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La Rai organizzata per generi: una prescrizione del Contratto di servizio

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Aldo Fontanarosa di Repubblica ha anticipato un punto rilevante del nuovo piano industriale della Rai : “La Rai chiude l’epoca dei superdirettori di rete. Ora saranno coordinatori di palinsesto”.  La Rai è attualmente strutturata per reti e testate in base ad un modello risalente all’epoca del monopolio radiotelevisivo. Né l’avvento delle Tv commerciali né l’irrompere sulla scena di Sky e Netflix hanno scalfito un modello produttivo asfittico composto di monadi che si fanno la concorrenza tra loro.

Sembra che la Rai si sia ispirata al modello francese dell’ Entreprise commune, varata nel 2010 e aggiornata nel 2017 pur “tra mille problemi”. Tuttavia, a prescindere dalle evocate influenze d’Oltralpe, piace pensare che Salini abbia semplicemente inteso dare attuazione alla vigente Convenzione di concessione e al Contratto di servizio, che l’organizzazione per generi, e non per media, normativamente prescrivono. Infatti, nella recente Convenzione di concessione e nel Contratto di servizio2018-2022 il Regolatore ha prescritto alla Rai di organizzarsi non per canali/reti/testate, bensì per generi, indicando in tal modo di costituire dei centri unici, all’interno della concessionaria, che presiedano alla produzione editoriale dei diversi generi (fiction, informazione, intrattenimento, ecc.).

La prescrizione in tal senso del Regolatore non è leggibile tra le righe, ma è esplicita, testuale, espressamente dichiarata, come si evince da una breve rassegna di brani normativi della Convenzione e del Contratto di servizio vigenti: una prescrizione finora completamente disattesa dai vertici Rai.

La Convenzione Rai/ Stato all’Art. 1 prevede: “La concessione ha per oggetto il servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale da intendersi come servizio d’interesse generale, consistente nell’attività di produzione e diffusione su tutte le piattaforme distributive di contenuti audiovisivi e multimediale”.

E’ palese l’intento del Regolatore di non limitare all’attuale struttura per reti-testate l’oggetto del servizio pubblico, ma di estenderlo a una produzione fruibile “su tutte le piattaforme distributive”. Si prevede inoltre all’Art. 6 che “La società concessionaria è garante della qualità dell’informazione, anche con riferimento alle relative fonti, in tutti i generi della programmazione”, richiamando testualmente i generi come parametro di riferimento: quindi non le reti e le testate. Anzi, quanto ai canali, reti e testate la Convenzione mostra un certo intento di svalutarne la portata consentendo che si possa “prevedere la rimodulazione del numero dei canali non generalisti” non esclusa “anche la ridefinizione del numero delle testate giornalistiche”.

Il Contratto di servizio all’Art. 1 stabilisce che: “Il presente Contratto ha per oggetto l’attività che la Rai svolge ai fini dell’espletamento del servizio pubblico e, in particolare, l’offerta radiofonica, televisiva, e multimediale diffusa attraverso le diverse piattaforme in tutte le modalità”, dando in tal modo un imprinting strutturale che va ben oltre l’attuale organizzazione produttiva in reti e testate.

L’Art. 2 impegna la Rai: a “rendere disponibile e comprensibile – nella molteplicità delle forme divulgative – su differenti piattaforme, una pluralità di contenuti, di diversi formati e generi,” nuovamente richiamando i generi come modello da adottare.

L’Art. 3 precisa che: “L’offerta televisiva deve essere prevalentemente composta, secondo le quote di cui all’articolo 25, da programmi classificabili nei generi seguenti, con le caratteristiche di seguito indicate:
a) Informazione generale e approfondimenti:

  1. b) Programmi di servizio:
c) Programmi culturali e d’intrattenimento:
d) Informazione e programmi sportivi:
e) Programmi per minori:
f) Opere italiane ed europee”,
elencando specificamente i generi obbligatori che la Rai deve adottare nella propria strutturazione organizzativa editoriale.

L’Art. 4 richiama l’organizzazione per generi oltre che per l’audiovisivo anche per la radio: “La programmazione deve essere prevalentemente composta, secondo le quote di cui all’articolo 25, di programmi classificabili nei generi seguenti,
a) Notiziari:

  1. b) Informazione:
c) Cultura e intrattenimento: d) Società:
e) Musica
f) Servizio
g) Pubblica utilità”

L’Art. 5 apre a nuovi scenari di sbocco per tutta la produzione e programmazione per generi: “La Rai si impegna a rendere disponibili i propri contenuti sulle piattaforme multimediali, in modalità lineare e non lineare, secondo le nuove modalità di consumo.“

L’Art 25, nel dettare obblighi specifici, quindi se non più cogenti, più dettagliati per l’adempimento, riprende i generi come strumento organizzativo editoriale per farvi fronte:
“a) Offerta televisiva. La Rai è tenuta a riservare ai generi di cui all’articolo 3, comma 2, non meno del 70 per cento della programmazione annuale delle reti generaliste (80 per cento di quella della terza rete) nella fascia oraria tra le ore 6 e le ore 24. Agli stessi generi deve essere riservata una quota non inferiore al 70 per cento della programmazione annuale complessiva delle reti tematiche.

  1. b) Offerta radiofonica. La Rai è tenuta a riservare ai generi di cui all’articolo 4, comma 2, non meno del 70 per cento dell’offerta annuale di programmazione dei canali nazionali Radio Uno e Radio Due e non meno del 90 per cento di Radio Tre. Agli stessi generi deve essere riservata una quota non inferiore al 70 per cento della programmazione annuale complessiva dei canali tematici.
  2. c) Offerta multimediale. La Rai è tenuta a: i) fornire almeno il 90% della propria offerta televisiva e radiofonica lineare in streaming; ii) sviluppare prodotti con contenuti innovativi in tutti i generi della programmazione; ii) un canale tematico dedicato ai ragazzi e alle ragazze che sia aperto a tutti i generi; iii) sviluppi un’offerta complessiva che, attraverso la varietà dei generi e dei linguaggi, consenta di rispondere alle esigenze del pubblico nelle sue diverse articolazioni”.

In conclusione si può, dunque, affermare che l’attuale testo normativo, vigente e pienamente vincolante, della Convenzione e del Contratto di servizio, impegni senza mezzi termini la Rai a organizzarsi per generi e non per reti, testate e singoli media: una prescrizione normativa finalmente adempiuta!


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