Matteo Salvini ha agito “nell’interesse del Paese”, quindi “deve essere negata l’autorizzazione a procedere”. Lo hanno stabilito gli iscritti del Movimento 5 Stelle nella votazione sul caso Diciotti. Per la base pentastellata, dunque, il mancato sbarco dei 177 migranti dalla nave Diciotti, la scorsa estate, rientra nella linea di governo, come sostenuto dalle memorie del premier, Giuseppe Conte, del suo vice, Luigi Di Maio, e del ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli. In totale, su 52.417 attivisti che hanno espresso la propria preferenza, i sì hanno ottenuto 30.948 voti (59,05%), mentre i no 21.469 (40,95%). Non certo un plebiscito, anzi la sanzione di una profonda spaccatura tra i 5Stelle, e comunque un risultato che mette al riparo la tenuta dell’accordo di governo con la Lega, vera posta in gioco della votazione. Ora, i sette senatori 5Stelle presenti nella Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari hanno ottenuto anche il via libera dei propri elettori a votare sì, nella riunione di martedì 19 febbraio, alla relazione del presidente, Maurizio Gasparri, che proporrà proprio di dire no ai giudici di Catania.
Cronaca di una giornata “particolare” per i 5Stelle, forse l’inizo della fine politica
Il D-Day del voto degli iscritti al M5S sul caso Diciotti è il giorno dello snodo cruciale del governo gialloverde. Sulla piattaforma Rousseau, di fatto, i militanti del Movimento in dieci ore e trenta sono chiamati a votare non solo sull’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Salvini ma sulla stessa opportunità dell’alleanza tra M5S e Lega. La tensione, nel Movimento, è altissima anche perché in serata, un’assemblea congiunta potrebbe certificare il dissenso nei confronti del capo politico Luigi Di Maio. Mentre la Lega, al di là delle rassicurazioni di Salvini sulla tenuta del governo, aumenta il suo pressing. Quello del M5S è “un voto anche sull’operato del loro al governo”, sentenzia il sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Ma le sue parole, più o meno apertamente, sono condivise anche dalla gran parte dei Cinque Stelle. Non a caso Di Maio, dopo aver visitato con il premier Giuseppe Conte gli stabilimenti Leonardo a Pomigliano D’Arco, salta l’appuntamento alla Federico II di Napoli e rientra in anticipo a Roma. Al capo politico, in mattinata, arriva la “piena fiducia” di Beppe Grillo ma la giornata, per il M5S, non inizia benissimo visto che il via libera alla consultazione online – con il quesito lievemente cambiato con l’aggiunta di un inciso sul fatto che l’azione di Salvini fosse, o meno, a tutela dell’interesse dello Stato – è segnato dal crashdown della piattaforma. L’inizio delle votazioni slitta così dalle 10 alle 11 e il termine viene prorogato dalle 20 alle 21:30 per “l’alta affluenza”. E la base, in parte, si ribella contro i rallentamenti di Rousseau, “coadiuvata” anche dalla fronda di dissidenti. “Da marzo Rousseau ha ottenuto circa 1 milione di euro dai parlamentari per implementare il sistema. Dovrebbe funzionare come un orologio svizzero”, sottolinea Elena Fattori attaccando la “trasparenza” dell’associazione presieduta da Davide Casaleggio: “dei miei versamenti non ho ricevuto neanche una ricevuta”. Di Maio e Salvini, il primo in Campania e il secondo in Sardegna, cercano di spargere tranquillità. “Sono sereno, ho fatto il mio dovere”, spiega il leader leghista mentre il suo omologo e alleato assicura: “Sul governo si va avanti. Intendo portare avanti il mio impegno”. Ma Di Maio assicura, allo stesso tempo, che “sosterrà il risultato della votazione online”. E il risultato, fino a sera inoltrata, è aperto anche perché c’è chi, tra i parlamentari e i militanti, resta convinto che votare contro l’autorizzazione tradirebbe l’identità pentastellata. “Questo è un voto sul governo, sulla nostra linea, sia nell’esecutivo sia sul caso Diciotti”, avverte un parlamentare M5S. A increspare le acque, nel pomeriggio, indiscrezioni di stampa diffondono un commento, molto critico, del premier Conte, sulla scelta di affidare il voto sul caso Diciotti a Rousseau. Ragionamenti prontamente e seccamente smentiti da Palazzo Chigi. “Conte non intende influenzare né il voto degli iscritti né le scelte autonome dei senatori”, chiamati domani in Giunta per le immunità a votare, riferisce la presidenza del Consiglio. La giornata è elettrica. Al Senato l’opposizione insorge per l’ennesimo stop ai lavori in commissione sul decretone imputando i rinvii alla volontà di attendere il voto su Rousseau. Mentre Giorgetti da un lato rassicura sulla tenuta del governo ma dall’altro non esclude l’ombra della manovra correttiva. “Vedremo nei prossimi mesi…”, spiega il sottosegretario, dando voce ai rumors, sempre più insistenti, su una manovra-bis dopo le Europee. E la sentenza di Rousseau potrebbe avere un peso su quale sarà l’esecutivo chiamato a farla.
