Se l’erano promesso. E ci sono riusciti. Senza forzare, senza strafare. Seguendo il corso naturale degli eventi. Nives Meroi e Romano Benet, i due sportivi compagni di vita e di scalata sono riusciti a chiudere “ la loro collana” di imprese e lo raccontano ne “Il volo del corvo timido. L’Annapurna e una scalata d’altri tempi” edito da Rizzoli.
Dopo aver sconfitto la grave malattia hanno completato tutti i 14 ottomila del mondo. Scalando come si faceva un tempo: leggeri di carico, senza l’uso di ossigeno supplementare e neppure portatori d’alta quota. Oggi sono la prima coppia in assoluto a riuscire nell’impresa.
L’ascesa verso la vetta del gigante bianco: lenta a graduale segue il ritmo della natura della vita stessa. L’attesa, le sorprese, le delusioni, le aspettative la gioia ma anche la paura. “Per questo ora non chiedo nulla all’Annapurna. Non la imploro, non pretendo che ci lasci salire in cima. La prego soltanto che abbia cura di noi e ci lasci tornare giù sani e salvi” scrive l’autrice.
Una impresa sportiva, una grande fatica fisica e mentale ma soprattutto un passaggio fondamentale della loro vita di coppia e di alpinisti. Le lunghe giornate di attesa che il tempo fosse propizio al cammino diventano il palcoscenico sul quale salgono inaspettati compagni di viaggio, si affacciano gli imprevisti, i dubbi e le proprie presunte certezze. Meroi racconta: “Abbiamo camminato e faticato riponendo fiducia negli altri a dimostrazione che in natura non esiste forza più formidabile dell’alleanza tra persone, della solidarietà e della collaborazione. Un atto di ribellione all’individualismo del nostro tempo cinico. Quasi un’utopia che prende forma”.