’origine ancora più poveri, perché avevano utilizzato gli ultimi denari – spesso prestati e che avrebbero dovuto restituire ai creditori – e ritrovarsi senza alcuna possibilità di credere ancora ad un sogno. Ufficiali dell’immigrazione che parlavano solo inglese, arrabbiandosi con queste persone che molte volte erano analfabeti. Inumana accoglienza in un mondo che tutti avevano immaginato come un Eden in cui poter costruire la felicità.
Il quarantaseienne Maurizio Igor Meta, milanese di nascita e di studi teatrali ma ben radicato nella napolanità della sua famiglia, ha affrontato questo tema in un monologo di meno di un’ora pregno di suoni, movimento, disperazione, gioia, dramma, musica, luci e fatica. Non tanto per avere fonti più dirette ma per comprendere cosa provavano queste persone, a fine 2015 si è imbarcato a Napoli su di un cargo rivivendo le esperienze del bisnonno Domenico che nel novembre del 1890 era salpato per gli Stati Uniti in cerca di fortuna e lavoro, contribuendo a costruire, pala e piccone, le ferrovie della Pennsylvania Railroad. Per meglio capire, si è anche fatto aiutare da anziani parenti che molto sapevano della storia della famiglia, di emigranti e delle loro privazioni per rendere realtà un sogno. Meta si fa custode di frammenti e racconti di vita, cercando di evitare che si perdano nell’oblio della memoria.
Partendo dalle sensazioni avute nel ripercorrere il cammino del suo avo, rivivendo i giorni di navigazione in mare e unendole ad approfondite ricerche storiche sulla vita degli immigrati italiani negli Stati Uniti, ha creato all’interno della collezione del Madre un allestimento in progress che restituisce tappe e sensazioni di un viaggio epico e poetico: il momento della partenza, sua e del bisnonno, il viaggio in nave, l’arrivo ad Ellis Island, il ritorno alle origini. Al di là della storia raccontata e vissuta anche fisicamente da Maurizio Igor Meta, vi è la capacità di rendere palpitanti davanti agli occhi degli spettatori le sue emozioni, probabilmente anche le sue speranze di artista che attraverso la sperimentazione cerca nuove strade di comunicazione.
L’installazione al Madre – The First Ship – crea un forte connubio tra scrittura, immagine e suono; rappresenta il primo capitolo di quella che si configura come una più ampia progettualità (ON MY GREAT GRANDFATHER STEPS – Toward Ellis Island) alla quale ha lavorato per due anni: è un insieme di sensazioni creato attraverso l’utilizzo congiunto di fotografia, videoproiezione, suono, scrittura e luci forieri di un mondo magico. La performance – forse questo è il termine che rende meglio l’anima del lavoro di Meta – inizia prima che il pubblico abbia preso posto in platea: dietro a un lenzuolo retroilluminato, c’è una figura che si muove, prepara un sacco con cui immaginiamo partirà per gli Stati Uniti. In questa maniera lo spettatore entra in simbiosi con lui ancora prima che inizino i dialoghi ed i movimenti coreografici e da mimo – Meta rende perfettamente l’idea delle tempeste nell’Oceano – vivendo attraverso il protagonista suggestioni che fa proprie: 45 minuti mai banali, sempre coinvolgenti.
Al Teatro della Tosse di Genova Ellis Island Maurizio Igor Meta e la grande avventura degli emigranti italiani negli Stati Uniti
Scheda spettacolo:
Interprete Maurizio Igor Meta
Drammaturgia Maurizio Igor Meta
Scene, costumi, luci, suono, video: Maurizio Igor Meta
Collaborazione scene e costumi Alessandra Bonanni
regia Maurizio Igor Meta
Produzione in “creation residency” presso La MaMa Experimental Theatre Club New York coproduzione La MaMa Umbria International, URA_Centro Teatrale Umbro con il sostegno di Kilowatt Festival, Qui e Ora Residenza Teatrale in collaborazione con La Corte Ospitale
Musiche Originali e collaborazione suono Danilo Valsecchi