L’articolo 21della Costituzione recita: «Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» (…) – e aggiunge anche – «che la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». La libertà di espressione è un fondamento dell’ordinamento democratico così come lo è il diritto all’informazione entrambi valori inalienabili e in grado di determinare una pari dignità a tutti. Per farlo però è necessario favorire incontri tra le istituzioni giornalisti e gli stessi beneficiari dell’informazione. Uno di questi è la firma di un protocollo d’intesa, siglato giovedì 31 gennaio scorso tra la Provincia autonoma di Trento, il Sindacato regionale dei giornalisti, insieme ad Assostampa Trentoe Ordine dei Giornalisti del Trentino-Alto Adige. L’intento è quello di «mettere in campo, sfruttando le rispettive competenze, progetti formativi rivolti agli studenti delle scuole trentine per diffondere fra i giovani l’esercizio di una cittadinanza attiva e consapevole, sui temi dell’informazione, dell’innovazione tecnologica e dei diritti fondamentali su internet, al fine di contrastare la diffusione di false notizie e di fenomeni di odio».
Il protocollo è stato firmato dall’assessore all’Istruzione, Università e Cultura Mirko Bisesti, Rocco Cerone, segretario del Sindacato regionale dei giornalisti, Patrizia Belli presidente Assostampa Trento e dal presidente dell’Ordine di giornalisti del Trentino Alto Adige, Mauro Keller. Erano presenti Giuseppe Giulietti, presidente FNSI e il presidente dell’Associazione Articolo 21, Paolo Borrometi, il giornalista siciliano che vive sotto scorta a causa delle sue inchieste sulla mafia. Il protocollo si rifà a quello stipulato nel 2016 tra il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca e la Federazione Nazionale della Stampa Italiana- «al fine di una collaborazione attiva per l’organizzazione di incontri e di una progettazione congiunta sul tema “Diritto e cultura dell’informazione”, a cui le scuole partecipano sulla base di progetti educativi e didattici autonomamente elaborati, nel quale, in sede di rinnovo sono state inserite nuove tematiche legate all’informazione e ai cambiamenti che stanno avvenendo nella società».
La parola pluralismo è stata citata anche nell’intervento di Giuseppe Giulietti presidente dellaFSNI il quale ha richiamato l’importanza dell’articolo 21 e la necessità di difenderlo dalle «querele bavaglio che colpiscono chi scrive di mafia e di camorra e vive sotto scorta, i giornalisti in carcere in Turchia e Siria, gli arresti di colleghi in Venezuela, i blogger cinesi, senza dimenticare in Italia le aggressioni continue e ripetute contro alcuni giornalisti. Mi preoccupa molto anche la decisione del taglio al fondo dell’editoria che se realizzata costringerà a far chiudere giornali locali, emittenti e agenzie di stampa. E’ un modo di ridurre il pluralismo e non va dimenticato l’impegno del presidente Mattarella che per nove volte in due mesi ha sottolineato la necessità di difendere l’articolo 21, segno che c’è un problema». «In Italia ci sono 19 i giornalisti che devono vivere sotto scorta, un record europeo – ha sottolineatoRocco Cerone – è evidente che non si può abbassare la guardia sul problema della libertà di pensiero. L’articolo 21 ha una funzione centrale all’interno della Costituzione tanto da illuminarla. La Corte Costituzionale lo richiama sempre per il diritto del cittadino ad essere informato. Il rischio è quello dell’annullamento della funzione critica. Anche in Trentino verrà costituito un presidio di Articolo 21, (l’associazione di giornalisti, scrittori, registi e giuristi, ndr) che promuove la libertà di manifestazione del pensiero secondo quanto scritto nella Costituzione». Paolo Borrometi ha spiegato l’importanza del protocollo definendolo «innovativo perché è il primo che viene istituito. Importante anche perché noi pretendiamo tanto dai giovani ma dobbiamo comprendere che loro sono il presente oltre che il futuro. Dobbiamo aiutarli anche a metterli nelle condizioni di arrivare ad un’informazione vera e molto lontana dalle fake news per darli la possibilità di decidere da che parte stare».
