Le considerazioni dell’avv. Di Pietro sulla vicenda della giornalista difesa gratuitamente da Ossigeno, in collaborazione con MLDI
Sebbene sia soltanto una casuale coincidenza, sembra possibile scorgere una sorta di singolare collegamento tra quanto accaduto recentemente nel procedimento penale per diffamazione a carico di Raffaella Cosentino e la calendarizzazione del disegno di legge del senatore del Movimento 5 Stelle, Primo Di Nicola, avente a oggetto la parziale modifica della responsabilità processuale aggravata in sede civile (impropriamente chiamata “lite temeraria”) di cui all’articolo 96 del codice di procedura civile.
Le due notizie – da un lato il proscioglimento della Cosentino accusata di diffamazione, dall’altro la discussione del disegno di legge in Commissione Giustizia del Senato – concorrono positivamente nella direzione auspicata e sostenuta attivamente da lunghi anni da Ossigeno per l’Informazione: ovvero rendere finalmente efficace il contrasto al fenomeno delle cause temerarie per diffamazione, che troppo spesso determinano una indebita limitazione alla libertà di espressione giornalistica, quando non è lo stesso giornalista ad autocensurarsi pur di evitare di incorrere in una causa che gli sarebbe impossibile sostenere dal punto di vista economico.
L’Ufficio di assistenza legale gratuita di Ossigeno è stato fondato, grazie al sostegno economico della ONG Media Legal Defence Initiative, appena quattro anni fa, con l’intento di aiutare i giornalisti a difendersi senza capitolare dinanzi alle cause temerarie, e già possiamo dire di aver ottenuto ottimi risultati: tutti i procedimenti portati a definizione si sono chiusi con il proscioglimento degli assistiti.
Ma nel caso di Raffaella Cosentino è accaduto qualcosa di più. Purtroppo, non ne possiamo ancora scrivere per rispetto del segreto delle indagini preliminari, ma già il fatto che il pubblico ministero di Roma, Maurizio Arcuri, abbia chiesto l’archiviazione per la giornalista e abbia acquisito dalla Procura di Crotone il provvedimento di fermo di indiziato di delitto a carico della persona offesa e di altre 67 persone per fatti concernenti malversazioni ai danni dello Stato, riguardanti il servizio mensa del Centro di Accoglienza di Isola Capo Rizzuto, rappresenta un ottimo sempio di sinergia investigativa tra le diverse Procure. Conta soprattutto che ciò sia avvenuto nel comune intento di stabilire, nel caso di specie, se la libertà di stampa può/deve prevalere sulla reputazione del querelante.
Peraltro, questione non secondaria, le indagini condotte dalla Procura di Roma sulla contestata diffamazione hanno dimostrato che tutto ciò che era stato scritto dalla giornalista nell’articolo per L’Espresso il 2 ottobre 2015 era assolutamente vero e di interesse pubblico.
Inoltre, il caso Cosentino ci dice anche che le querele temerarie possono essere contrastate, se c’è la volontà di farlo, con gli strumenti che l’ordinamento già mette a disposizione. Pensiamo all’articolo 96 in sede di processo civile, ma anche in sede penale non mancano le norme per contrastare certi fenomeni, come ad esempio gli articoli 427 e 542 del codice di procedura penale che consentono agli avvocati di chiedere, e ai giudici di concedere, risarcimenti del danno in favore del soggetto querelato.
A questo si aggiunge, ed è un’ottima notizia, l’avvio dell’esame del disegno di legge sulle liti temerarie: forse, sarà possibile recuperare quanto di buono si era fatto nella XVII Legislatura e che era finito in un nulla di fatto.
Avv. ANDREA DI PIETRO