di Silvia Bortoletto e Silvia Giovanniello
Cosa Vostra è un’associazione, quasi tutta al femminile, nata nel 2015 con l’obiettivo iniziale di mappare i beni immobili confiscati alla mafia in Veneto, e, al contempo, di diffondere conoscenza sul fenomeno della criminalità organizzata in questa regione in cui poso si parla di mafie e di malaffare abitudinario.
In quattro anni l’associazione è cresciuta, ha ampliato gli obiettivi, uscendo dal Nordest; ha accompagnato il percorso di crescita individuale di molti ragazzi e ragazze che per essa sono passate. Cosa Vostra, infatti, ha proposto le sue attività online e offline, con interventi pubblici e laboratori organizzati sul territorio, nelle scuole medie e superiori, spostandosi per esempio da Padova a Palermo, da Bassano del Grappa a Martina Franca.
Tanti sono i docenti da ringraziare, ancor di più studenti e studentesse con cui abbiamo interagito. Gli articoli presenti sul nostro sito web trattano diverse tematiche: oltre al ricordo delle vittime innocenti e alle storie dei beni confiscati e restituiti alla collettività, un’intera sezione è dedicata al tema dei diritti umani, violati in particolar modo dai troppi conflitti che si stanno combattendo in ogni angolo del pianeta; nella sezione ambiente parliamo di temi spesso tristemente legati alla criminalità organizzata: le cosiddette “ecomafie”. Storie correlate, dunque, unite dalla stessa matrice – l’illegalità – che dà origine ad una narrazione corale, in cui gli episodi criminali si allargano investendo ambiti e settori diversi, come un’onda che copre, nasconde e porta tutto via con sé. È consultabile sul sito anche una mappa interattiva che mostra i beni confiscati alle mafie in Veneto per conoscere le vicende criminali dimenticate.
È nata, di fatto, una vera e propria redazione, composta da laureate, laureande e studenti di diverse aree d’Italia, accomunati dalla stessa sensibilità sociale, per comprendere temi come legalità e giustizia sociale, i principi cardini della nostra democrazia, per rielaborarli con i ragazzi e le ragazze che abbiamo conosciuto in questi anni. Insieme a loro abbiamo realizzato video; scritto numerose storie (improntate sul concetto di “peer to peer”, giovani che spiegano ad altri giovani); piantato alberi della memoria nei giardini delle scuole per ricordare le vittime innocenti di mafia; siamo andati in giro per beni confiscati e, più in generale, abbiamo sempre cercato di fare qualcosa. Di smuovere una situazione di stallo culturale. Cosa Vostra, nel suo piccolo e partendo dalle realtà locali, finché (r)esisterà, continuerà a proporsi attivamente per la costruzione, la diffusione e la difesa di una società realmente democratica, dove la legalità non sia una parola vuota, ma un bene di tutti, da proteggere e custodire con cura.
Il nome stesso che abbiamo scelto – Cosa Vostra – evocando provocatoriamente il nome dell’impresa criminale siciliana, intende comunicare un’idea di apertura, di inclusione della collettività nei processi sociali. Vogliamo avvicinare i più giovani, che spesso sentono parlare di crimine organizzato ma alla fine non sanno come esso agisce, come funziona nella realtà, a questo tema complesso. Perché in una regione come il Veneto in cui si nascondevano latitanti – come Piddu Madonia e i fratelli Graviano – in cui affiliati a clan camorristi, ‘ndranghetisti e uomini di Cosa Nostra possono fare affari come se nulla fosse, c’è una grave problema di percezione del fenomeno criminale. Come facciamo a parlare di rispetto delle regole ai giovani, se poi c’è collusione e complicità da parte di professionisti, funzionari e amministratori pubblici? Quindi occorre ripensare alla costruzione di una cultura che sia condivisa e impostata sui termini della giustizia sociale. Solo così avremo una vera “legalità”.
Così, giunti al nostro quarto anniversario, abbiamo deciso di scrivere – e a breve verrà pubblicato per LINEA Edizioni – un libro dedicato a ragazze e ragazzi delle scuole medie e superiori del Nordest, scritto per e insieme a loro; si intitolerà “Mafia come M”, rivisitando una celebre “arrabbiata” definizione data al fenomeno criminale da Peppino Impastato. Il testo storico-educativo tratterà di vittime innocenti di mafia dimenticate, di organizzazioni criminali autoctone, di inchieste e di connivenze tra mafie e società civile; senza dimenticare i legami con la Storia, quella con la S maiuscola, che uomini provenienti dal Triveneto hanno intrecciato con le vicende più drammatiche del nostro Paese, nelle stragi neofasciste e nei fatti di mafia. In altre parole, in questo libro abbiamo voluto ridisegnare i contorni sociali di una società che ha negato il suo passato, in cui va tutto bene per forza.
Ma dietro un’apparente normalità si trovano molte altre storie, come quelle di Graziano Verzotto e di Enrico Mattei, dei terroristi di “Ordine Nuovo”, dell’omicidio di Piersanti Mattarella e della Strage della stazione di Bologna, fino ad arrivare all’eccidio di Via D’Amelio e al suo depistaggio.; ci sono vari personaggi del Nordest o che per esso sono transitati e quei reati – dai rifiuti alle bancarotte fraudolente – che portano gli imprenditori e i professionisti a fare affari per e con le mafie.
Nel nostro lavoro siamo stati aiutati da esperti nelle rispettive materie, come il giornalista Ugo Dinello, il Colonnello della Guardia di Finanza Pierluigi Granata e la scrittrice Stefania Limiti, a cui va il nostro corale grazie; poi, trovano spazio anche gli scritti e i pensieri più acuti degli studenti con cui abbiamo interagito. Infine, il libro è impreziosito dalla prefazione di Franco La Torre, nostro Presidente onorario, e da Attilio Bolzoni, che ha curato la postfazione del libro apprezzando quanto di buono siamo riusciti a produrre. Non abbiamo mai mollato, nonostante l’Italia continui a essere un Paese difficile per i giovani. Ma vogliamo scommettere su di noi e su quei ragazzi che non si girano dall’altra parte.