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La recessione è arrivata. Cala il Pil, -0,2%

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I gialloverdi tentano di nascondere la realtà. Occupazione a rischio. Cresce il lavoro precario. Tria chiamato a rispondere in Parlamento. L’allarme di Confindustria, Confcommercio, Federconsumatori

Di Alessandro Cardulli

Quelli del governo gialloverde, Di Maio in testa, dovrebbero chiedere scusa ai dirigenti della Banca d’Italia i quali avevano anticipato preoccupazioni sulla situazione economica del nostro paese. Il vicepremier, quello che sorride sempre, anche quando dorme, e il premier in particolare avevano accennato a possibili difficoltà, ma “ne usciremo subito” avevano detto. Un altro ministro, economista anch’egli, aveva dissertato sulle caratteristiche della recessione, che non sarebbe stata proprio recessione. Ancora, c’è stato chi nel governo ha ululato di gioia perché, ha detto, il debito fa bene. Infine, Tria che, impassibile, sembra sempre occuparsi d’altro, non sa dire che la manovra, quella concordata, o meglio dettata da Bruxelles,  avrà effetti positivi. Non si sa come né quando.

Pentastellati e leghisti incapaci e bugiardi

Incapaci e bugiardi, Ma è difficile nascondere la realtà, i  numeri parlano chiaro. Uno solo è sufficiente, lo indica Gianna Fracassi, vicesegretario generale della Cgil: si tratta del Pil che nel quarto trimestre cala giù a meno 0,2%, dopo il calo registrato nel terzo trimestre. Ne aggiungiamo solo alcuni altri per smentire un titolo che leggiamo su Televideo Rai e che indica la linea del servizio pubblico.  “Istat – questo il titolo – l’occupazione sale al top dal 2008”. Meno male, dirà il lettore. Ma basta entrare nel merito dei numeri, un ginepraio da sfoltire per arrivare alla realtà, invece del top è un flop. Il trucco su presunti aumenti dell’occupazione ormai è largamente sfruttato. Ma l’usura ne mette in dubbio la credibilità. Sono sufficienti alcuni numeri. Dice Istat che l’occupazione è aumentata. Già, ma di quale occupazione si tratta? Presto detto. La “lieve crescita” di cui parla Istat, +23 mila unità a dicembre ( +0,1) è dovuta ad un aumento dei lavoratori a termine (+47 mila), leggi precari che possono aver lavorato anche solo qualche giorno e dei lavoratori autonomi (+ 11 mila). I dipendenti permanenti calano di 35 mila unità. Nella media del quarto trimestre la disoccupazione aumenta del 2,4%. In crescita anche la disoccupazione giovanile che si attesta al 31,8% (+ 0,1).

Fracassi (Cgil). Priorità urgente cambiare le politiche economiche

“Significa recessione – commenta Gianna Fracassi – priorità urgente – dice – è cambiare le politiche economiche. Servono investimenti, infrastrutture materiali e sociali. Anche per questo il 9 febbraio saremo in piazza insieme a Cisl e Uil”.  E di “rischi per l’occupazione” parla la segretaria Cisl, Furlan. Barbagallo, segretario generale della Uil sottolinea che “l’edilizia può essere il volano per far ripartire l’economia. Negli anni della crisi il settore ha perso 700 mila posti di lavoro. Si deve partire subito dalla attivazione delle risorse giù stanziate ma non ancora utilizzate per creare 400 mila posti di lavoro”. Immediate reazioni anche da Confindustria. Il presidente Boccia sottolinea: “Bisognerà reagire quanto prima. A gennaio avremo un rallentamento ancora superiore”. Da Confcommercio viene un forte allarme. “La caduta  della produzione industriale sembra avere prevalso sulla possibile tenuta dei consumi delle famiglie. Più che il passato, preoccupa il futuro: la combinazione dell’eredità contabile negativa per il 2019 con gli scarsi elementi di vitalità produttiva e la riduzione degli impulsi positivi provenienti dall’economia internazionale rendono più che concreti i rischi di una variazione del Pil molto al di sotto delle previsioni contenute nei documenti di finanza pubblica. Di conseguenza, il reperimento di circa 23 miliardi di euro per disinnescare le clausole Iva, che si attiverebbero dal primo gennaio 2020, diventa una sfida che il Governo deve assolutamente vincere”. Sulle difficoltà che incombono sulle famiglie italiane interviene Federconsumatori. L’Osservatorio nazionale della associazione ha calcolato che  gli aumenti sull’aliquota ordinaria saranno di +192,00 Euro annui per una famiglia media e +224,00 Euro per una famiglia di 3 componenti. A peggiorare la situazione si aggiunge la minaccia delle clausole di salvaguardia che, se non saranno scongiurate, porteranno l’IVA ordinaria al 22,3% nel 2020, al 23,8% nel 2021, con un aumento “per ciascuno degli anni successivi” del +1,5%.

Viafora (Federconsumatori). Il 9 febbraio saremo in piazza

Dice il presidente Viafora: “È ora di voltare pagina, per questo saremo in piazza il 9 febbraio per rivendicare misure veramente efficaci e utili a rimettere in moto l’economia italiana. Il primo passo in questa direzione è lo stanziamento di investimenti per la messa in sicurezza e modernizzazione delle infrastrutture, nonché per lo sviluppo tecnologico, che consentirebbero di imprimere un nuovo slancio al mercato del lavoro”.