Il post del vero sconfitto di questa giornata: Luigi Di Maio, che scivola sugli specchi, mistificando i fatti
“Grazie a tutti i 52.417 iscritti che oggi hanno partecipato alla votazione online su Rousseau”, scrive il vicepremier Luigi Di Maio sul suo profilo Facebook. “Far votare i cittadini fa parte del nostro Dna, lo abbiamo sempre fatto come accaduto per il contratto di Governo, per la scelta dei nostri parlamentari o per i programmi – aggiunge -. L’altissimo numero di votanti dimostra anche questa volta che Rousseau funziona e si conferma il nostro strumento di partecipazione diretta. Con questo risultato i nostri iscritti hanno valutato che c’era un interesse pubblico nella vicenda Diciotti e che era necessario ricordare all’Europa che c’è un principio di solidarietà da rispettare. Sono orgoglioso di far parte dell’unica forza politica che interpella i propri iscritti, chiamandoli ad esprimersi. Presto ci saranno votazioni anche sulla nuova organizzazione del MoVimento 5 Stelle”, conclude Di Maio, continuando a nascondere di fatto la verità, e il peso politico, notevolissimo, di quel 41% che ha votato in fondo contro di lui e la sua linea. Di Maio è responsabile di una frattura forse insanabile all’interno del Movimento, proprio perché ha puntato a salvare Salvini, e con lui l’esperienza di governo, in un giocco a somma zero per il M5S, ma win-win per il ministro dell’Interno, per il quale comunque fosse finita sarebbe stata una vittoria. Al termine di questo “capolavoro politico” di Di Maio ci saremmo aspettati un minimo di resipiscenza, di umile autocritica, di rispetto per le intelligenze degli elettori. Non una parola, non un cenno, non una replica a coloro che hanno con coraggio avvertito dei rischi del voto online e della gestione della Casaleggio & associati della piattaforma Rousseau. Molte cose cambieranno dopo questo voto, per grillini, a cominciare dall’aumentata forza contrattuale di Matteo Salvini.
Le reazioni indignate da sinistra e da destra
Il senatore Gregorio de Falco, ex M5S, ora nel gruppo misto, perché espulso, così commenta su twitter: “Si tratta di una vittoria morale e politica di quel 40% del Movimento che non si fa strumentalizzare dalla potenza della macchina della propaganda”. Gregorio de Falco coglie il risultato politico sfuggito (volontariamente) al commento di Di Maio. “Il M5S ha perso l’anima. Salvano il loro amico Salvini dal processo, rinunciando a uno dei loro principi fondamentali. Uno vale uno non funziona per il loro alleati di governo”, scrive su Facebook il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. “Altro che giravolte, qui siamo ben oltre – prosegue il leader di SI – Dopo Tap, l’autonomia del Nord, l’articolo 18, arriva il voltafaccia definitivo. Hanno prodotto un quesito costruito ad arte e si sono liberati da ogni responsabilità, chiamando al voto i loro supporter. Sappiano che hanno perso faccia e credibilità, visto che hanno sempre picchiato duro e agitato le manette per tutti e tutte, compresi i poveri cristi e oggi decretano l’impunità per il più potente degli amici di governo – conclude Fratoianni- Il più classico esempio della peggior doppiezza morale. Sepolcri imbiancati”. “Rousseau grazia Salvini. E dopo 8 mesi di governo uno non vale più uno. #coerenza #perderelanima”, commenta via Twitter il coordinatore nazionale di Articolo Uno, Roberto Speranza, il voto dei militanti grillini sul caso Diciotti. “I vertici 5stelle salvano dal processo il ministro (Salvini, ndr) per salvarsi la poltrona. La fine del movimento è iniziata”, ha dichiarato il candidato alla segreteria del Partito democratico Maurizio Martina.
Forza Italia: “il voto su Rousseau una farsa, ma voteremo contro il processo per Salvini”
Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia, commenta: “Era già tutto previsto: il tribunale del blog ha obbedito agli avvocati del popolo salvando in un colpo solo l’immunità di Salvini e la poltrona di Di Maio. E’ così finita una farsa che ha mandato in tilt piattaforma Rousseau e Movimento Cinque stelle e decretato l’addio per sempre ai sacri princìpi grillini, calpestati in nome del potere. In barba ai parlamentari 5stelle che hanno passato queste settimane a ‘studiare le carte’. Lavoro inutile, cari colleghi, come sempre non sarete voi a decidere. Il no al processo per il ministro dell’Interno è la decisione giusta presa nel modo più sbagliato: questo accade quando la democrazia finisce in mano agli apprendisti stregoni. Forza Italia domani voterà contro l’autorizzazione a procedere, in coerenza con le sue convinzioni garantiste: nella vicenda Diciotti il ministro Salvini ha agito per tutelare l’interesse dello Stato perché la gestione dei flussi migratori spetta alla politica e non ai magistrati”. Lo dichiara Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di Forza Italia.