Come siamo diventati così miserabili? Come ha fatto un popolo di migranti, di persone costrette a fuggire a milioni dalla fame, dalla povertà, dalla guerra, o semplicemente di persone alla ricerca di migliori opportunità, a diventare così cinico e insensibile, quando non apertamente ostile e rancoroso, nei confronti di chi sta subendo oggi un destino persino peggiore di quello dei nostri antenati?
Come ha fatto il Paese che da sempre è un ponte naturale tra Europa e Mediterraneo, che si fa vanto dell’esportazione della propria cultura e dei propri prodotti, a scegliere la strada della chiusura?
Come ha fatto un Paese che ancora oggi vede centinaia di migliaia dei propri cittadini emigrare ogni anno, a rientrare tra i principali sponsor dell’Europa dei muri, muri che inevitabilmente ci vedrebbero “dalla parte sbagliata”, tagliati fuori noi per primi da un mondo in preda alla paura e all’egoismo?
Scorrendo la raccolta delle migliori vignette di Mauro Biani degli ultimi tre anni si nota come non sia stato un cambiamento repentino, ma un lento e progressivo scivolamento verso la parte peggiore di noi, verso quel momento terribile della nostra storia nazionale ed europea con cui non abbiamo fatto i conti a sufficienza. E mentre scivoliamo inesorabilmente sempre più lontano da noi stessi, ci aggrappiamo con disperazione a un’idea distorta della nostra identità, fatta di chiusure e di contrapposizioni: una zavorra che non fa che trascinarci sempre più a fondo.