BASTA VIOLENZA SULLE DONNE - 25 NOVEMBRE TUTTI I GIORNI

GIULIETTA (il quinto capitolo del “Glossario Felliniano”). Verso il Centenario della nascita di Federico Fellini

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Oggi parliamo di Giulietta Masina perché, per felice coincidenza, questo venerdì ricorre la data nel suo compleanno: l’attrice compirebbe novantotto primavere. Nel fondo del proprio cuore Giulietta era più Gelsomina o più Cabiria? Sfrontata, ingenua, guascona, indomabile, o al contrario vagheggina, dolce, poetica, persa dietro le illusioni e i mangiafuoco, un po’ buffona e un po’ bambina?

Ed è vero che è stata innamorata soltanto del marito, fedele al focolare domestico e al suo sogno matrimoniale come una vestale, oppure anche lei aveva avuto altre simpatie, inevitabili sbandamenti per uomini che le riservavano più attenzioni di quanto Federico, troppo preso di sé, non riuscisse a dedicarle?

Quasi regolarmente, al termine della presentazione di un film di Fellini, quando gli spettatori cominciano a rivolgere domande,  capita che la curiosità del pubblico immancabilmente scivoli verso Giulietta: qual era il rapporto con Federico? Si volevano bene? E’ vero che lui ha avuto altre donne? E sul set come si comportavano, da marito e moglie? Lei gli perdonava le scappatelle oppure era gelosa? E perché non hanno avuto figli dopo aver perso il primo, Federichino, ancora in fasce? Come mai Federico si era innamorato di lei se gli piacevano le donne opulente, sovrabbondanti, formose, le famose ‘maggiorate’? Ed è vero, come qualcuno asserisce, che forse Giulietta era una figlia naturale, non legittima, costretta da piccola a lasciare la famiglia proprio come Gelsomina, la protagonista di La Strada? A tutti questi quesiti ho risposto in un libro: “Giulietta Masina, attrice e sposa di Federico Fellini”

Nell’immaginario collettivo, Federico e Giulietta  formavano una coppia indissolubile per definizione,  entrambi fortunati per essere stati proiettati molto giovani nel firmamento del cinema mondiale grazie  all’attribuzione di due Premi Oscar uno di seguito all’altro, il primo a La Strada, il secondo a Le Notti di Cabiria.

Asseriva Fellini: «Ho sempre considerato l’incontro con Giulietta un incontro di destino, non mi pare che le cose potrebbero andare diversamente. Si tratta di un rapporto antico che sarei portato a considerare addirittura preesistente al giorno in cui si è avverato».

L’ultimo Premio Oscar, il quinto, l’Honorary Award cioè  il riconoscimento alla carriera, Fellini l’ha dedicato a lei davanti a una platea televisiva di quasi due miliardi di spettatori: “All’attrice che è stata anche mia moglie: grazie cara Giulietta, e per favore smetti ora di piangere!” Giulietta singhiozzava e rideva e il pubblico del Chandler Pavillon si era alzato in piedi, primo fra tutti Gregory Peck, per tributare a entrambi una fragorosa standing ovation.

Legatissimi nella vita come nella carriera artistica, giunti ancora uniti alla loro stagione più matura, Federico volle di nuovo la moglie sul set per interpretare “Ginger e Fred” accanto a Marcello Mastroianni, suo tradizionale alterego. Film malinconico quanto profetico, il congedo della coppia da una stagione di fasti che si avviava ineluttabilmente alla dissoluzione.

Giulia Anna Maria, da Federico rinominata Giulietta, era nata a San Giorgio di Piano, Bologna, il 22 febbraio 1921,  sotto il segno astrologico dei Pesci: sognante e concreta alla stesso tempo, prendeva di petto la vita, aderendo senza sforzo alla duplicità del suo archetipo astrale. Prima di quattro fratelli (dopo di lei la sorella Eugenia e quindi due gemelli, Mario e Mariolina) fin da piccolissima aveva vissuto a Roma, accolta come una figlia, e praticamente adottata, dalla zia  Giulia Sardi di cui lei rinnovava il nome; una zia acquisita, sposata a un fratello della madre, Eugenio Pasqualin, professore e poi preside di liceo Tasso.

