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I luoghi comuni di ‘Un eschimese in Amazzonia’, al Teatro India di Roma

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Un eschimese in Amazzonia, vincitore del premio Scenario 2017, è il Terzo Capitolo della Trilogia sull’Identità, andato in scena al Teatro India.

Liv Ferracchiati lavora sull’identità di genere e sulla costruzione della sua relazione con il mondo esterno. Questo spettacolo nello specifico racconta la vita di un “Eschimese”, termine che sta ad indicare il soggetto transgender, sperduto nella società contemporanea come se si trovasse in Amazzonia. Il titolo infatti è una citazione dell’attivista Porpora Marcasciano, che utilizza questa frase paradossale per descrivere i limiti del binarismo che divide tutti in uomo/donna, eterosessuale/omosessuale.

L’Eschimese è quindi un soggetto fuori dalla norma, senza riferimenti, costretto ogni giorno a improvvisare. A fargli da contraltare il Coro, costituito da tre attrici e un attore, che in pantaloncini e t-shirt blu rappresentano la società contemporanea, pronta a giudicare e mettere tutti sotto la propria lente del giudizio. E così fanno domande, danno consigli e impartiscono lezioni morali, muovendosi e parlando all’unisono.

L’Eschimese sembra voler trovare una sua strada alternativa ma finisce con l’inciampare nei soliti luoghi comuni (cita i cartoni animati Lady Oscar e Holly e Benji, canticchia e balla sulle note di Vasco Rossi e Antonello Venditti). E alla fine ci si chiede dove finisca l’Eschimese e dove cominci Liv Ferracchiati. L’artista infatti, nato biologicamente donna ma con un’identità transgender, interpreta il protagonista. Il suo corpo strutturato maschilmente parla prima del personaggio.

La debolezza dello spettacolo risiede proprio in questa ambiguità. Ferracchiati è veramente l’Eschimese? Lo spettacolo viene proposto come una sorta di stand-up comedy dove l’artista ci parla in modo molto divertente e schietto dei problemi quotidiani e non solo, con il quale una persona transgender si misura fin dall’infanzia. Ma non traspare nulla della sua esperienza personale, nulla del suo vissuto. Tutto gira intorno al culto narcisistico della sua persona e ai suoi desideri, piuttosto semplici a dir la verità. La sua più grande ambizione infatti è quella di mimare il maschio Alfa eterosessuale che lo porta a sedurre sempre “la donna più sexy e femminile”.

Uno spettacolo con alcune intuizioni interessanti, come quella del Coro, ma che forse per inesperienza di Liv Ferracchiati e della sua giovane compagnia The Baby Walk, non riesce a raggiungere un livello complesso di rappresentazione.

Ideazione e Regia: Liv Ferracchiati

Scrittura scenica di e con: Liv Ferracchiati, Greta Cappelletti, Laura Dondi, Giacomo Marettelli Priorelli, Alice Raffaelli

Costumi: Laura Dondi

Luci: Giacomo MarettelliPriorelli

Suono: Giacomo Agnifili

Produzione: Compagnia The Baby Walk, Teatro Stabile dell’Umbria


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