Boeri (Inps). A rischio peggioramento i conti dell’Istituto

Preoccupazioni esprime anche il presidente dell’Inps, Boeri, in procinto di uscita dall’Ente in quanto non gradito ai gialloverdi. Dice: “Le mie preoccupazioni riguardano il  rallentamento dell’economia segnalato dall’Istat perché se il quadro peggiora c’è peggioramento anche dei conti Inps. La frenata comporta meno raccolta contributiva e più prestazioni da erogare, non solo previdenziali ma di sostegno al reddito. E su questo si dovrà riflettere con attenzione nei prossimi mesi”. Dal mondo politico arrivano numerose reazioni. La prima, quella del Pd che ha chiamato a rispondere in Parlamento il ministro Tria in merito alla recessione testimoniata dai dati diffusi da Istat che, fatto grave, sono stati comunicati a Palazzo Chigi un giorno prima dando modo al premier di “giustificare” lo stato di crisi, cercando di attutirne il colpo. La Rai, su ordine arrivato dagli alti piani del governo, titola su Televideo: “L’occupazione sale al top dal 2008”. Ancora: “La disoccupazione  scende al 10,3%”. In linea insomma con Conte che aveva dichiarato che sui dati negativi relativi al Pil, appunto la recessione, si trattava di un “fattore transitorio”. Fingendo di essere un provetto analista diceva: “Anche agli analisti più sprovveduti non sfuggirà che c’è una guerra di dazi Usa-Cina che ci troverà tutti perdenti. È una contrazione del Pil che era nell’aria pronosticata dagli analisti e legata a fattori esterni alla nostra economia”.

Incredibile Conte. Non c’è ragione di perdere fiducia. C’è molto entusiasmo per il 2019

Poi una battuta, segno dell’incoscienza di chi sta al governo. “Non c’è ragione di perdere fiducia, c’è molto entusiasmo per il 2019”. Da non credere, se non avessimo ormai conosciuto il volto dei gialloverdi. Chi mostra entusiasmo, presidente Conte? Forse glielo fanno credere  i suoi “consiglieri”, gli scriba che lo contornano, il Di Maio, diventato grande economista. Non diciamo Salvini, lui è impegnato solo a torturare i migranti, a deportali, a lasciarli in balia del mare per giorni e giorni. Il vicepremier per lo sviluppo se la prende col Pd affermando che “chi ha governato prima ha mentito. Non ci ha mai portato fuori dalla crisi”. Poi, beata incoscienza, o meglio totale ignoranza, assenza di qualsiasi nozione economica, afferma: “Nonostante la congiuntura difficile non credo ci sia bisogno di correggere le stime”.  Dal Pd che ha pagato un alto prezzo elettorale per scelte sbagliate viene una risposta secca insieme alla richiesta al ministro Tria di rispondere in Parlamento. Dice Gentiloni, ex premier: “Assurdo che il governo non riconosca le proprie responsabilità. Pericoloso non faccia nulla per evitare decrescita infelice”. E Renzi afferma: “stanno portando il Paese a sbattere. Cambiamo strada”. Poteva accorgersene prima, come si dice, col senno del poi non si va da nessuna parte.

Reazioni delle opposizioni, dal Pd a Leu a Forza Italia. La battaglia in Parlamento

Da parte delle forze politiche di opposizione fioccano le prese di posizione. Tutti i deputa del Partito democratico sono intervenuti in Aula per sottolineare la gravità della situazione del Paese sottolineando inoltre l’urgenza di un cambio di rotta dell’esecutivo e il varo di misure in grado di  affrontare la grave emergenza. Pastorino, segretario di presidenza alla Camera per Liberi e Uguali afferma: “Come previsto l’Italia è in recessione, è arrivata purtroppo la certificazione dell’Istat dopo la preoccupante analisi dell’Ufficio parlamentare di Bilancio. Il boom annunciato da Di Maio era in realtà un  tonfo. Ma la questione, al di là delle spavalde dichiarazioni dei vicepremier, è purtroppo molto seria: la manovra non contiene misure in  grado di favorire un rilancio dell’economia e l’avvitamento rischia di essere molto più grave di quanto previsto, anche perché il Paese sta  vivendo una lunga fase di difficoltà”.  Pietro Grasso, senatore di Liberi e Uguali, rivolto a Di Maio ha affermato che “il boom non è quando vai a sbattere contro un  muro, il boom è quando crescono il lavoro, la ricchezza, gli investimenti, i sevizi per i cittadini. Siamo in recessione e il Governo prova a distrarci tenendo le navi in ostaggio”.  Brunetta, responsabile  della politica economica di Forza Italia, rileva che ”un tale risultato negativo riduce anche la stima relativa al tasso di crescita per l’intero 2018 al +0,8%,  dal +0,9% previsto. Automatiche le conseguenze anche sul  tasso di crescita per il 2019, che per l’effetto di trascinamento, a questo punto, sarà più vicino allo zero che al +0,5%. Se non si rimette in moto l’economia, le grandi opere, se si resta fermi, i costi saranno altissimi”.

Da jobsnews


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