Ereditiera del Calzaturificio di Varese, facoltosa e senza prole, la zia Giulia abitava nel quartiere Parioli, a via Lutezia; era una signora molto elegante, cappelli e abiti coordinati e in pugno l’ombrellino affusolato come fosse un bastone da passeggio. Per spostarsi prendeva la carrozza. Aveva circondato Giulietta di vero amore, l’aveva iscritta all’istituto esclusivo delle Orsoline, dove lei, da signorinella bene, aveva compiuto tutti gli studi fino alla maturità classica. In seguito frequentando anche l’università; ma con in testa il bernoccolo dell’attrice; e ancora studentessa assecondava la vocazione recitando nel teatro universitario del GUF. Su quel tragitto approdò all’EIAR (l’ente radiofonico di allora) dove fu chiamata a interpretare le storielle comiche e bizzarre scritte dal quasi imberbe Federico Fellini, brillante giornalista del Marc’Aurelio.

I due giovani si innamorarono, si sposarono nel 1943 in piena guerra, a poco più di vent’anni, con una cerimonia officiata in casa da monsignor Luigi Cornaggia de’ Medici, prelato di Santa Maria Maggiore, vicino di pianerottolo e amico di famiglia. A casa della zia Giulia gli sposi abitarono nei primi anni di matrimonio, non avendo abbastanza soldi per permettersi una appartamento tutto per loro.

Federico chiamava sua moglie Giuliettina, col diminutivo del diminutivo, essendo lui molto alto e lei assai minuta, da vezzeggiare con tenerezza e riguardo. Anche quando erano ormai adulti e celeberrimi, indipendentemente da come procedessero gli impegni delle loro giornate, Federico chiamava Giulietta al telefono venti volte al giorno, dovunque si trovasse, dal suo ufficio di produzione, dalle abitazioni private, dagli studi legali, dalle cabine pubbliche, da qualsiasi apparecchio telefonico gli capitasse a portata di mano in giro per le città italiane o all’estero.

Quando arrivava in un albergo per prima cosa chiedeva al concierge la linea per Roma. E se non trovava la moglie in casa, provava a raggiungerla dal parrucchiere, presso le sorelle o le amiche, negli studi televisivi. Il loro era un filo diretto che non poteva e non doveva interrompersi, più resistente di un cordone ombelicale, più tenace di un’arcana volontà superiore o di un fatato incantesimo. Il turbinare della loro vita, a volte tempestosa a volte rifulgente come un’aurora, ha poca importanza nella cronaca; e, nei dettagli, riguarda soltanto il segreto della coppia.

Ciò che sappiamo con certezza è che Fellini per decidersi a esalare l’anima, sembrò attendere il compimento delle Nozze d’Oro il 30 ottobre 1993, e il giorno successivo, a mezzogiorno, tornò al Creatore. Lei lo seguì meno di cinque mesi più tardi, avendo compiuto a sua volta 73 anni, un’età non certo avanzata.

L’ultima immagine pubblica che abbiamo dell’attrice, risale a quando Giulietta, con la mano alzata e il rosario intrecciato tra le dita, rivolge singhiozzando l’ultimo addio al feretro del marito trasportato a spalle dagli amici verso l’uscita della basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Fuori, in Piazza Esedra, c’erano decine di migliaia di persone in attesa di rendere l’estremo omaggio a quell’artista impareggiabile.

Di Giulietta non si è parlato abbastanza, se si considera la sua singolare figura di eccellente interprete e di diva di chiarissima fama nella galassia cinematografica.

Forse Federico continua a farle ombra con la propria personalità fuori misura, nonostante sia stato lui e soltanto lui a pennellarle addosso i personaggi memorabili che lei ha incarnato, e che continuano a commuoverci di generazione in generazione, destinati a vivere per sempre nella Storia del Cinema. Il grande Charlot, non certo prodigo di elogi, l’aveva definita «Female Chaplin», Chaplin in gonnella; cioè un’icona paragonabile a se stesso: un’autentica consacrazione: «She is the actress I adimire the most», è l’attrice che ammiro di più, aveva aggiunto.

“E’ più famosa di Paperino!” – scherzava euforico Federico tornando dal Giappone dove nel 1993 si era recato a ritirare il Premio dell’Imperatore – “A Tokio la fermano per strada, la chiamano Jasmine, riconoscono lei prima di me.”

Giulietta rimarrà per tutti Gelsomina, la creatura fatata e irrimediabilmente ferita, capace di trarre dall’inseparabile tromba quella melodia struggente e dolcissima del film La Strada che Federico definiva “una musica spaccacuore”.

Di Giulietta ci occuperemo ancora e ancora nel Glossario Felliniano.


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