La Provincia di Trento sarà al centro dell’attenzione nazionale dal 12 al 14 febbraio per ospitare a Levico Terme il 28esimo Congresso nazionale della FSNI,“L’informazione non è un algoritmo. Libertà, diritti, lavoro, nell’era delle fake news”, il primo ad essere ospitato in questa provincia dopo quello di Trento e Bolzano del 1972 che si svolse a Merano. «Un congresso di buone pratiche e tra i temi che verranno dibattuti c’è anche quello della memoria, non per un mero ricordo del passato ma come impegno per cambiare, oltre ad affrontare anche quello della libertà e dignità nel lavoro e nei contratti – ha spiegato Giuseppe Giulietti – e lo dedicheremo ad Antonio Megalizzi ( il giovane reporter radiofonico di 29 anni morto il 14 dicembre 2018 nell’attentato di Strasburgo dell’11 dicembre scorso, ndr) con un’iniziativa per ricordarlo, ma il metodo che seguiremo è quello di ascoltare prima i famigliari perché non si fa spettacolo sulla vita degli altri. Il congresso sarà dedicato a tutti i giornalisti giovani e precari, a quelli che sognano perché il lavoro del giornalista è quello di raccontare il mondo e illuminare l’oscurità, di chi vuole raccontare il mondo. Non è una figura contrattuale, sono le passioni civili, la voglia di raccontare, che alcuni di noi non hanno più».
Al Congresso sono stati invitati oltre i genitori di Antonio Megalizzi anche quelli di Giulio Regeni (torturato e ucciso al Cairo tre anni fa), i famigliari di Andrea Rocchelli (il giornalista freelance e fotoreporter assassinato in Ucraina nel 2014) e quelli di Ilaria Alpi (inviata della Rai a Mogadiscio in Somalia) uccisa insieme al cineoperatore Mirian Hrovatin 24 anni fa. La notizia è stata annunciata da Giulietti durante il seminario organizzato presso la facoltà di Giurisprudenza di Trento e dedicato al tema della libertà di informazione e del diritto del cittadino ad essere informato. Argomento molto attuale per gli attacchi rivolti alla stampa da parte del potere politico come ha ricordato Mauro Keller presidente dell’Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige: «Il mio è un grido di dolore per gli attacchi continui ai giornalisti. E’ in atto un gioco subdolo che passa anche attraverso la minaccia del taglio ai finanziamenti pubblici all’editoria. Siamo deboli nella reazione e noi giornalisti dobbiamo tornare ad essere più seri e autorevoli» Sono intervenuti anche Vanni Pascuzzi ordinario della facoltà che ha denunciato il fenomeno pericoloso delle fake news chiamandolo “il sonno della ragione che avanza”, Pietro Chiaro magistrato in pensione: «La Corte costituzionale si è pronunciata per la prima volta nel 1956 a proposito della libertà di manifestare il proprio pensiero e si sono susseguite negli anni numerose sentenze che hanno aggiornato l’articolo 21 della Carta».
Tra i presenti al tavolo dei relatori anche il preside della facoltà di Giurisprudenza Fulvio Cortese e il presidente del Tribunale di Rovereto Giulio Adilardi. Una giornata intensa dedicata all’importanza di mantenere la libertà di pensiero in una nazione che spesso dimentica quanto sia stato difficile ottenerla, e per questo a rischio perfino di vedere la propria vita minacciata, come nel caso di Paolo Borrometi al quale è stata assegnata una scorta. La presentazione del suo libro “Un morto ogni tanto. La mia battaglia contro la mafia invisibile(edizioni Solferino) presso la libreria L’Ancora, ha emozionato e commosso i presenti nell’ascoltare una testimonianza di coraggio e impegno civile. Nel presentarlo al pubblico, Giuseppe Giulietti ha parlato dell’importanza della «scorta mediatica per qualunque persona venga minacciata. La solidarietà è un valore inalienabile e serve a combattere l’indifferenza». Un monito rivolto anche ai colleghi che «devono seguire, segnalare, affiancare il lavoro di Paolo, il suo impegno giornalistico. Se si dimentica il tema della dignità rendo il cittadino più insicuro. Bisogna impedire l’isolamento civile»
E la notizia uscita oggi sabato 2 febbraio non depone a favore dell’accorato appello: al giornalista Sandro Ruotolo è stata tolta la scorta. Minacciato dalla camorra per le sue inchieste sui traffici dei rifiuti gestite dalle mafie dal 2015 era scortato. La FSNI in una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte firmata dal segretario Raffaele Lorusso e da Giuseppe Giulietti segnalano la gravità della decisione. Paolo Borrometi, nella sua testimonianza umana ancor prima di quella professionale, ha voluto ricordare Giovanni Spampinato, un giovane collega ucciso dalla mafia nel 1972 a Ragusa. Le sue sono state parole semplici e toccanti per riaffermare quanto sia indispensabile cercare sempre di raccontare la verità e denunciare chi opera nell’illegalità. Il suo racconto di vita è esemplare per l’abnegazione dimostrata pur cosciente dei pericoli ai quali andava incontro. Il suo libro raccoglie le tante inchieste che hanno portato la magistratura a indagare e condannare una mafia silente che opera in Sicilia anche nel settore agroalimentare. Il The New York Times ha scritto “ I suoi articoli spiegano nel dettaglio le connessioni tra il potere politico e la criminalità organizzata”.